Manodopera per le campagne: i contadini snobbano i trentini e vogliono avere i rumenì

di Giorgio Lacchin

L’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria. Un bel problema per le aziende agricole trentine che da molti anni pescano a piene mani tra i rumeni, in particolare, per la raccolta delle mele e dell’uva.

I dati emersi in questi giorni - e le voci che abbiamo raccolto - confermano, in pratica, che le aziende vogliono soltanto i lavoratori rumeni.

Gli ultimi numeri li fornisce Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda Civica: «L’Agenzia del lavoro di Trento», spiega Degasperi, «ha attivato la sezione “Il settore agricolo assume” per favorire l’incontro tra domanda e offerta, ma su 7mila aziende agricole presenti in provincia solo 134 si sono iscritte al portale». Soltanto il 7% di esse, dunque, sembrerebbe avere bisogno di manodopera, «e queste 134 hanno chiesto appena 394 lavoratori in tutto».

Per Degasperi i dati si spiegano così: «L’Agenzia del lavoro non è ritenuta un interlocutore all’altezza, evidentemente; non offre alle aziende ciò di cui hanno bisogno. Altrimenti non si spiega. Avevo fatto anche un’interrogazione in Consiglio, ormai due mesi fa, in cui tra le altre cose chiedevo al presidente della Provincia quali iniziative s’intendessero adottare per rivitalizzare un’Agenzia che le imprese agricole sembrano snobbare. Figurarsi se mi hanno risposto!».

Degasperi ipotizza dunque che l’Agenzia non sia all’altezza, ma le aziende agricole non hanno proprio nessuna colpa? «Bisogna vedere», nicchia il consigliere provinciale. «Magari riescono a reperire personale attraverso altri canali. Le agenzie interinali, ad esempio». Non è che le aziende vogliano solo i rumeni, i quali non s’iscrivono all’Agenzia del lavoro? «Può essere», ammette Degasperi, «ma non ho una risposta certa».

Può essere è l’impressione che si ricava dopo avere ascoltato anche Paolo Calovi e Massimo Tomasi, presidente e direttore, rispettivamente, della sezione provinciale della Confederazione italiana agricoltori (Cia). «Io spero che i trentini si mettano a disposizione (per la raccolta delle mele e dell’uva, ndr), ma lo facciano veramente», dice Calovi, «e arrivino nei campi alle sette e mezzo del mattino, e se servisse anche alle 6. E se piove lavorino lo stesso, senza che l’operatore sia obbligato a chiamarne otto o dieci per vedere se vengono». I rumeni invece, prosegue il presidente, «cominciano alle 6 e se piove ti chiedono: perché non lavoriamo, oggi?».

Al 30 giugno le persone disponibili “sul mercato” erano 6.561, ha chiarito Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del lavoro di Trento, ma alla Cia hanno dei dubbi: «La lista va scremata», sostiene il direttore Tomasi. «Un associato proprio in queste ore mi ha detto: all’Agenzia del lavoro mi hanno dato una quindicina di nomi, ho cominciato a chiamarli ma i primi otto non hanno nemmeno risposto e gli altri hanno riferito di avere esperienze di lavoro ma non in agricoltura».

Delle 6.561 persone “sul mercato”, proseguiva il presidente dell’Agenzia del lavoro, Salomone, i residenti in Trentino sono 5.600 e il 70% dei residenti sono italiani, ma «la modalità classica» delle aziende agricole è «di aspettare le famiglie rumene», e pare ci sia «una certa diffidenza, che non si riesce a sradicare, verso i trentini e gli italiani in genere». Ma Tomasi non ci sta: «Nessuna diffidenza», dice il direttore della Cia, che però subito aggiunge come ci sia «un diverso comportamento a livello di lavoro» tra i rumeni da una parte e i trentini (gli italiani in genere) dall’altra.

E ora come andrà a finire? «Non lo sappiamo», dicono alla Confederazione degli agricoltori, «la situazione è in divenire, nonostante l’ordinanza del ministro».

Dopo la decisione di Speranza la Coldiretti ha lanciato l’allarme: la norma «rischia di far mancare al settore 6.000 lavoratori su 9.000. Serve dunque un intervento urgente, con una radicale semplificazione del voucher agricolo per assumere studenti e pensionati».

Ma i sindacati sono contrari ai voucher, in particolare Flai Cgil e Fai Cisl. E quest’ultima, con Fulvio Bastiani, chiede a gran voce che vengano assunti i disoccupati trentini.

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