Confesercenti: i dati Istat parlano di una crisi profonda Villotti: «La giunta ci aiuti»

 

Un crollo peggiore delle aspettative, che pregiudica il raggiungimento del pur pesante -8% previsto dal DEF per quest’anno, che a questo punto sarebbe un traguardo mantenere. Così l’Ufficio Economico Confesercenti commenta le stime Istat sul Pil del secondo trimestre.
Evidentemente il mese di giugno, nonostante alcuni indicatori anticipatori rilevassero il contrario, non è riuscito a riequilibrare la spinta negativa di aprile e maggio e la variazione acquisita finora nei primi sei mesi è del -14,3%.

Sicuramente ci sarà un rimbalzo da qui a dicembre ma, visti i numeri, non bisogna dare niente per scontato. I consumi delle famiglie subiranno anch’essi una flessione che potrebbe sfiorare le due cifre, mettendo in ulteriore difficoltà commercio, turismo e mercato interno in generale. Anche i dati sull’inflazione confermano la frenata dei prezzi, con una variazione negativa per il terzo mese consecutivo, come conseguenza, principalmente, di cambiamenti dal lato dell’offerta ma in parte anche della caduta della domanda.

“Non pensiamo che il Trentino sia esente dalle ricadute economiche negative che si stanno verificando in tutto il Paese – commenta il presidente della Confesercenti del Trentino, Renato Villotti - . I dati trentini parlano già chiaro e le stime a livello nazionale non si discostano da quelle del nostro territorio.
Chiediamo – continua Villotti – che la Giunta convochi un tavolo con le categorie per affrontare una situazione che necessita non solo di interventi urgenti, ma di piani e obiettivi strategici e di prospettiva. Ci sarà un’onda lunga della crisi che possiamo, e dobbiamo, prevedere e anticipare con interventi mirati e concreti”.
Confesercenti ribadisce quindi che le politiche debbono fare un grande sforzo di trasparenza, velocità, efficacia. Conta la capacità di creare le condizioni per una fase di sviluppo della nostra economia.

I dati Istat sono impietosi: su base tendenziale, a giugno, si registra una diminuzione delle vendite del 2,2% in valore e del 3,5% in volume, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari (-4,4% in valore e -4,8% in volume); le vendite dei beni alimentari registrano una lieve crescita solo in valore (+0,5%), mentre negativa risulta la dinamica in volume (-1,9%).Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali piuttosto eterogenee tra i gruppi di prodotti. Gli aumenti maggiori riguardano Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+15,1%) e Mobili, articoli tessili e arredamento (+10,4%). Le flessioni più marcate si evidenziano, invece, per Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-12,8%) e Abbigliamento e pellicceria (-12,3%).

Rispetto a giugno 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce dell’1,8% per la grande distribuzione e del 6,4% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 5,9% mentre il commercio elettronico è in sostenuto aumento (+53,5%).

 

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