In Trentino restano chiusi 400 alberghi In oltre 4mila sono rimasti senza lavoro Tante prenotazioni a Ferragosto, ma non basta

«A fine luglio in Trentino c’erano 400 alberghi chiusi».

Santo cielo!

«Una cifra astronomica. Scrivetelo».

Fatto.

«Astronomica per davvero».

Un dato mai visto prima?

«Ho 50 anni, non sono poi tanto vecchio, ma in vita mia non avevo mai visto una roba del genere».

Gianni Battaiola (nella foto) è il presidente degli albergatori trentini. È preoccupato per l’andamento della stagione, ovviamente, ma non si piange addosso: le vere disgrazie sono altre, dice; sono i virus, le malattie. I dati erano in parte previsti ma noi - conclude - dobbiamo fare il meglio che possiamo in questo tempo difficile. Il nostro è un investimento per il futuro. Ed è certamente così: i clienti vanno conquistati uno ad uno perché la concorrenza è spietata.

Battaiola, quanto valgono in percentuale quei 400 alberghi?

«Sono il 27% delle strutture presenti in Trentino».

Più di una su quattro con le serrande abbassate.

«Il conto è facile».

E il conto delle persone rimaste a casa senza lavoro?

«Facendo una media di dieci, dodici a struttura...».

...fanno almeno quattromila persone!

«Facile, no? A casa in quattromila, tra contratti a tempo indeterminato - una piccola parte - e contratti stagionali che non sono stati attivati. Attenzione, però».

Siamo attenti.

«Molte strutture tra quelle che invece hanno aperto, hanno assunto molte meno persone rispetto agli anni precedenti».

Arriviamo ben oltre quota quattromila, allora.

«Ad agosto c’è stata probabilmente qualche apertura in più, ma avremo le cifre solo più avanti».

Come andrà a Ferragosto: possiamo fare una previsione?

«Gli alberghi aperti hanno un buon numero di prenotazioni.
Queste due o tre settimane potranno dare buoni risultati. Non vuol dire che il turismo trentino raggiungerà risultati ottimali, ovviamente, proprio alla luce di quello che abbiamo detto fin qui».

Cosa manca, soprattutto?

«Manca completamente il turismo organizzato».

I gruppi?

«Esatto. Mancano i gruppi turistici delle associazioni, i gruppi sportivi, gli anziani, i gruppi parrocchiali, i circoli aziendali. Gli alberghi che negli anni passati hanno lavorato soprattutto con questo tipo di clientela stanno soffrendo più degli altri».

Per gli albergatori che hanno deciso di aprire sarà un’estate di guadagni o di perdite?

«A guadagnare saranno poche decine di imprenditori, per tutti gli altri l’apertura è un investimento in chiave futura. Ne sono sicuro: per la stragrande maggioranza delle imprese il saldo sarà negativo. E non parlo solo del bilancio estivo: l’anno intero sarà a saldo negativo per gli alberghi delle città lacustri, ad esempio.
Quelli intorno al Garda e ai laghi di Molveno e Levico, in pratica».

La giunta provinciale ha stanziato 15 milioni di euro per abbattere il costo del lavoro: gli albergatori ricevono un contributo se assumono il 50% più uno degli addetti rispetto alla stagione estiva 2019. Cosa ne pensa?

«Diciamo grazie per questo sostegno, particolarmente apprezzato. La Provincia viene incontro alle nostre richieste: un primo passo, significativo, ma non sufficiente».

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