Buoni pasto dei provinciali per superare l'impasse li gestirà la Provincia

Novità in arrivo per il servizio sostitutivo di mensa della Provincia, che consente come noto ai dipendenti dell’amministrazione di pranzare negli esercizi convenzionati con l’amministrazione. Dopo numerose gare d’appalto e il secco «no» alla firma della convenzione da parte degli esercenti per i troppi oneri e commissioni a loro carico, la Provincia deve scendere in campo in prima persona.

Come stabilito da una decisione assunta ieri dalla giunta su proposta del suo presidente, a partire dal 1° gennaio 2021, ovvero alla scadenza del precedente contratto di appalto, il servizio verrà gestito da Trentino Sviluppo spa. La possibilità è prevista dalla legge sul personale della Provincia; considerato che l’ultima gara indetta non ha portato ad aggiudicazione, l’amministrazione ha deciso di affidare la gestione diretta del servizio ad una società in house, che ha già prodotto il relativo progetto di fattibilità.

Per l’interfacciamento con il sistema informativo provinciale e l’ottimizzazione delle procedure, Trentino Sviluppo si avvarrà, quale fornitore per la soluzione tecnologica necessaria per l’erogazione del servizio sostitutivo di mensa, della società Trentino digitale S.p.A..

La nuova modalità dovrà consentire una gestione più efficiente ed economicamente autosufficiente del servizio mensa, per effetto dei meccanismi contabili e fiscali che determinano l’imponibile per esercenti e committenti. In particolare, sono attese una maggiore sostenibilità dei costi per gli esercenti, che potranno operare in assenza di commissioni, nonché un miglior servizio reso al personale, che disporrà del pieno valore del buono pasto (precedentemente scontato dall’esercizio al momento del suo utilizzo). Benefici sono previsti anche da una più forte valorizzazione della “filiera corta”, ovvero dal’utilizzo intensivo di prodotti locali. Verranno meno infine gli adempimenti necessari per l’avvio di una nuova procedura di gara.

Il servizio e rivolto, oltre che ai dipendenti provinciali, anche agli enti del sistema pubblico provinciale trentino che regoleranno il rapporto con la società attraverso specifici accordi.
Lo strumento per la fruizione del servizio alternativo di mensa consiste a differenza del passato, in un’applicazione per smartphone in luogo del badge elettronico.

CONFESERCENTI E CONFCOMMERCIO ESULTANO - Soddisfatte le categorie. «È un risultato molto positivo - affermano Confesercenti e Confcommercio del Trentino -. La decisione dell’ente consentirà sia l’azzeramento delle commissioni a carico degli esercenti – come in passato – sia vantaggi anche per gli stessi lavoratori. Dalle categorie economiche, Confcommercio e Confesercenti, arriva il plauso nei confronti della risoluzione assunta ieri dalla Provincia e la soddisfazione per aver contribuito in maniera attiva al raggiungimento di questo risultato».

«La partita dei buoni pasto provinciali – commentano Marco Fontanari e Massimiliano Peterlana, presidenti rispettivamente dell’Associazione ristoratori del Trentino, aderente a Confcommercio Trentino, e di Fiepet, aderente a Confesercenti del Trentino – è tanto delicata quanto importante, poiché coinvolge un numero elevato sia di lavoratori che di esercenti. Il suo impatto sul settore economico dei pubblici esercizi e della ristorazione non è secondario. La decisione della Giunta provinciale, con la quale abbiamo avuto numerosi incontri, è senz’altro positiva. Siamo soddisfatti sia del risultato ma anche del percorso che abbiamo compiuto per arrivare fin qui, ad un esito che consente agli esercenti di non lavorare in perdita, ai lavoratori di utilizzare il buono nella sua interezza, al sistema territoriale di ottenere la giusta promozione e valorizzazione e, non da ultimo, alla nostra provincia di distinguersi anche per l’aspetto tecnologico e innovativo previsto dal nuovo sistema».

LA UIL: COME SEMPRE NON AVVERTONO NEANCHE - Buoni pasto: la Giunta cambia senza informare nessuno? Per la Uil «sono risorse contrattuali, dobbiamo essere informàti!».

Scrivono i sindacalisti della Uil: «Apprendiamo dai quotidiani di oggi che la Giunta provinciale è intenzionata a gestire “in house” i buoni pasto per i propri dipendenti, per efficientare il servizio.
Siamo favorevoli alla spending rewiew - dichiarano i sindacalisti - ma sembra che l’efficientamento della pubblica amministrazione si debba fare solo con le risorse contrattuali».

Infatti è ancora viva la frattura tra la UIL e la Giunta legata al taglio delle risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, e, di nuovo, si apprende che risorse e welfare destinato a queste lavoratrici e lavoratori non saranno oggetto nemmeno d’informatica sindacale.

Il buono pasto era uno degli argomenti inserito nel protocollo di gennaio che prevedeva la sua revisione in virtù delle modifiche giuridiche nazionali riferite alla consumazione di cibo e bevande da parte dei dipendenti (pubblici e privati).

«Stupisce - dice la Uil - inoltre che le associazioni di categoria degli esercenti siano favorevoli ad un intervento del quale ancora i dipendenti non sanno nulla, a meno che non sia già stato concordato qualche vantaggio per loro, anziché per i dipendenti pubblici, che devono consumare il pasto fuori casa perché pendolari. D’altronde già la modifica dell’orario di lavoro di qualche mese fa, sanzionata’ dal giudice, era stata evidentemente deliberata “sentite le categorie degli esercenti”, piuttosto che gli aventi diritto al buono mensa.

Chiediamo di essere immediatamente convocati per dare applicazione al protocollo di gennaio e agli argomenti in esso contenuto: è necessario ripristinare le risorse contrattuali per dare risposte a tutto il personale del pubblico impiego».

Il comunicato è firmato da Walter Alotti – Segretario Generale UIL del Trentino; Giuseppe Varagone -Segretario provinciale UIL FPL Sanità; Marcella Tomasi – Segretaria provinciale UIL FPL Enti Locali.

IL PROBLEMA: Leggi l'articolo del «no» degli esercenti alla firma, nel 2019

 

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