Partite Iva: decine di milioni di euro grazie a Vaia Anche chi non ha subito danni da Covid-19 ha incassato il bonus di mille o 2 mila euro

di Domenico Sartori

Il “delitto” s’è consumato prima di Ferragosto. Ma più che di “delitto” è caso di parlare di regalia, garantita dal governo (guai a chi osasse parlare ancora di “Roma ladrona”) e controfirmata dal presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. Di punto in bianco, mille euro sul conto corrente dei titolari di ditta individuale, 2 mila su quello delle società. E siccome, in Trentino, le partite Iva sono oltre 60 mila, trattasi di decine di milioni di euro inaspettati: una manna estiva caduta in pochi giorni, dal 6 al 13 agosto.

Ha fatto scalpore, e s’è gridato allo scandalo in quei giorni, l’operazione dei consiglieri provinciali Alessandro Olivi (Pd), Lorenzo Ossanna (Patt) e Ivano Job (Lega), che hanno fatto ricorso al bonus per le partite Iva e/o al contributo provinciale per coprire i mancati incassi nei mesi del lockdown: comunque sia, per i tre, un danno di immagine che la restituzione, totale o parziale, di quanto incassato non ha cancellato. È invece passata sotto silenzio la citata manna che ha interessato decine di migliaia di partite Iva trentine, la maggior parte delle quali senza avere oggettive ragioni per beneficiare del bonus: dai notai agli avvocati, dagli artigiani ai coltivatori diretti, dai medici agli ingegneri.

IL BONUS DEL DECRETO RILANCIO

All’origine della manna c’è il decreto legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito dalla legge 77 del 17 luglio: il cosiddetto Decreto Rilancio, approvato per ristorare i soggetti colpiti dalla pandemia Covid-19. Tale decreto, com’è noto, ha previsto un contributo a fondo perduto applicando una percentuale tra l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 e l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Ma ha pure stabilito (al comma 6 dell’articolo 25) un contributo minimo per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 per i soggetti diversi dalle persone fisiche, le società appunto.

L’ESCAMOTAGE DI VAIA

La novità sancita per legge, però, è che è stato introdotto un terzo requisito (oltre alla perdita di fatturato e all’avvio dell’attività dall’1 gennaio 2019), da solo sufficiente a ottenere il bonus: l’avere domicilio fiscale o sede operativa nel territorio dei comuni colpiti da eventi calamitosi (sisma, alluvioni, crolli strutturali come il ponte Morandi di Genova, etc,), i cui stati di emergenza erano in atto al 31 gennaio 2020, data di dichiarazione dello stato di emergenza da Coronavirus.

A quel punto, si trattava solo di individuare i comuni in stato di emergenza. E qui entra il ballo Vaia, la tempesta di fine ottobre 2018 che ha distrutto migliaia di ettari di bosco anche in Trentino. Il modulo di richiesta del bonus all’Agenzia delle entrate andava presentato entro il 13 agosto. Prima, il giorno 5, il governatore Fugatti aveva messo in chiaro, con una nota inviata alla Agenzia delle entrate (a Roma e a Trento) e al Dipartimento nazionale della Protezione civile, alcuni passaggi, decisivi per far piovere la manna di cui sopra.
Primo passaggio: Fugatti ricorda che dopo gli eventi meteorologici eccezionali dei giorni 27, 28, 29 e 30 ottobre 2018, con decreto del presidente della Provincia era stato disposto lo stato di emergenza «riguardante l’intero territorio provinciale», e che tale stato di emergenza «è ad oggi ancora in vigore».

Secondo passaggio: Fugatti evidenzia che il Consiglio dei ministri, l’8 novembre 2018, aveva deliberato lo stato di emergenza di rilievo nazionale per i medesimi eventi meteorologici eccezionali, «ricomprendendo anche il territorio della Provincia autonomia di Trento, per un periodo inizialmente previsto di 12 mesi», aggiungendo che, non essendo conclusa la fase emergenziale, lo stesso Consiglio dei ministri, il 21 novembre 2019, «prorogava per ulteriori 12 mesi lo stato di emergenza di rilievo nazionale».

È l’ultimo passaggio che fa però la differenza: «Si sottolinea» scrive Fugatti «come lo stato d’emergenza, sia di rilievo provinciale che di rilievo nazionale, interessi espressamente l’intero territorio provinciale e, conseguentemente, tutti i comuni della Provincia autonoma di Trento». Il giorno dopo, il 6 agosto, la dirigente del dipartimento Sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia, Laura Pedron, ha trasmesso a tutti i Comuni, alle Comunità di valle, agli ordini professionali (consulenti del lavoro, commercialisti, avvocati, ingegneri, etc), alle associazioni di categoria, alle organizzazioni degli agricoltori e ai sindacati, la nota di Fugatti inviata all’Agenzia delle entrate, chiarendo che tale comunicazione «permette ai soggetti esercenti attività d’impresa, di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita Iva (...), che non hanno subito cali di fatturato nel periodo aprile 2020, di effettuare domanda di contributo a fondo perduto».

Bingo! I più, che non hanno subito danni da Covid-19, né avevano patito le conseguenze di Vaia, sono passati all’incasso. C’è anche chi, si presume una minoranza, alla mail del commercialista che gli segnalava l’opportunità, ha obiettato: «No, grazie! Non mi sembra corretto ottenere soldi dallo Stato se non ho subito danni». Nel caso dei contadini, le organizzazioni agricole hanno comunicato con un sms il diritto al bonus. Solo in caso di risposta (negativa) il modulo non sarebbe stato inviato all’Agenzia delle entrate. Altrimenti, via libera. E accredito dei 1.000 e 2.000 euro sul conto corrente. In automatico.

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