Cosa succede al Sait: dal ritorno di Dalpalù alle coop pronte a lasciare

di Francesco Terreri

Sono una quindicina e rappresentano circa un terzo del fatturato della cooperazione di consumo trentina, 100 milioni di euro su 300 milioni. Fanno un vero e proprio appello, un «appello cooperativo» lo definiscono, a Renato Dalpalù perché non si ricandidi alla presidenza del Sait. Motivo (come anticipato ieri dall’Adige): la candidatura è inappropriata, divisiva e non corrispondente alle urgenti esigenze di coesione del consorzio. Nell’appello si sottolineano soprattutto le attuali «forti tensioni riguardo al rapporto associativo» e il fatto che durante la presidenza Dalpalù sono uscite dal Sait una mezza dozzina di Famiglie cooperative, approdando in genere alla cooperativa di dettaglianti Dao. Dato che attorno alla candidatura la condivisione non si troverebbe, le cooperative paventano il rischio di ulteriori fuoriuscite di soci.

Nella riunione dell’altra sera sono state accantonate le motivazioni legate alle vicende giudiziarie dell’ex numero uno di Sait, cioè il caso Btd Servizi Primiero. La presa di posizione, si osserva, non vuole presentarsi come un attacco personale ma come un appello costruttivo allo stesso Dalpalù per evitare di approfondire le divisioni. Le Famiglie cooperative che sostengono l’appello comprendono alcune tra le maggiori: Pinzolo, Cavalese, Povo, Valle dell’Adige, Vattaro e Altipiani, Vallate Solandre. Ma ce ne sono altre grandi e piccole, in totale una quindicina.

Ecco il testo dell’Appello cooperativo: «In riferimento alla comunicazione alla base sociale del Consorzio da parte del presidente Roberto Simoni annunciante che la maggioranza qualificata del Cda Sait ha indicato Renato Dalpalù quale candidato presidente, un gruppo considerevole di Famiglie cooperative trentine, rappresentativo del territorio provinciale e che sviluppa circa un terzo del fatturato dei soci, ossia 100 milioni di euro, ritiene di non condividere tale indicazione perché considerata inappropriata, divisiva e non corrispondente alle urgenti esigenze di coesione. Soprattutto in un momento in cui sono presenti forti tensioni riguardo al rapporto associativo, tema che il candidato Dalpalù ha già dimostrato di non avere saputo gestire al meglio nemmeno durante il suo terzo mandato da presidente: la fuoriuscita di una mezza dozzina di Famiglie cooperative dal Sait è lì a dimostrarlo».

«Si ritiene - prosegue l’appello delle Famiglie coop - che la riproposizione di tale candidato non sia proficua a mantenere saldi e sani rapporti con le Famiglie cooperative, a sviluppare una politica di sistema che valorizzi la filiera consortile e a individuare efficaci strategie di crescita del sistema cooperativo trentino, con la conseguenza di aprire, oggi come ieri, spazi alla concorrenza».

«Si ritiene, inoltre, che non trovando alla base la condivisione per un percorso unitario attorno al candidato Dalpalù possa concretizzarsi il rischio di ulteriori fuoriuscite di soci, la cui eventualità renderebbe insostenibile alla rimanente base sociale l’onere consortile». Da qui l’appello: «Invita pertanto Renato Dalpalù, per il bene e la tenuta del sistema cooperativo trentino del consumo, del Consorzio e delle Famiglie cooperative, in nome di una discontinuità propositiva che possa dare una prospettiva di sviluppo unitario, a riflettere sulla Sua disponibilità a candidare».
Resta comunque aperto il problema della presidenza Sait. La riproposizione di Dalpalù, al di là dei suoi meriti o demeriti, evidenzia le carenze di classe dirigente del movimento cooperativo.

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