Apertura degli impianti, la rabbia degli assessori "alpini": «presi in giro dal governo»

All’apertura degli impianti il prossimo 7 gennaio credevano in pochi fin da quando la data venne annunciata dal presidente del Consiglio Conte. Ma ora che quel cerchietto rosso sul calendario attorno a quel giovedì si è tramutato effettivamente in un miraggio - con lo stop da parte del Comitato tecnico scientifico - le regioni chiedono una nuova data certa. Denunciando con durezza come al governo non interessi nulla della montagna e dell’economia delle sue comunità che anzi - ecco l’attacco da parte delle Regioni - vengono «prese in giro» dall’esecutivo.

A farlo, con una nota congiunta diffusa ieri, sono stati gli assessori dell’area alpina con delega sull’ambito, sport o turismo: «La situazione sta diventando sempre più grottesca e l’incertezza regna sovrana. La montagna ha bisogno di tempi lunghi per potersi organizzare, non si può pensare di continuare a illudere imprese e lavoratori quando lo stesso Cts e vari esponenti politici hanno già ribadito più volte la volontà di non aprire gli impianti il 7 gennaio. Per questo motivo chiediamo con forza al governo Conte una, nuova, data di apertura certa».

Gli assessori (Roberto Failoni per il Trentino, Daniel Alfreider per l’Alto Adige, Luigi Giovanni Bertschy (Valle d’Aosta), Sergio Bini (Friuli), Martina Cambiaghi (Lombardia), Federico Caner (Veneto), Fabrizio Ricca (Piemonte) hanno poi precisato come quella relativa alle linee guida pensate per il 7 gennaio non sia a loro giudizio una bocciatura: «Il Cts ha avanzato richieste, come sulla differenziazione delle regole della capienza tra zone gialle e arancioni, e avanzato osservazioni. Non ha bocciato nulla. Ora, grazie ai suggerimenti del Cts, contiamo di poter arrivare all’approvazione definitiva del documento. Come Regioni e Province autonome siamo già al lavoro per portare in approvazione al più presto il protocollo rivisto. A quel punto si saprà come poter aprire, ma serve sapere anche quando».
Se per il lavoro del Cts è arrivato un apprezzamento, la stroncatura per il governo è netta: «L’economia delle nostre valli è in ginocchio e questo mentre l’esecutivo non mostra il minimo interesse verso la montagna e chi la vive. Servono ristori seri ma sul punto attendiamo ancora risposte».

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