Credito, imprese, crisi Covid: "Non faremo mancare il nostro sostegno" spiega Fracalossi di CCB

di Francesco Terreri

L’impegno per far fronte all’emergenza economica è consistente: 110mila moratorie sui mutui a famiglie e imprese in Trentino e in tutta Italia, 55mila finanziamenti garantiti ai settori produttivi. Ma cosa succederà quando le misure straordinarie finiranno? Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa Centrale Banca e del gruppo Ccb, che associa 77 Casse rurali e banche di credito cooperativo, non ha dubbi: sosterremo la ripresa. Concorderemo una strategia di rientro per i settori più colpiti dalla crisi, turismo e commercio al dettaglio. Gestiremo il prolungamento delle scadenze dei prestiti garantiti dal Fondo centrale. Di più: le nuove regole europee sul default e i crediti deteriorati, entrate in vigore il primo gennaio, impatteranno in modo forte sui debitori bancari, ma sono state pensate anni fa e oggi sono inadeguate. In attesa di una revisione della norma, le Casse rurali si impegnano a prevenire tutte le volte che sarà possibile lo scivolamento verso il default. Insomma, dice Fracalossi, non sarà dal credito cooperativo che verrà la stretta ai finanziamenti che rischia di soffocare la ripresa in culla, paventata dal presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana (l’Adige del 3 gennaio).

Quali sono le dimensioni degli interventi di Cassa Centrale e delle Casse rurali e Bcc del gruppo per far fronte alla crisi scatenata dalla pandemia?
Dopo esserci attivati per far fronte all’emergenza, mettendo al primo posto la salute di collaboratori, soci e clienti, abbiamo aperto un dialogo con le istituzioni e approntato misure di sostegno alle comunità. Abbiamo concesso oltre 110mila moratorie specifiche sui mutui in essere a famiglie e aziende e previsto linee di credito con plafond dedicati e condizioni agevolate. In particolare, il gruppo ha concesso oltre 55mila moratorie alle famiglie, andando oltre le previsioni legislative e gli accordi di categoria e valorizzando le misure agevolative gestite dalla Consap, il Fondo di solidarietà Gasparrini sui mutui prima casa. Il sostegno di 1 milione di euro alle Caritas diocesane da parte di Cassa Centrale, Allitude, Assicura e Claris Leasing testimonia la volontà di sostenere le situazioni straordinarie che stanno purtroppo nascendo.

Moratorie e prestiti garantiti dureranno ancora qualche mese. Come vi state preparando a gestire la situazione successiva alle misure di emergenza?
Circa metà delle moratorie scadrà a giugno e l’altra metà a dicembre: se il quadro generale si stabilizzerà, si può auspicare anche la ripresa di una certa regolarità nei pagamenti, al netto dei settori più colpiti, per i quali sarà necessario concordare una strategia comune. Penso in particolare al commercio al dettaglio e al turismo. Sui prestiti garantiti, oltre l’80% dei 55mila nuovi finanziamenti concessi nel 2020 può beneficiare del prolungamento delle scadenze da parte del Fondo Centrale. La restante parte, che ha importi erogati superiori, è comunque garantita per 6 anni, che riteniamo ragionevole per un rientro ordinato delle esposizioni. L’orizzonte temporale più esteso delle garanzie del Fondo Centrale permette quindi di gestire le situazioni in un lasso di tempo sufficiente.

Quali sono i settori che potranno guidare la ripartenza?
Il Covid risalterà la polarizzazione: il divario tra forti e deboli si accentuerà, ma possiamo affermare che una ripresa, almeno parziale, ci sarà e che il nostro Paese sarà in grado di capitalizzarla. In Trentino possiamo contare su un tessuto produttivo vivace e resiliente, anche se eterogeneo nei danni inferti dalla pandemia.
Consumatori e imprese - di recente il presidente degli Industriali Manzana sull’Adige - sono preoccupati per le nuove regole bancarie scattate il primo gennaio su default dei clienti e trattamento dei crediti deteriorati.
Questo è un tema molto delicato che impatterà in modo molto forte sui debitori bancari. Le nuove definizioni di default dei debitori e il calendario degli accantonamenti per gli Npl (Non performing loans ndr), entrate in vigore in coincidenza del crollo dell’economia di questi mesi, rischiano di incrementare fortemente i crediti deteriorati. Sono regole pensate anni fa e oggi inadeguate, anche perché - e questo è paradossale - in contrasto con le misure di ristoro del reddito come le garanzie pubbliche su prestiti e moratorie. Insieme ad Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, e al credito cooperativo abbiamo fin dall’inizio, nel 2015, rappresentato con forza i rischi di questa nuova classificazione che trova origine da una nuova regola introdotta dall’Eba, l’Autorità bancaria europea.

In pratica come vi state muovendo?
Il gruppo Cassa Centrale è impegnato a dare un’ampia e dettagliata informativa ai clienti che saranno impattati da queste nuove regole. Le soglie definite per la classificazione a default sono veramente minime e le casistiche che si potranno presentare sono decisamente numerose, anche alla luce del contesto pandemico. Rischiamo fortemente di dover classificare come scadute molte posizioni destinate a rientrare rapidamente, sovrastimando l’effettiva rischiosità dei prestiti. Per questi motivi, in attesa di un’auspicabile revisione della norma in senso più flessibile, ci impegneremo per prevenire la classificazione a default laddove sia giuridicamente possibile.

La pandemia sta spingendo ad accrescere il risparmio sui conti correnti. Quali sono le vostre proposte per la gestione del risparmio?
A dispetto delle oscillazioni dei mercati finanziari registrati in primavera, al 30 settembre la raccolta gestita del gruppo segna un +11% a 13 miliardi di euro e le gestioni patrimoniali aumentano del 10,83% a 8,67 miliardi di euro. La raccolta assicurativa, cioè ramo vita e previdenza complementare, contando 6 miliardi di euro, segna un +13,5%. Abbiamo registrato un’importante differenza di approccio dei sottoscrittori di Pac, piani di accumulo, sui fondi e Pip, piani individuali, sulle gestioni patrimoniali. I clienti che si erano affidati a queste tipologie di gestione del risparmio, contenendo le paure dei primi mesi, hanno trovato buone risposte nei rendimenti.

Qual è il rilievo dell’investimento etico e socialmente responsabile?
Oltre il 20% dei 4 miliardi di masse gestite del fondo di investimento Nef fa riferimento a comparti sostenibili, a dimostrazione del crescente interesse per aspetti ambientali e sociali sia nostro che dei nostri clienti.
Come si avvia il gruppo a chiudere il 2020, dopo i 117 milioni di euro di utile consolidato nella semestrale? L’esame della Bce vi porterà a ulteriori misure su accantonamenti e solidità?
Ci aspettiamo un buon risultato a livello consolidato anche su base annuale. Alla redditività, si aggiunge un Cet1 ratio (indice di solidità ndr) oltre il 20%, che nessuno tra i primi 15 gruppi bancari italiani può vantare. Stiamo lavorando sul fronte dei crediti deteriorati per scendere sotto il 7% lordo nell’Npl ratio, mantenendo un tasso di copertura di circa il 70%. Le rettifiche di valore nette, a giugno 2020, si attestano a 174 milioni, contro gli 86 milioni di giugno 2019, e hanno consentito di mantenere un elevato presidio a fronte del rischio di credito. Ad oggi non è possibile stimare l’impatto che avrà avuto la pandemia, anche se le previsioni non sono molto rassicuranti. Per quanto riguarda l’Aqr (Asset quality review, l’esame della Bce ndr) la nostra struttura ha lavorato alacremente per concludere la prima fase nel rispetto dei tempi. È in corso l’interlocuzione con la Vigilanza.

Il Fondo interbancario per la tutela dei depositi non intende prolungare troppo la sua funzione di supplenza in Carige. Quando pensate di esercitare l’opzione di acquisto?
Abbiamo a disposizione due finestre temporali, una al 30 giugno e una al 31 dicembre 2021. Le attività di approfondimento sono in corso attraverso team dedicati e la decisione verrà assunta consapevolmente e responsabilmente una volta completate tutte le valutazioni.

In cosa si vede oggi la caratteristica di credito cooperativo del gruppo Ccb?
Il modello del credito cooperativo, nell’articolazione a gruppo prevista dalla riforma, è una risposta alla necessità di coniugare il radicamento sul territorio con l’efficienza e la competitività, superando i limiti della piccola dimensione. Continuiamo ad essere convinti che questo modello, con le Bcc, Casse rurali e Raiffeisen protagoniste nei loro territori, sia possibile e auspicabile per garantire quella biodiversità che ha sempre contraddistinto il credito cooperativo dal resto del sistema bancario. Una testimonianza concreta del nostro modo di interpretare la banca locale è riferibile proprio al Trentino: la stragrande maggioranza delle misure anticrisi varate dalla Provincia è stata intermediata dalle Casse rurali con il supporto di Cassa Centrale.

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