Zecche, 2017 anno record: 19 encefaliti Ma in Trentino il vaccino è gratuito

Un istituto comprensivo della valle di Non (a pagina 42 la testimonianza di una madre che racconta l’odissea di suo figlio) ha deciso che la festa degli alberi non si farà, come di consueto, nei boschi bensì al campo sportivo per evitare il problema delle zecche. Lo stesso sindaco di Predaia si è mobilitato scrivendo a Provincia e Azienda sanitaria. In vista della stagione estiva, a fronte del consistente numero di zecche infette presenti sul nostro territorio, cresce la preoccupazione nei vari Comuni e si cerca di far fronte a quella che sta diventando una vera e propria emergenza.


«In effetti ad aprile questi animali sono già presenti» - conferma il dottor Valter Carraro dell’Azienda sanitaria che ricorda come, a partire da quest’anno, il vaccino contro la Tbe (encefalite da zecca) sia gratuito per tutti i residenti in Provincia. «Il vaccino, la cui richiesta dall’inizio dell’anno è notevolmente aumentata, è consigliato per le persone che praticano attività all’aperto, in campagna, per i cercatori di funghi, o per chi fa spesso escursioni».


Le dosi sono tre e vanno somministrate la seconda a distanza 2 mesi dalla prima e la terza a 6 mesi dalla seconda. «Già a partire dalla seconda si ha comunque una copertura buona». Un vaccino rivolto soprattutto agli adulti considerato che casi di Tbe in bambini molto piccoli in Trentino non ne sono stati registrati. «Il maggior numero di casi è stato segnalato tra i maschi con più di 50 anni. Nei bambini spesso la malattia è asintomatica. Comunque eventualmente la vaccinazione si può fare sopra i 3 anni».

Per gli esperti, però, importante è seguire i comportamenti corretti. Per prevenire le punture di zecca è consigliabile, quando si frequentano luoghi a rischio, camminare sui sentieri, cercando di evitare il contatto diretto con le piante e l’erba, vestirsi con abiti coprenti e di colore chiaro in modo da rendere più facile l’individuazione delle zecche, indossare cappello e scarpe chiuse.

È inoltre utile applicare sulla pelle scoperta prodotti repellenti per insetti a base di Deet (dietiltoluamide) e spruzzare sugli abiti composti a base di permetrina. Al termine dell’escursione è importante effettuare un attento esame visivo della propria pelle. Le eventuali zecche individuate devono essere prontamente rimosse perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata di permanenza del parassita. In caso di puntura, poi, per almeno 30 giorni, è importante controllare la pelle e sorvegliare la comparsa di eventuali disturbi.

Il 2017 è stato un anno nero per quanto riguarda i casi di Tbe. Ne sono stati registrati 19 e negli ultimi cinque anni la media annuale dei casi è raddoppia passando da 6,5 a 12,8. «Attualmente tutta la nostra Provincia può considerarsi a rischio - spiega il dottor Carraro - anche se i casi sembrano concentrarsi in alcune aree come la Valle di Non, val di Cembra, valle dei Laghi».

Ancora più elevato il numero di trentini a cui è stata diagnosticata l’altra malattia trasmessa dalle zecche, la malattia di Lyme. Dal 2000 al 2017 i casi notificati sono stati 221, con una media di 12,2 casi all’anno. Negli ultimi cinque anni la media annuale è salita a 22,2 casi.


Ma come si può fare fronte a questo aumento di numeri? «Chiaro che i Comuni devono segnalare maggiormente la presenza di zecche con cartelli - dice Carraro - ma non è possibile ridurre il numero di questi parassiti. A loro piace il verde, i cespugli, le zone vicino a boschi, prediligono inverni non molto freddi e vengono diffuse dagli animali. È evidente che da noi trovano il loro habitat ideale».

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