«Quelle snervanti attese nel reparto di oncologia»

Paola, (il nome è di fantasia solo perché non tutte le persone care che le sono vicine sanno della battaglia contro il cancro che da tre anni sta combattendo) è una donna provata nel fisico, ma la sua voglia di combattere, sia contro la malattia che per fare in modo che vengano posti in essere piccoli accorgimenti per migliorare la vita dei pazienti, non è stata intaccata dalla fatica delle cure.

Da tre anni Paola è costretta a frequentare il reparto di oncologia, prima quello di Rovereto e ora quello di Trento. Ha vissuto tante esperienze e per questo, pur apprezzando tantissimo tutto ciò che medici, infermieri, volontari e in generale tutto il personale fanno in reparto, ha deciso di inviare una lettera all’assessore Luca Zeni per sottoporgli alcune problematicità. A distanza di qualche settimane l’assessore l’ha incontrata come l’hanno incontrata il direttore sanitario Claudio Dario e il primario del reparto Orazio Caffo. Le hanno promesso che qualcosa presto cambierà (vedi articolo vicino) ma lei ha voluto rendere pubblica la sua battaglia affinché ciò che è stato detto non vada dimenticato.

L’abbiamo incontrata in reparto in una calda mattinata d’agosto. Sono le 8 del mattino e lei è in attesa di fare la terapia. Sulle sedie della sala d’aspetto ci sono molte altre persone, qualcuna sola e qualcuna accompagnata. Rituali che si ripetono. C’è da controllare l’esito degli esami, prendere il biglietto, parlare con il medico. «Aspettare qui - dice Paola - non è come aspettare altrove. C’è sofferenza».

E poi aggiunge: «Il lavoro del Centro è magnifico, sono tutti gentilissimi e disponibilissimi e fanno di tutto per arrecarci meno fastidio possibile, visto che il momento che passiamo che non è dei migliori, ma purtroppo nemmeno loro possono arrivare dappertutto».

Paola - ad esempio - ha spiegato all’assessore e al direttore sanitario dei disguidi patiti da molti pazienti per il guasto alla Pet, macchina che serve per effettuare un’esame indispensabile per i malati oncologici.
«Ai primi di giugno si è rotta la macchina e io avevo appuntamento l’11 giugno. Ho saputo che la macchina si è guastata tre volte in dieci giorni e quindi a tutti i pazienti che avevano l’appuntamento è stato disdetto. Di queste macchine ce n’è solamente una per tutti gli abitanti del Trentino. Questo ha fatto sì che oltre a tutte le persone che avevano un appuntamento, si aggiungessero i normali appuntamenti di routine delle altre persone e il mio appuntamento è slittato al 10 luglio. In questo mese, io ho dovuto continuare i miei cicli di chemioterapia, perché non avendo riscontri non potevo sospendere le cure».

Paola non vuole fare i conti in tasca a Provincia e Azienda sanitaria ma fa presente che se avesse potuto fare l’esame avrebbe terminato terapia prima, facendo risparmiare un po’ di risorse. E come lei altre persone.
Ma il vero nodo della questione, per questa paziente, sono i tempi d’attesa in reparto. «Medici e infermieri fanno tutto il possibile per accorciare le attese, ma purtroppo siamo proprio in tanti in terapia, e pur avendo un appuntamento, questo viene praticamente sempre ritardato con una media di 30/60 minuti se va bene». Un’attesa spesso stancante e straziante nonostante i volontari presenti assicurino conforto. La soluzione per Paola sarebbero aumentare il personale e utilizzare i tablet per la somministrazione della terapia, aiuto tecnologico che lei ha già avuto modo di vedere in funzione a Rovereto. «Dotare il reparto di iniettorato di Trento di questi tablet per la somministrazione della terapia abbrevierebbe il lavoro del personale. Con una macchinetta che legge i codici QR di terapia del paziente tutto è registrato e quindi veloce. Così si evita che il personale debba scrivere a mano orari, date, codici, inizio e fine somministrazione per ogni flebo. Al momento a Trento scrivono tutto sulla carta e dopo credo ci sia una persona che inserisce i dati di tutti questi pazienti a video». Paola ricorda che sono 5 stanze da minimo 4 persone, che poi vengono rimpiazzate con altrettante persone, una volte che uno finisce la terapia, e che ci sono terapie che durano un’ora e altre che ne durano 6 se non di più. Facendo quindi un breve calcolo è facile capire il tempo che si potrebbe risparmiare.

Altro problema sembra essere il computer attualmente in uso all’ambulatorio prelievi in oncologia che spesso sembra incepparsi. «Riavviarlo e riattivarlo ci vogliono almeno 30 minuti. Un’agonia per noi pazienti che spesso dobbiamo già aspettare perché effettuiamo gli esami in mattinata per vedere se possiamo o meno effettuare la terapia. Se ai tempi tecnici aggiungiamo gli imprevisti è davvero un disastro».

Paola sottolinea che i miglioramenti che chiede non sono solo per lei. «Credo che ne gioverebbe anche il personale che si fa in quattro per i pazienti e le tante persone che purtroppo devono venire in reparto. Nessuno quando sta bene può immaginare cosa vuol dire vivere di esami, controlli e terapie. Per questo avevo chiesto all’assessore Zeni di venire qui. È venuto il direttore sanitario e spero che mantenga le promesse che ha fatto. Lo spero per tutti i pazienti».


 

Claudio Dario è il direttore sanitario dell’Azienda sanitaria ed è anche un medico. Non nasconde che l’incontro con Paola sia stato interessante non solo per gli spunti che la donna ha dato grazie al suo vissuto, ma anche per l’umanità che questa paziente trasmette.
«Abbiamo preso in seria considerazione la lettera che ci ha inviato la signora e l’abbiamo incontrata - spiega il direttore sanitario - È stato sicuramente utile e importante confrontarci con lei e con la sua esperienza. Ha evidenziato alcune criticità delle quali eravamo peraltro già a conoscenza». Partiamo dai tablet. «Anche a Trento c’erano ma visto l’alto numero di pazienti che vengono curati in reparto si sono usurati e ora stiamo lavorando per acquisirne di nuovi seguendo le procedure di legge. Siamo consapevoli della loro utilità ma servono i tempi tecnici per riaverli».
Quanto alla Pet che si è guastata durante l’estate «l’apparecchio non risulta particolarmente vetusto ma stiamo valutando nella programmazione degli acquisti la sostituzione in base ai carichi di lavoro». Sul fronte del personale medico e sulla necessità di aumentare quello in servizio Dario ha spiegato che attualmente ci sono tre dottoresse in gravidanze e che e trovare oncologi disponibili, come peraltro altri tipi di medici, non è affatto facile. «Stiamo comunque procedendo con la selezione e nel frattempo stiamo cercando di organizzare per fare in modo che i pazienti non risentano della mancanza di personale».
A maggio era stata indetta una selezione pubblica per assunzioni a tempo determinato ma l’azienda aveva dovuto prendere atto che alla scadenza dei termini erano arrivate solo due domande, al colloquio fissato a metà maggio si era presentata solo una candidata che non aveva superato la prova. Così la selezione si era chiusa con un nulla di fatto, senza la possibilità di effettuare le sostituzioni necessarie.
Nel corso del recente incontro sull’importanza della prevenzione in materia di tumori l’assessore Luca Zeni ha voluto sottolineare i 7 milioni di euro stanziati per i nuovi farmaci, ma anche gli sforzi per un’oncologia, e in generale una medicina, più «umana».

comments powered by Disqus