Banco Alimentare del Trentino: «Ogni anno aiutiamo 10 mila persone bisognose con 1.550 tonnellate di cibo»

di Matteo Lunelli

Tante, tantissime, troppe. E in aumento. «Le persone che aiutiamo? Sono circa 20 mila a livello regionale, equamente divise tra Trentino e Alto Adige. Nella nostra provincia grazie alle 1.500 tonnellate di cibo raccolte e distribuite nel 2018 abbiamo aiutato diecimila bisognosi e poveri, sfruttando la vasta rete con oltre 180 enti e associazioni e nostri volontari, che sono un centinaio».
I numeri che ci riferisce Roberto Scarpari, coordinatore del Banco Alimentare Trentino sono piuttosto clamorosi. Ma non raccontano tutto, e di certo non sono sufficienti per definire tutto il lavoro che i volontari del Banco svolgono ogni giorno, collaborando altre centinaia di persone di varie associazioni e onlus. Una rete “invisibile” al servizio degli “invisibili”.

«Un identikit di queste persone? È impossibile farlo. Istintivamente si può pensare agli stranieri, agli immigrati, ma non è così, loro rappresentano solo una parte, una piccola percentuale. Le persone a cui diamo il pacco alimentare sono spesso insospettabili, appunto “invisibili”: il vicino di casa o il collega, una persona che all’improvviso ha perso il lavoro o si è separata, che guadagna meno ma si trova a dover pagare le rate della macchina o il mutuo. La difficoltà è “stanarli”: non sono persone nate povere, ma che sono diventate bisognose all’improvviso e quindi subentra un senso di vergogna e riserbo. Quando si fanno questi “scivoloni” è come ti cascasse addosso una valanga. Poi, in generale, l’asticella si è alzata ed è la nostra società che crea poveri: se non si riesce a dare un telefonino a un nostro figlio, lui sarà tagliato fuori, emarginato. E alcune persone, seppur in difficoltà, non possono non avere un’auto. Noi non possiamo risolvere tutto con un pasto, ma è un punto di partenza. E lo spreco alimentare continua ad avere numeri incredibili, che diventano scandalo e vergona visti i numeri dei bisognosi».

E i quei momenti una mano tesa, un volto amico, un aiuto concreto, piccolo ma prezioso, sono fondamentali: il Banco Alimentare, con Roberto e i tanti volontari, con i suoi progetti e i suoi valori, rappresenta una risorsa per tante persone. Non un’elemosina, ma quella carità, quell’empatia, quella solidarietà che al giorno d’oggi sembrano perdersi dietro agli slogan. Per il Banco e per le 180 associazioni che collaborano, non funziona il “prima i trentini”. «Prima chi ha bisogno. Che sia di Trento o di Firenze, che sia uomo o donna, che sia giovane o anziano, che sia bianco o nero», ci dice una delle volontarie presenti ieri in largo Carducci. Ecco, non l’abbiamo ancora scritto e ci scuserete: ieri il Banco è sceso in piazza, per un gazebo con raccolta fondi per festeggiare i 30 anni dell’Associazione. Un momento per raccontare la propria attività e farsi conoscere. In piazza ci sono, con Roberto, anche Monica, Francesco, Alberto, Paula, Anastasia, Ornella, Paulo, Germano, Roberto, Alfonso e altri ancora. E c’è un bel sole, che mancava da settimane.
Ma torniamo a parlare con Roberto Scarpari.

«Noi non siamo solamente “cacciatori” di cibo, ma anche di rapporti umani. Noi la mattina non diciamo “oggi vado a lavorare” ma “oggi vado al Banco”. Abbiamo certamente dei difetti, ma l’attenzione nei confronti dell’altro, del prossimo, non deve mancare. E in questa attenzione c’è anche la lotta allo spreco. Credo sia importante continuare a fare cultura in questo senso: grazie al progetto Banco Scuola entriamo anche negli istituti per parlare con i giovani, cercando di far capire loro che, ognuno nel suo piccolo, può dare una mano».

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