Cyberbullismo: «La morte di Mattia è una sconfitta per tutti»

di Lorena Stablum

«Il mio rammarico più grande, che è poi anche quello degli altri insegnanti, è che un ragazzo generoso come Mattia non abbia capito che poteva entrare a scuola e chiedere aiuto. È una sconfitta per tutti». Per Luca Branz , il direttore del Cfp Enaip di Ossana, dove per quattro anni ha studiato Mattia Bezzi , il diciannovenne di Cusiano che si è tolto la vita perché ricattato online, è il momento di prendersi del tempo. Fermarsi per riflettere su quello che è accaduto e trovare il modo per costruire relazioni profonde con gli altri. «Mattia lo conoscevo molto bene» commenta Branz - «Era un ragazzo timido ma generoso. Prima della sua persona metteva gli altri e in questa sua difficoltà non è riuscito a confidarsi. Vorrei trasmettere a tutti i nostri allievi che, una volta terminato il percorso di studio, con esso non significa che si debba chiudere anche un percorso di vita. Noi, insegnanti, ci siamo. Siamo qui anche dopo. Potete contare sul nostro aiuto e sul nostro sostegno».

Ed è proprio sull'importanza di riscoprire la relazione, il dialogo, il contatto umano che punta il dirigente. «La scuola propone sempre tanti progetti e percorsi di formazione e di sensibilizzazione. Di educazione alla cittadinanza, sulle dipendenze da sostanze, sull'uso della tecnologia» continua Branz «Certamente sono importanti, abbiamo il compito di dare informazioni, trasmettere conoscenza ma credo che a volte varrebbe la pena fermarsi, fare un passo indietro e non dare per scontate le piccole cose, come, ad esempio, scambiare due parole in corridoio. A volte, con questi progetti, rischiamo di riempire e programmare troppo le ore di scuola e ci dimentichiamo di stare insieme e dialogare con i nostri ragazzi. Ci concentriamo su progetti belli, interessanti e utili e togliamo tempo alla creazione di relazioni profonde e durature. La nostra scuola è piccola» aggiunge Branz «e ha sempre lavorato in questa direzione ma, mi rendo conto, non è bastato e questo è il risultato. Mattia si è imbattuto in una cosa più grande di lui e non ha saputo confidarsi con nessuno. Da questa storia usciamo tutti sconfitti».
Per questo, evidenzia ancora Branz, genitori e insegnanti devono saper costruire un'alleanza forte. «Per il bene di tutti» conclude «Perché, all'interno di una comunità scolastica, si sta bene se tutti stanno bene».

Una storia, quella che ha toccato la piccola comunità di Ossana, che è stata come un pugno allo stomaco e che, proprio come desiderava papà Guido , ha dato avvio a una riflessione sui pericoli della rete. Molto partecipata è stata, ad esempio, la serata che la Polizia postale ha tenuto venerdì al teatro di Fucine. «Il papà di Mattia, raccontando la storia del figlio, ci ha aiutato a crescere e a prendere coscienza di un problema» commenta il sindaco di Ossana Luciano Dell'Eva «La comunità è accanto a questa famiglia. Ma con il nostro imbarazzo e con il nostro pudore, pensavamo di portare rispetto verso questo papà e questa famiglia che sta soffrendo. Invece, Guido ora ci ha aiutato a capire come essergli ancora più vicino. Lui ci ha tolto dall'imbarazzo e ci ha indicato la via per affrontare questa difficile situazione».

«Di fronte a un fatto così grave» sottolinea infine l'assessora alla cultura Laura Marinelli «dobbiamo reagire in maniera costruttiva, informando e creando consapevolezza sui rischi legati al mondo di internet. Proprio per rafforzare questa comunità a novembre partirà un nuovo percorso di educazione al digitale. Famiglia, scuola e istituzioni devono allearsi e trasmettere messaggi coerenti».

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