Selezione delle guide dell'Etna tre professionisti trentini finiscono a processo a Catania

Ci sono anche tre guide alpine trentine nel processo che si celebra in Tribunale a Catania su - tra l’altro -  presunti favoritismi nella selezione delle guide per l’Etna. Tra i 19 imputati figurano, per accuse che appaiano marginali, anche tre nomi noti nel mondo dell’alpinismo e dello sci in tutte le sue declinazioni: Mario Taller, 53 anni di Folgarida; Gianni Trepin, 56 anni, di Vermiglio e Alberto Felicetti, 53 anni, di Predazzo. Il processo per le tre guide - difese dagli avvocati Massimo Viola, Nicola Stolfi e Achille Campagna - inizierà a maggio.

Lunga è la lista degli imputati. «Il più noto - scrive MeridioneNews di Catania -  è Francesco Russo Morosoli, patron della holding che porta il suo cognome e che deteneva, fino a poco tempo fa, il concreto monopolio delle escursioni sull’Etna tramite le due società ammiraglie: la Star e la Funivia dell’Etna». Assieme all’imprenditore sono finiti a processo in relazione al business dei trasporti turistici fino ai crateri dell’Etna anche ex dipendenti pubblici e manager delle società coinvolte.

Cosa c’entrano in tutto questo i tre trentini? Nulla. Sono finiti in un processo che in gran parte  non li riguarda. Le imputazioni a carico di Taller, Trepin e Felicetti sono relative solo alla prova di selezione delle nuove guide vulcanologiche per l’Etna. Trepin (in qualità di presidente della Commissione tecnica per la procedura concorsuale) e Taler (come componente della Commisione) secondo l’accusa avrebbero delegato a Biagio  Ragonese (presidente del Collegio delle guide alpine e vulcanologiche della Sicilia), a Orazio Di Stefano (vicepresidente del Collegio) e ad Antonio Rizzo (membro del direttivo) «le attività di individuazione del percorso prova pratica». Prova che sarebbe poi stata modellata dalle tre guide siciliane in base alle esigenze dei propri figli e comunicata agli stessi con anticipo in modo da permettere loro di studiare e testare il percorso. L’accusa ipotizzata è abuso d’ufficio. Trepin, Taller e Felicetti per la medesima vicenda sono accusati anche di falso perché nel verbale attestavano (contrariamente al vero, sostiene l’accusa) di aver proceduto alla tracciatura del percorso.

L’accusa viene respinta dalle guide trentine che sottolineano non solo di aver disegnato il tracciato, ma di avere anche le prove per dimostrarlo. «Ci sono foto ma anche tracciature delle celle telefoniche - sottolinea  l’avvocato Stolfi - che dimostrano il lavoro svolto: la tracciatura del percorso, con una prima parte di orienteering e una seconda di salita impegnativa, ha richiesto due giorni. È stato un lavoro serio che ha permesso di selezionare i candidati più preparati». Come mai allora qualcuno degli aspiranti guida conosceva in anticipo il percorso? «Questo lo sostiene l’accusa e dovrà provarlo - replica Stolfi - ma in ogni caso non ci riguarda. Il percorso è stato definito l’ultimo giorno per evitare interferenze. Se nonostante ciò qualcuno ha fatto filtrare all’esterno, questo certo non può essere addebitato alle guide trentine che, siamo in grado di dimostrarlo, hanno fatto un lavoro corretto e scrupoloso».

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