Mattarella a Mariapoli per le celebrazioni in onore di Chiara Lubich

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è l’ospite d’onore al Centro Mariapoli di Cadine, delle celebrazioni in corso questo pomeriggio in onore di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, a cento anni dalla nascita.  «Si può essere molto forti - ha detto nel suo intervento - pur essendo miti e aperti alle ragioni degli altri. Anzi, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento al Centro Mariapoli di Cadine, vicino a Trento, dove si celebra il centenario della nascita della fondatrice del Movimento dei focolari, Chiara Lubich. 

Il concetto di unità rappresentato dalla vita e dagli insegnamenti della fondatrice del Movimento dei focolari «non si esaurisce nell’ambito della Chiesa» ha aggiunto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia dei cento anni dalla nascita di Chiara Lubich.

L’unità, ha detto Mattarella «si traduce in fraternità verso tutti gli altri, a cominciare da chi ci sta più vicino, cosa che talvolta è la più difficile. E senza pregiudizi né barriere perché la fraternità è valore universale che non ammette confini o distinzioni. Chiara Lubich considerava fraternità come una categoria politica», ha ricordato il capo dello Stato.

Il presidente ha citato le parole pronunciate da Chiara Lubich in occasione di un incontro a Stoccarda, nel 2004: «Espressione della fraternità in politica è amare la patria, quella altrui come la propria. la più dignità per l’umanità sarebbe infatti quella di sentirsi un solo popolo, arricchito dalla diversità di ciascuno e per questo custode, nell’unità, delle differenti identità». 

E Mattarella ha insistito sul concetto di fraternità: «Viene da pensare che le tre parole chiave che la rivoluzione francese ha trasmesso alla modernità politica, libertà, uguaglianza e fraternità, hanno visto questo terzo concetto un pò più indietro, quasi relegato in secondo piano per effetto degli interessi materiali delle nostre società e forse anche del senso comune. Ma quello della fraternità è un elemento cruciale della convivenza. Un fondamento di civiltà e anche un motore di benessere. Basta riflettere sul fatto che l’Europa, le relazioni della Comunità internazionale, le nostre democrazie, hanno bisogno di questo senso di fraternità e di interpreti generosi. Perché senza fraternità rischiamo di essere esposti al dominio degli interessi o delle paure che nascono dai cambiamenti. E rischiamo di non avere la forza per superare diseguaglianze che sono crescenti, per qualche aspetto, per risanare le fratture sociali, per impedire la legge del più forte».

«Chiara Lubich seppe guardare oltre i confini e le macerie della guerra. Non a caso ha maturato la sua vocazione a Trento, città all’epoca dilaniata dal conflitto ma ponte e cerniera tra Mediterraneo ed Europa. Una ragazza che quasi 80 anni fa si mise al servizio dei poveri e continua ad invitarci all’accoglienza, all’impegno con gli altri e per gli altri. Un impegno che si comprende solo alla luce della relazione». Lo ha sostenuto il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, nel corso del suo intervento al Centro Mariapoli di Cadine, dove sono in corso le celebrazioni per il centenario dalla nascita di Chiara Lubich.

Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, ha detto invece: «Pensare che una trentina, originaria delle valli, è riuscita a portare un proprio messaggio di pace e unità, è motivo di orgoglio. E in questo centenario il messaggio viaggia in tutto il mondo grazie a Chiara Lubich. Quindi come trentini dobbiamo essere orgogliosi e dobbiamo ricordare, oltre che fare una giusta riflessione sul suo messaggio. Che va attualizzato: significa che il mondo è diverso rispetto ai tempi passati però che gli spunti positivi, la visione di unità e unitarietà devono essere ricercate da parte delle istituzioni».

L’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha sottolineato: «L’elemento più impressionate di questa donna è la lettura del Cristo abbandonato. In cui viene dato campo all’anti narcisismo: lei rilegge la morte di Cristo come eccesso di amore che diventa non violenza, persino tutela del nemico, liberazione dell’altro rispetto all’accreditare sé stessi. Una cosa di una attualità impressionate perché notiamo oggi una narrazione di sé stessi che è origine di un sacco di problemi. Se vogliamo aiutare l’Europa dobbiamo ripartire dalla riscoperta dell’altro». 

 (Foto Paolo Pedrotti)

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