La spietata banda di spacciatori sgominata da Dda e Finanza di Trento: albanesi in Alto Adige, droga e armi

Sono 25 le persone destinatarie della misura di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. L’indagine, denominata «Besa», coordinata dalla Dda di Trento e condotta dalla Guardia di finanza di Trento e dai carabinieri del nucleo operativo di Bolzano, ha sgominato un traffico di droga radicato nella zona di Merano e gestito principalmente da cittadini albanesi domiciliati tra Alto Adige, Veneto, Puglia, Albania e Svizzera.
L’indagine è partita all’inizio del 2018 e sino ad oggi ha portato a 43 denunce, sequestri di stupefacenti per mezzo milione di euro tra cocaina, hashish e marijuana, con 25 kg sequestrati complessivamente, e un giro d’affari stimato in circa un milione di euro. Le 25 misure, che si vanno ad aggiungere a 12 arresti in flagranza e 6 denunce a piede libero effettuati in precedenza, sono in esecuzione in queste ore: 21 persone - due italiani, sedici albanesi, un tunisino, un kosovaro e un macedone - sono già state condotte in carcere mentre 4 risultano ricercate tra Svizzera e Albania. Diversi indagati, quasi tutti con precedenti specifici, risultano domiciliati a Merano e dintorni, ma - secondo l’accusa - l’associazione aveva messo in piedi un giro di spaccio attivo in tutto l’Alto Adige, con importanti ramificazioni in Veneto e in Svizzera. Secondo quanto emerso dalle indagini gli indagati domiciliati all’estero avevano nelle disponibilità anche armi.

Un’organizzazione autonoma in tutto e per tutto, composta principalmente da cittadini albanesi, con contatti diretti con i principali cartelli sudamericani del narcotraffico. È uno dei dettagli emersi dall’operazione «Besa» - che in albanese vuol dire «patto d’onore - che ha sgominato un traffico internazionale di stupefacenti che aveva una delle basi principali dello spaccio nella zona del Burgraviato, in Alto Adige.
Cocaina, hashish e marijuana le sostanze vendute: la prima fatta arrivare da Germania e Svizzera dai principali porti dei Paesi Bassi, le altre due sostanze dall’Albania. Molti degli indagati si erano stabiliti nelle zone periferiche del meranese, sperando forse di non dare troppo nell’occhio, ma l’attività di spaccio - per gli inquirenti - riguarderebbe tutto l’Alto Adige e anche la provincia di Vicenza: due degli arrestati sono stati individuati a Palagiano e Massafra, in provincia di Taranto, ma all’epoca dei fatti contestati risultavano residenti a Bressanone, mentre tra i luoghi dello spaccio, oltre a un locale notturno e una pizzeria di Merano, é stato individuata anche una pizzeria di Appiano. Le due pizzerie risulterebbero intestate a un cittadino tunisino coinvolto nel traffico. Sulle tre attività la Guardia di Finanza darà ora avvio a una serie di indagini patrimoniali. Uno degli arrestati risultava invece domiciliato a Trento, nella zona di Gardolo.
Molti dei soggetti coinvolti avevano già a carico precedenti specifici, e in un caso uno degli arrestati, secondo gli investigatori, avrebbe gestito l’attività illecita mentre si trovava ai domiciliari sempre per episodi di spaccio. Per gli inquirenti si tratta di soggetti »di spessore criminale notevole«, come ha spiegato il capitano dei carabinieri del Nucleo operativo di Bolzano, Alessandro Coassin: »Quasi tutti - ha detto - muovevano ingenti quantitativi di droga, quasi mai abbiamo registrato passaggi con meno di 50 grammi di cocaina«. I consumatori invece, come ha spiegato Francesco Sodano, ex comandante del Gico di Trento e oggi al Nucleo di polizia economico-finanziaria, »sono migliaia e andavano dai 13 anni in su, con i giovanissimi che richiedevano marijuana e hashish, mentre la cocaina era richiesta da consumatori di fasce d’età un pò più avanzate".

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