Endemia accertata a Canazei e Vermiglio Un focolaio alla casa di riposo di Dro Tamponi sulla popolazione della Valsugana

«Sono negativo al Covid 19». Lo ha detto il direttore generale dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon, che è stato sottoposto a tampone dopo che una sua stretta collaboratrice è risultata positiva. «Anche il mio staff è stato sottoposto ad accertamenti, ad un’indagine epidemiologica e al tipo di contatti avuti con nostra preziosa collaboratrice. Poi sono stati eseguiti i tamponi e tutti sono negativi».

Tamponi sulla popolazione in Valsugana

 «In territori come Levico o la Valsugana, dove ancora non abbiamo registrato casi, faremo un tamponamento nella popolazione generale per essere sicuri che si tratti di patologia correlabile a Covid. Questo non lo faremo ad esempio a Canazei e Vermiglio, dove abbiamo un’endemia assolutamente accertata». Lo ha detto il dirigente del Dipartimento di prevenzione dell’Apss, Antonio Ferro, nel corso della conferenza stampa trasmessa in streaming dalla Provincia di Trento sulla situazione dei contagi da Coronavirus in Trentino.

«Con il mutare dell’epidemiologia stiamo anche mutando la strategia. Abbiamo due grandi categorie sui cui ci stiamo concentrando relativamente ai tamponi: una è la popolazione generale e l’altra sono i nostri operatori sanitari e anche coloro che risiedono all’interno della Rsa e delle lungodegenze.

Sulla popolazione generale stiamo partendo con un piano straordinario, già partito ieri il supporto dei medici di famiglia, che va ad individuare, tutti i soggetti che presentano una sintomatologia influenzale in questo periodo in cui l’influenza è finita, perché noi riteniamo che possa essere un caso probabile di Covid-19», ha spiegato Ferro.
«Riteniamo poi che va valutato un maggior utilizzo nelle Rsa che contengono popolazione fragile, abbiamo anche dati su come nelle case di riposo ci sia stato un problema di monitoraggio e quindi su ospiti e operatori aumenteremo il numero di tamponi. Stiamo valutando anche per i nostri operatori sanitari un tampone al quarto giorno o al quinto giorno, quella più probabile per l’inizio del sintomi. Stiamo valutando un allargamento dei tamponi su questa tipologia particolare che sono gli operatori sanitari. È ovvio che l’allargamento dei tamponi deve anche andare di pari passo con le possibilità diagnostiche del nostro laboratorio perché non possiamo permetterci in questa fase di non fare i tamponi nei sintomatici di cui non abbiamo certezza e nelle persone che arrivano in pronto soccorso con tipici sintomi da polmonite», ha concluso.

Un focolaio nella Rsa di Dro

«In valle di Ledro, alla Rsa di Bezzecca, non abbiamo notato particolari movimenti. Piuttosto registriamo un dato negativo, un focolaio nella Rsa di Dro, dove abbiamo diversi casi che, tra confermati e clinici ascrivibili ad infezione da Covid, ammontano a 14. In generale nella Rsa sono 111 i casi, con un aumento del 67% rispetto a ieri. La zona della valle di Ledro e dell’Alto Garda sembra rappresentare un’incidenza superiore ma bisogna dimostrare una correlazione tra i casi che si verificano in Rsa e quelli sul territorio. Per quanto riguarda invece altre due strutture di cura, Eremo e Villa Regina, sembra che l’epidemia sia sotto controllo e si sia abbastanza stabilizzata». Lo ha detto Enrico Nava, direttore dell’integrazione socio sanitaria dell’Apss.

«Nelle Rsa della Valsugana non ci risultano decessi ascrivibili a Covid. La situazione non desta preoccupazione. Teniamo conto che il numero fisiologico di decessi al giorno nelle Rsa è quattro al giorno, quindi 1.500 l’anno, e non registriamo un incremento di mortalità. Ma è evidente che siamo ancora in una fese intermedia dell’epidemia. Al di là dei casi confermati abbiamo ancora diverse situazioni che devono essere confermate con i tamponi quindi conosceremo la situazione nei prossimi due o tre giorni», ha affermato Nava.


Restando sul fronte sanitario, tante le novità annunciate ieri.

Covid-19: occupata più della metà dei posti

Su 316 posti letto totali per l’emergenza corona virus in Trentino 175 sono occupati. Ieri erano 132. “Si sta vedendo una progressione, siamo più o meno alla metà dei posti occupati ed il decorso della malattia è lungo e complicato. Si va dalla terapia intensiva fino a posti letto in cui i pazienti vengono ventilati, fino alla normale degenza”, ha detto il dirigente generale dell’Apss, Paolo Bordon.

Le Unità speciali 

Sono state istituite anche in Trentino le Unità speciali per la gestione dei pazienti affetti da Coronavirus che non necessitano di ricovero ospedaliero. Previste in tutta Italia per decreto legge, hanno lo scopo di agevolare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale. La Provincia ha previsto l’arruolamento di 16 medici, che potrebbero aumentare fino a 20 in caso di necessità, e ha programmato di impegnare quasi 700.000 euro.

Mezzolombardo pronto
I medici delle Unità speciali, insieme agli eventuali infermieri di riferimento, effettueranno le visite domiciliari nonché i monitoraggi telefonici e domiciliari. Analoghe attività sanitarie territoriali saranno svolte anche nei confronti delle persone con infezione da Coronavirus che a breve verranno collocate presso il Presidio Sanitario Territoriale di Mezzolombardo (posti letto ex Cure intermedie ed ex Hospice), nonché delle persone con sintomatologia simil-influenzale, in assenza di complicanze respiratorie, temporaneamente collocate presso le ex Caserme delle Viote.

La questione materiali 
Incontro ieri tra sindacati e direzione sanitaria provinciale. «Non ci hanno fornito date certe per l’arrivo di quanto richiesto. Per noi resta l’invito a mantenere nelle strutture più “calde” le mascherine Ffp2 per evitare contagi, in linea con quanto denunciato due giorni fa», spiegano Beppe Pallanch e Silvano Parzian della Cisl.

Studenti operativi 
Paolo Bordon ha spiegato che saranno potenziati i laboratori di analisi, con nuove strumentazioni, considerato il crescente numero di tamponi richiesto. Inoltre è stata inviata una mail a tutti gli studenti della Scuola di Medicina Generale di Trento, per chiederne la disponibilità a lavorare presso gli ospedali del Trentino, come previsto dall’ultimo decreto governativo nazionale.

Stop ai centri diurni
Il dirigente generale del Dipartimento salute Giancarlo Ruscitti ha evidenziato come l’attuale aumento dei casi fosse previsto dai modelli matematici. Ha poi annunciato la chiusura totale dei centri per anziani diurni che erano rimasti aperti solo per alcuni casi particolari e l’ulteriore riduzione delle prestazioni nei centri per disabili.

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