In 7 giorni dalla laurea al lavoro in prima linea

di Matteo Lunelli

Dalla corona d’alloro alla corsia. Dal vestito da festa (anche se in casa) a camice, mascherina, guanti e occhiali. Dall’essere una studentessa a diventare una lavoratrice. In un reparto Covid nel Covid Hospital provinciale. Il tutto nell’arco di appena una settimana. Sono giornate che Sara Cokaj non dimenticherà mai: 23 anni, è una delle 39 neo infermiere che si sono laureate nei giorni scorsi, con un mese di anticipo rispetto alle date previste, e alle quali è stata proposta un’assunzione immediata. E volontaria.

Ma lei, carattere forte e determinato, obiettivi ben chiari e grande voglia di dare un aiuto, ha detto immediatamente sì. Come gli altri suoi colleghi, del resto: «So che praticamente tutti hanno accettato e molti hanno già iniziato», ci racconta. Lunedì e martedì della scorsa settimana, 30 e 31 marzo, ci sono state le sessioni di laurea, rigorosamente online. Poi giovedì e venerdì sono partite le telefonate da parte degli uffici dell’Azienda sanitaria. E tra ieri e l’altro ieri i colloqui con i responsabili delle diverse strutture ospedaliere per l’assunzione di 6 mesi.

«Ieri mattina avevo in programma il colloquio all’ospedale di Rovereto. Tutto si è concluso con “Ok, perfetto. Ma adesso andiamo in reparto: vestiti che si inizia”. Così sono passata dall’essere una studentessa appena laureata a lavorare. Mi hanno accolta benissimo, con tanti consigli e attenzioni. C’è stato poco tempo per i convenevoli, abbiamo iniziato con la vestizione, il momento più delicato e importante».
Tuta, guanti, maschierina, occhiali, coperture: l’infermiera doveva essere pronta per entrare in reparto e per entrare in contatto con i pazienti, alcuni positivi al Coronavirus. Poi, al rientro a casa, la telefonata con mamma e papà.

«Erano molto orgogliosi, mi hanno detto di non mollare anche se può essere difficile passare in pochi giorni dalla preoccupazione per la tesi al prendersi cura dei malati di Coronavirus. Effettivamente questo strano primo giorno di lavoro è stato duro e stancante, non è facile abituarsi a occhiali e mascherina. Poi l’agitazione del primo giorno era triplice: c’era il passaggio da studentessa a lavoratrice, che è sempre un salto importante. In secondo luogo mi trovavo in un ospedale per me nuovo, visto che i tirocini li avevo sempre fatti al S.Chiara, in un reparto che non conoscevo e con la voglia di guadagnarmi la fiducia di tutta la squadra. Infine, ma non meno importante, il fatto di fare questi passaggi di inserimento professionale durante l’emergenza Covid-19. Un nemico invisibile da combattere».

Un triplice balzo, tre gradini in un solo colpo per lei e per gli altri infermieri appena laureati. Una corona d’allora senza troppi festeggiamenti. Almeno per ora. «Avremmo dovuto fare esame di stato e discussione della tesi a fine aprile, invece abbiamo anticipato tutto, facendolo online. Niente feste, papiri e vestito per l’occasione: nell’ultimo mese abbiamo accelerato con lo studio, festeggiato in famiglia e poi atteso la chiamata, che è arrivata subito. Ma siamo pronti e vogliosi di aiutare».

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