Nonni "isolati" e mascherine per due anni? Da Ruscitti parole gravi, la lettera di un gruppo di parenti: "E' inumano"

“Concentrazione” di tutti gli anziani malati Covid in una sola RSA a Volano; impossibilità dei parenti di andare a trivare gli anziani in RSA; isolamento degli ospiti delle case di riposo “per due anni”. Sono alcune delle dure e perentorie indicazioni che il dottor Giancarlo Ruscitti – il Dirigente del Dipartimento Salute e Politiche Sociali – ha dato sabato in una nostra intervista che ha fatto molto discutere. E un gruppo di familiari di anziani ospiti ha inviato questa lettera aperta all'Adige.

«Sul giornale di sabato 11 aprile 2020, in un'intervista, Giancarlo Ruscitti, il dirigente generale del dipartimento sanità della PAT, in spalla sulla prima pagina in bella evidenza, ad una domanda del giornalista che gli chiede se finita “la quarantena” si potranno andare a trovare le nonne, sentenzia in modo lapidario “Direi di no”. Se poi si legge l’articolo riportato all’interno, ribadisce che non si potranno proprio andare a trovare i nonni per i prossimi due anni. (Non è così, ndr: di due anni Ruscitti parla per le mascherine, non per le visite in Rsa).

Siamo un gruppo di amici, padri e madri di famiglia, e ci siamo accorti che la maggior parte dei nostri genitori sono stati allarmati da queste notizie e ci hanno telefonato: chi mettendosi a piangere, chi disperato e chi chiedendo veramente se si sarebbero applicate queste disposizioni.

Troviamo particolarmente gravi queste dichiarazioni del tutto personali cioè senza l'avallo di istituzioni né politiche né mediche che mettono i nostri cari in una situazione di disagio psicologico e depressivo molto importante considerato la loro età.

Non siamo degli scienziati ma è riconosciuto che un “effetto placebo”, pure nella comunicazione, ha un suo significato e valore. Che senso ha, in assenza ancora di verità, spaventare ed angosciare? E’ inappropriato sia nei tempi (perché ora?) che nei modi. Questo dovrebbe essere il momento delle coccole e del regalare una speranza soprattutto a quelle persone che ora stanno più soffrendo in questo momento, cioè gli anziani. Quindi noi cittadini pretendiamo uno sforzo per dimostrare una maggiore delicatezza ed attenzione nel comunicare, ancora di più se si tratta di persone autorevoli, come il Dott. Ruscitti.

Questo è il momento della responsabilità, tutti stiamo rinunciando a qualcosa per un futuro migliore (soprattutto i nonni) e i primi da cui si pretende cautela, serietà e sobrietà sono le persone pagate da tutti noi per gestire l’emergenza, le quali potrebbero dignitosamente rinunciare al loro sabato di gloria in prima pagina.

Quindi per ultimo, ma forse per noi cosa più importante, un appassionato consiglio al vostro seguitissimo giornale: invertire la rotta, dare più valore alle notizie positive (ce ne sono e ce ne saranno sempre più) per dare il proprio contributo alla nostra società ormai duramente messo alla prova da questa emergenza e dare forza a tutti quelli che hanno ancora voglia di costruire e soprattutto non vogliono smettere di sognare».

Con un dato finale, inviatoci da un lettore: «Vi è un dato certo che viene dal passato senza Covid 19. La permanenza media degli ospiti in RSA si colloca tra i 2 e 3 anni. Tra due anni quanti saranno ancora vivi dei presenti?»


CHE COSA HA DETTO RUSCITTI

Ecco come sarà il Trentino di domani. E anche di dopodomani. Ecco come sarà la nostra vita che, di "normale" avrà ben poco. I nostri comportamenti, le nostre abitudini, i nostri svaghi, i nostri affetti non saranno più come due mesi fa. Il quadro che ne viene fuori è piuttosto drammatico. A parlarne è Giancarlo Ruscitti . Che è un medico, prima di tutto. Ma è anche il dirigente del dipartimento sanità della provincia. Ed è a capo della task force provinciale. Insomma, se il presidente Fugatti e l'assessora Segnana forniscono le letture e le indicazioni politiche, se il direttore generale dell'Azienda sanitaria Paolo Bordon fornisce gli aspetti più legati a ospedali e personale medico e infermieristico, se il dottor Antonio Ferro fornisce dati, numeri, prospettive, strategie dal punto di vista dell'igiene pubblica, alla fine a tirare le somme, a ponderare le indicazioni di governo, Istituto superiore della sanità e Organizzazione mondiale della sanità è il dottor Ruscitti. «Con prudenza e lentamente stiamo per entrare nella fase 2 dell'emergenza. Ci sono tanti dati da analizzare e valutazioni da fare, ma tra fine aprile e inizio maggio ci saranno dei cambiamenti. Quello che deve essere chiaro è che non sarà un ritorno alla normalità, in tutti gli ambiti, da quelli economici alla scuola, dalle abitudini quotidiane ai rapporti sociali».

Un esempio di come cambierà?

Le mascherine. Dovremo abituarci a convivere con quelle, ad averle praticamente sempre.

Come si esce di casa con il portafoglio.

Esatto, diventeranno compagne di vita per due o tre anni.

Anni? Forse intende mesi.

No. Dobbiamo parlare di anni. Almeno finché non ci sarà un vaccino. Si parla di fine 2021 per averlo, sono stati fatti progressi importanti, ma il punto non è solamente crearlo, è averne dosi in numero tale da soddisfare le esigenze della popolazione mondiale.

Insomma il virus non se ne andrà come per magia con l'estate.

Dovremo imparare a conviverci, lo dicono chiaramente Iss e Oms. E per conviverci dovremo cambiare le nostre abitudini. Non sarà tutto immediato: quando riapriremo, seppur in modo graduale, ci vorranno dieci o quattordici giorni per vedere gli effetti, positivi o negativi che siano.

La fetta di popolazione più anziana resta quella più a rischio?

Così dicono i dati. Ci saranno delle forme di auto isolamento per gli over 75 e dovrà esserci un'attenzione enorme per i luoghi affollati.

Le Case di riposo rappresentano i luoghi più delicati: cosa si farà?

Le ultime decisioni annunciate dal presidente Fugatti indicano quella che sarà la strada. A Volano e a Pergine ci saranno Rsa per persone infette, mentre si cercherà di preservare le altre strutture. Non dimentichiamo che la popolazione trentina ha un'età media molto alta: si invecchia e la domanda per quelle strutture resta alta. Dobbiamo fare in modo che i nuovi ingressi siano sicuri. Da più di un mese nelle Case di riposo non entra nessuno, ma mortalità e contagi restano piuttosto alti. Il Covid-19 entra comunque. Il numero di decessi ce lo aspettavamo, sta oggettivamente accadendo quello che, in proporzione, ci aspettavamo.

Sono numeri drammatici.

Senza dubbio. Ma vanno analizzati, ad esempio per capire le differenze con la vicina Alto Adige. Noi, in nome della massima trasparenza e delle chiarezza nei confronti dei cittadini abbiamo voluto porci in un certo modo, prendendo atto di malattie e problematiche pregresse. La diagnosi di morte la fa il medico e noi prendiamo atto dell'eventuale Covid e registriamo. Poi la valutazione sulla diagnosi spetta all'Iss.

Ma si potrà andare a trovare le nonne? A prendere canederli o torta di rose?

No. Direi di no.

Cambiamo argomento, perché questa risposta è da lacrime agli occhi. Bambini?

Il fatto che le classi di età più colpite dal virus siano gli over 75 non significa che bambini e adolescenti non si siano infettati. In molti casi hanno avuto il Coronavirus senza alcun sintomo e avrebbero potuto potenzialmente essere contagiosi. E nelle scuole di ogni ordine e grado, lo sappiamo tutti, non ci sono solo bimbi e adolescenti.

Un altro tema sono i "danni collaterali", o meglio decessi collaterali da Covid: persone che per vari motivi, spaventate dal virus o vista la sospensione per circa un mese delle visite programmate, si sono aggravate.

È un tema, è vero. Ma per ora non ne abbiamo registrati. Abbiamo messo in quarantena certe prestazioni, è vero, e ci siamo concentrati sui pazienti Covid: comunque i casi più gravi li abbiamo trattati e lentamente stiamo riprendendo con l'attività ordinaria. Il Santa Chiara piano piano inizia a "respirare" e faremo convergere lì la maggior parte dell'attività "extra Coronavirus". L'ospedale che tornerà per ultimo alla normalità sarà quello di Rovereto.

Anche le iniziative che riguardano, per ora, i 5 comuni con più infetti rispetto alla popolazione sono un possibile segnale di quello che si farà in futuro?

In quei paesi abbiamo messo in atto delle misure di contenimento che, se daranno come crediamo buoni risultati, potrebbero diventare un esempio da seguire anche per il futuro. E qui si introduce il tema dei nuovi contagi, soprattutto di quelli difficili da capire e ricostruire: se non si riesce con le indagini epidemiologiche ci si può concentrare sui luoghi, su "macro aree" dove agire con tamponi a tappeto, esami e isolamenti per evitare focolai.


Quando al lavoro in maniera "normale"?
La giunta sta facendo videoconferenze e gruppi di lavoro quotidiani per capire le modalità della ripartenza. Dal punto di vista sanitario l'indicazione che diamo è su distanze e mascherine. Quelle devono essere la prassi, la conditio sine qua non.

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