Le mascherine col sorrriso di Ignazio e Cecilia dividono il web: «Bravissimi», o «Avvoltoi»

Il grande lancio delle «mascherine con il sorriso» pubblicizzate dalla coppia dello showbiz formata da Ignazio Moser e Cecilia Rodriguez, si è rivelato un grande successo e parzialmente anche un boomerang per i due. Nata con intenti commerciali ma anche di beneficenza, la creazione delle «mascherine di Ignazio e Cecilia» - lanciata dagli account Instagram dei due - ha avuto un enorme ritorno sui social, con migliaia di followers estasiati, ma anche ovviamente qualcuno che ha voluto sfogarsi accusando i due di «voler far soldi anche nella tragedia».

Tutto perché i due - che hanno passato il “lockdown” nel maso di Gardolo, ufficialmente a potare vigne con Checco Moser - hanno accettato di fare da testimonial per la nuova linea di protezioni realizzate dagli ex professionisti Bandiera e Dall’Antonia (già compagni di squadra di Ignazio), e disegnate dall’illustratore e artista napoletano D’Alessandro, che ha lavorato con Justin Bieber. Con anche un nobile intento: «Parte del ricavato alla Caritas Italiana» hanno precisato ieri in un articolo sulla Gazzetta dello Sport.

Ignazio e Cecilia, quindi, testimonial di MBWear, azienda leader nella produzione di capi d’abbigliamento professionali dedicati al mondo bike, running e ski: giovane azienda trevigiana in grande crescita, con basi a Pieve di Soligo e Maser. Ma non solo: secondo la Gazza, Ignazio Moser è anche fra i fondatori dell’azienda: «L’idea di queste mascherine - ha detto alla Gazzetta ieri - è nata dal desiderio mio e di Cecilia di continuare a rivolgere un sorriso alle persone che incrociamo per strada e di strapparne uno a loro. Insomma, volevamo continuare ad apparire noi stessi, anche con il filtro della mascherina!».

Tutto bello. Peccato che il popolo del web si sia diviso in due. Su Instagram ci sono infatti oltre 30 mila “like” con i messaggi dei loro fans (e un diluvio di cuoricini). Ma pure decine di messaggi negativi: nemmeno la donazione (non quantificata) alla Caritas ha ammorbidito il popolo del web, che in questa nuova iniziativa vede solo un altro mezzo per guadagnare. «Sì sì, certo. E a specularci sopra. Non gli bastano tutti i soldi che già hanno», ha scritto un utente commentando la notizia. C’è chi non ha usato mezzi termini, apostrofandoli come «Avvoltoi» e chi mette in dubbio l’aspetto solidale dietro la scelta di lanciare le nuove mascherine: «L’idea è nata dal business».

Non solo: polemica anche sul costo delle mascherine griffate: «20 euro per questo orrore, quando la gente non può permettersi mascherine da 1,50 euro?»

Ignazio non ci sta e contrattacca: «Intanto voglio dire che il progetto è nato fin dall’inizio con il coinvolgimento della Caritas: non solo daremo una parte dei ricavati, ma io mi sono impegnato con Caritas a fare i miei turni nelle loro mense di Milano».

E i commenti negativi? «Ci stanno, come sempre sui social. Ma devo dire che il lancio è andato benissimo e ne abbiamo vendute già veramente tante. Anche perché - spiega Moser - io non vendo mascherine chirurgiche o professionali ma accessori di moda. Lo fanno Gucci, Fendi e tutte le altre case di moda che le vendono anche a 200 euro al pezzo. Ecco, diciamo che siamo in questa fetta di mercato, ovviamente a dieci volte meno il prezzo. Ma posso assicurare che la nostra percentuale di guadagno è veramente piccolissima»,

Però intanto le critiche sono fioccate e rimablazate sui giornali, ad esempio sul quotidiano nazionale «Il Giornale». Ignazio non si scompone: «Si può scegliere di dare voce a pochi dissidenti critici, o magari notare il successo di una iniziativa che alla fine è pure benefica. Non ho visto articoli sulle mascherine Gucci. E invece con noi... evidentemente c’è tanta invidia».

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