Chiusure domenicali delle attività commerciali Il sindaco di Trento all'attacco della giunta Fugatti

di Giorgio Lacchin

La legge sulle aperture domenicali e festive dei negozi non va bene, così com'è, e va corretta: il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, non ha dubbi. 
Sindaco Andreatta, la norma stabilisce che Trento non è un comune turistico.
«Mi sembra un'affermazione piuttosto pesante».
Per stabilirlo hanno applicato un criterio strettamente matematico.
«Un criterio molto discutibile. Non c'è dubbio che Trento sia una città turistica: lo pensano in tutta Italia, in tutto il mondo, direi, ed è una realtà suffragata da numeri in costante aumento. La settimana scorsa abbiamo tenuto l'assemblea dell'Azienda di promozione turistica: nei dati del 2019 c'era un più sotto la voce arrivi e un altro più sotto la voce presenze. La crescita è costante da almeno 20 anni».
È sicuro?
«Sono in giunta da 22 anni, ventuno da sindaco o vicesindaco».
Come non detto.
«A me interessa, però, la qualità oltre alla quantità. E Trento è una città storica e una città d'arte in cui ogni epoca ha lasciato una testimonianza».
Trento turistica perché città storica.
«Non solo. Trento città della cultura: grazie all'Università e ai centri di ricerca, ma anche alla rete museale, e sempre di più con gli eventi e in particolar modo i festival. Trento è città dai tanti turismi ».
Si dice così, oggi, al plurale.
«Il turismo enogastronomico: abbiamo delle eccellenze nel campo della produzione di vino e della spumantistica. Il turismo sportivo: a Trento si vivono grandi eventi e in più vanno in scena le giornate iniziali o le premiazioni di manifestazioni che si disputano altrove. Mettiamo tutto insieme e scopriremo che al nostro capoluogo non manca quasi nulla. E chi d'estate è nelle valli, spesso scende in città per il Muse, il castello del Buonconsiglio, la cattedrale».
Trento città turistica per 12 mesi.
«Sì, qualcuno un po' di più, qualcun altro un po' meno».
E qui sopraggiunge la questione della chiusura festiva e domenicale dei negozi.
«Io non sono il fautore dei negozi aperti tutte le domeniche: non è questo il mio obiettivo».
Qual è, allora?
«Quello di costruire - insieme alle categorie economiche, ai sindacati - una soluzione trentina al problema».
Lei cosa propone?
«Mi ero molto appassionato a suo tempo - c'era ancora Dellai - quando l'assessore Olivi aveva cercato di percorrere una strada trentina che fosse una via di mezzo tra il "sempre aperto" e una chiusura eccessiva».
Concretamente?
«Tra le 18 domeniche di apertura stabilite dalla nuova legge e il "sempre aperto", penso si possa trovare una ragionevole via mediana. Insomma, le domeniche sono 52, mettiamoci poi 10 festivi: non dico di tenere aperto tutti e 60 i giorni - non sono convinto sia il meglio - ma neppure 18. Si può trovare una soluzione intermedia, che non vuol dire fare equilibrismi. Chiaro che ci sono località dove a luglio e agosto è bene tenere sempre aperto, mentre in altre zone forse non avrebbe tanto senso».
Evidente.
«Nonostante Trento sia chiaramente una città turistica, capite che aprire i negozi in tutte e otto o nove le domeniche di luglio e agosto forse non sarebbe la soluzione migliore. Allo stesso modo, però, non avrebbe senso, in ottobre o novembre, tenere aperti dei negozi in val di Fiemme o val di Fassa, alto Primiero o alta Rendena».
Una via trentina, dunque.
«Una via, aggiungo, in cui ai comuni e alle Comunità di valle si dia il mandato di stabilire il meglio. Chiaramente questa strada va costruita bene: l'altra volta, di fronte al nostro tentativo, hanno valutato che ci muovevamo nell'incostituzionalità. Non so come andrà questa volta, ma credo possa andare nello stesso modo...».
Lei dice?
«È opportuno, dunque, andare a Roma con una proposta forte, e sarà forte se non l'avremo costruita di fretta, perché la fretta è sempre cattiva consigliera».
Sindaco Andreatta, ha l'impressione che in questa occasione ci sia stata tanta fretta?
«Sì».
Come mai sarebbe successo?
«Non lo so. Noi, come comuni, non ci siamo neanche espressi... Mi pare di avere capito che più avanti ci sarà l'occasione. L'unica cosa positiva - consolante più che positiva - è che si è posto il 31 ottobre come data di verifica. Ma la strada intrapresa non è quella giusta: è mancato l'ascolto, il dialogo, la condivisione».
Perché zero dialogo?
«Penso che qualche categoria sia stata sentita, ma non abbastanza».
Questa legge farà dei danni?
«Diciamo che non è il meglio per tutti, in tutto il Trentino. C'è chi è contento: capisco la posizione dei sindacati - mio padre era dipendente in un negozio - ma ragionerei con loro e credo che potremmo trovare una strada».
La legge, insomma, andrebbe corretta.
«Io credo di sì e mi auguro che chi arriverà dopo di me possa proporre strade nuove. Bisogna prendere atto che il Trentino è pieno di specificità: non solo il capoluogo è diverso dalle valli, ma spesso le valli sono diverse tra di loro. La compattezza e l'identità del Trentino vanno mantenute, ma dobbiamo anche accettare che il territorio sia sfaccettato. Trento non sarà mai Riva del Garda o Vigo di Fassa, però io so che ho bisogno di Riva e Vigo. Mi auguro che anche Vigo e Riva capiscano che hanno bisogno di Trento».

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