Carabiniera e mamma, trasferimento negato: «prima l'interesse pubblico»

Con due figli piccoli (uno ha meno di tre anni, l’altro è nato da pochi mesi) ha chiesto all’Amministrazione per cui lavora di potersi avvicinare al marito, libero professionista in una regione del sud Italia.

Ma la donna, carabiniera in servizio in Trentino, si è vista rifiutare la domanda si trasferimento. Non le è andato bene neppure il ricorso al Tar. Motivando il diniego, ripreso anche dai giudici amministrativi, si evidenzia il ruolo svolto dall’Arma sul territorio: garantire la sicurezza alla collettività, viene spiegato, significa mettere l’interesse pubblico generale al primo posto (quindi anche davanti alla famiglia), soprattutto in una «rilevante situazione deficitaria, quanto al personale assegnato, dell’attuale sede di servizio».

La carabiniera aveva presentato nei mesi scorsi domanda per l’assegnazione temporanea di un incarico nella regione in cui lavora il marito. Poi è arrivata l’emergenza Covid ed il desiderio di ricongiungere la famiglia è diventato impellente. Ma l’Arma dei carabinieri ha rigettato la domanda di trasferimento: il diniego è motivato dalla mancanza di personale nell’attuale sede di servizio della donna. E, siccome c’è carenza di militari in molte zone d’Italia, per sostenere la propria tesi l’Amministrazione ha comparato le scoperture di organico nell’attuale sede di servizio della carabiniera e nella zona in cui ha chiesto di trasferirsi temporaneamente: manca più personale in Trentino rispetto alla provincia del sud in cui la donna vorrebbe prendere servizio per avvicinarsi al marito.

La donna, assistita dall’avvocato Michela Scafetta, ha impugnato il provvedimento davanti al Tar di Trento dato che è prevista dalla legge l’assegnazione temporanea di incarico a lavoratori dipendenti dalle amministrazione pubbliche; tra i motivi contemplati dalle normativa c’è, appunto, l’avvicinamento alla famiglia. Nulla da fare. Il Tar, nell’ordinanza con cui rigetta la richiesta della carabiniera, ricorda che il provvedimento dell’Arma circostanzia in dettaglio «le rilevanti scoperture di organico» dei carabinieri. Analizzando l’intera catena di comando del Trentino Alto Adige è stato evidenziato come l’Arma «non possa subire il detrimento di ulteriori unità, in quanto non ripianabile con la movimentazione di altro personale».

Il trasferimento è stato negato alla carabiniera in quanto «nella descritta situazione, qualunque riduzione organica comporterebbe la necessità di ridimensionare l’attività istituzionale mirata a garantire sicurezza alla collettività, con pregiudizio per l’interesse pubblico generale, rispetto al quale l’interesse individuale recede», come si legge nell’ordinanza del Tar.
Insomma, chi si arruola si mette al servizio del proprio Paese. E in un periodo di emergenza, sia per la mancanza di personale, sia per la diffusione del coronavirus, al primo posto dei militari dell’Arma deve esserci la difesa del cittadino.

Scontato ora il ricorso della carabiniera al Consiglio di Stato.

(Foto Facebook Arma)

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