Mamma no vax, tolta la patria potestà Il papà vince il ricorso in tribunale I giudici: «Sui vaccini al bimbo decide lui»

di Patrizia Todesco

La mamma, convinta no vax, non voleva sentir parlare di vaccinare il suo bambino che a 2 anni ancora non aveva ricevuto alcuna protezione contro difterite, tetano, epatite B, pertosse, poliomielite.

Di diverso avviso il padre che ha cercato in ogni modo di convincere la donna ad ammorbidire le sue posizioni. Alla luce del fatto che non riusciva proprio a farle cambiare idea e che nel frattempo il tempo passava, l’uomo si è prima rivolto all’avvocato Andrea Stefenelli e poi al tribunale dei minori chiedendo l’intervento del giudice. Giudice che gli ha dato ragione togliendo la responsabilità genitoriale (o patria potestà come veniva chiamata una volta) alla donna. Ora, in base al provvedimento emanato, a decidere in materia di vaccini è il padre. E così, poco dopo il provvedimento, al piccolo sono state somministrate le prime dosi, così come previsto dal calendario vaccinale.

Alla mamma, una professionista residente in piana Rotaliana, non è rimasto altro da fare che farsi da parte. Inizialmente la posizione della donna era piuttosto netta. Aveva detto no ad ogni vaccinazione senza lasciare spiragli di una possibile apertura. Poi, quando forse anche il marito si era fatto più insistente e aveva messo di mezzo anche l’avvocato, aveva fatto intendere che quando il bambino fosse cresciuto avrebbero potuto riparlarne ma che al momento non c’era necessità di proteggerlo in quanto non frequentava asili, scuole o comunità e che lei lo allattava garantendo quindi quella protezione anche contro tutta una serie di malattie.

Durante un’udienza all’inizio di luglio, davanti al giudice onorario del Tribunale dei minori di Trento, entrambi i genitori si sono dichiarati consapevoli rispetto all’importanza di vaccinare il figlio ma c’era sempre una divergenza rispetto alla data della prima somministrazione. Il giudice, in quell’occasione, ha dato alla coppia un’altra possibilità per accordarsi: 5 giorni di tempo per trovare una soluzione comune. Ma anche l’invito del giudice non è servito a trovare una linea condivisa: la madre, in quei giorni, avrebbe voluto subordinare la fissazione dell’appuntamento per le vaccinazioni alla duplice condizione di assicurare la disponibilità del pediatra a visitare il minore in caso di reazione negative al vaccino e di una visita preventiva. Il padre, invece, chiedeva il vaccino subito in quanto era già passato troppo tempo dalle scadenze indicate dall’Azienda sanitaria. A quel punto il giudice è intervenuto per una serie di fattori che, a suo dire, danneggiavano il bambino. «In primo luogo, in assenza di copertura vaccinale, vi è una maggiore esposizione ai rischi di contrarre una malattia. Inoltre l’omessa vaccinazione si ripercuote negativamente sul percorso sociale-educativo, limitando la possibilità di accesso alle strutture formative. In terzo luogo l’esposizione quotidiana del minore al conflitto genitoriale ne pregiudica la crescita».

L’intervento del giudice, più che una punizione per la madre, va letto come una protezione per il minore. Un intervento emanato anche per evitargli i continui contrasti dei genitori su un tema così delicato.
Il giudice ha quindi disposto la limitazione parziale della responsabilità genitoriale della madre al fine di permettere al padre di procedere autonomamente, senza il consenso della compagna, alle vaccinazioni obbligatorie «rimettendo al padre la decisione rispetto alla possibilità di sottoporre il minore a una visita medica preventiva».

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