Nel rubinetto il batterio che ha ucciso 4 neonati in ospedale a Verona Toccante protesta di una mamma

Protesta a oltranza davanti all’Ospedale della Donna e del Bambino, a Verona, di Francesca Frezza, la mamma che per prima ha denunciato il caso del batterio killer, il citrobacter che ha causato la morte di quattro neonati con la successiva chiusura del punto nascite del nosocomio di Borgo Trento, riaperto proprio questa mattina.

«Sono qui - ha detto - perché è arrivato l’esito dell’autorevole commissione d’indagine nominata dal governatore Luca Zaia. Un esito pesante, perché conferma tutto quello a cui ho sempre pensato in questo lungo anno».

Sarebbe stato annidato in un rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale il batterio che sarebbe stato la causa della morte dei quattro bambini tra la fine del 2018 e quest’anno, e che ha indotto i responsabili sanitari alla sua chiusura.

È la conclusione a cui giunge la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto, e di cui un’anticipazione è stata pubblicata oggi dal Corriere del Veneto. Si tratta della cosiddetta «commissione  esterna», coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova.

Un’altra relazione, che sarà consegnata alla Prociura della repubblica di Verona, è composta da membri interni all’amministrazione regionale.

Secondo le conclusioni della commissione esterna, il Citrobacter avrebbe colonizzato il rubinetto probabilmente a causa di un mancato o parziale rispetto delle misure d’igiene; un altro errore potrebbe essere stato di ricorrere all’acqua del rubinetto e non ad acqua sterile.

I primi controlli da parte dei vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell’emergenza Coronavirus.

L’intero reparto di Ostetricia - Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica - è stato riaperto oggi, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell’Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.
(ANSA).

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