«Fateci visitare i nostri anziani» il Comitato «Rsa Unite» incontra Provincia e Azienda Sanitaria

Primo incontro, ieri mattina, , fra l’amministrazione provinciale e i rappresentanti del comitato familiari “Rsa Unite” Trentino, che si è da poco costituito. La riunione è servita per discutere e confrontarsi su alcuni temi e problematiche riguardanti gli ospiti delle Rsa e i loro familiari, e per individuare una modalità che consenta di favorire l’aspetto relazionale fra gli anziani, duramente provati da questa pandemia, e i parenti. Fra i presenti, accanto all’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, vi erano per Apss il direttore del Dipartimento di prevenzione Antonio Ferro e quello per l’integrazione socio-sanitaria Enrico Nava, nonché alcuni referenti del Dipartimento provinciale sanità.

I rappresentanti dei nuclei familiari provenienti da zone diverse del territorio provinciale, hanno ribadito la loro totale disponibilità a collaborare con l’amministrazione provinciale e sanitaria per cercare di individuare modalità meno stringenti rispetto al rapporto con i loro anziani familiari residenti presso le diverse strutture, duramente provati dalla situazione post pandemica. Hanno inoltre manifestato le loro preoccupazioni circa gli aspetti psicologici conseguenti a modalità di rapporto e di incontro che creano disagio e influenzano lo stato emotivo e anche fisico degli anziani.

L’assessore provinciale alla salute Stefania Segnana ha evidenziato come questo incontro rappresenti un’occasione per condividere possibili soluzioni per migliorare l’aspetto relazionale, fermo restando il principio della tutela della salute verso i pazienti e gli operatori sanitari. Ha poi ripercorso le tappe principali che hanno portato alla stesura delle linee guida realizzate tenendo conto delle disposizioni ministeriali e aggiornato i presenti sui dati oggettivamente positivi che l’applicazione di tali provvedimenti ha portato nelle singole Rsa. In tal senso ha ricordato che in Trentino vi è un numero di posti letto sensibilmente superiore alla media nazionale, anche per questo i numeri dei contagiati presso le singole Rsa è stato elevato. Va comunque ricordato che su un totale di circa 5600 posti letto, gli ospiti rimasti immuni al virus sono oltre 4000 e ciò è stato possibile grazie anche alla reazione immediata di contenimento messa in atto. Stefania Segnana, come si ricorda, era fermamente contraria al divieto di visite dei parenti alle Rsa, e ancora il 5 marzo - in piena pandemia - era stato il Governo a vietare le visite, con Segnana e il dirigente Ruscitti che in conferenza stampa commentò questo divieto come «incomprensibile». Il che aveva generato un duro scontro fra Giunta Provinciale ed enti gestori (Spes e Upipa).

Il dottor Ferro ha quindi chiarito che le ferree linee guida introdotte hanno permesso alle strutture di tornare “covid free” ed ora, con la curva dei contagi in aumento e in vista dell’autunno, non è opportuno modificarle. Ha comunque sottolineato come i casi particolari, vadano valutati dal direttore sanitario sulla base di specifiche valutazioni cliniche sanitarie. Il direttore del Dipartimento di prevenzione ha poi ricordato che, quando possibile, vanno facilitati gli incontri all’aperto, nei giardini delle singole strutture, con tutti i dispositivi di protezione previsti.

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 LE RICHIESTE DEL COMITATO

I rappresentanti di familiari di molteplici RSA e strutture per disabilità annoverando migliaia e migliaia di famiglie del Trentino e del Veneto hanno chiesto un intervento urgente al Primo Ministro Giuseppe Conte e al Ministro della Salute Roberto Speranza, al fine di ripristinare il contatto umano tra ospite e propri familiari ed evitare il precipitare del decadimento dei residenti dovuto al lungo distacco, scongiurare le gravi ripercussioni psicofisiche e cognitive dei pazienti ormai reclusi da 6 mesi (metà anno) nelle strutture assistenziali.

La lettera di richiesta di questo urgente intervento è partita da un comitato di familiari “RSA_Unite”, costituitosi spontaneamente in tempi rapidissimi e sostenuto dall’Ordine dei Medici della Provincia di Trento con tutti gli altri Ordini Professionali Sanitari e Socio-Sanitari della Provincia di Trento, da A.I.T.Sa.A.M. Associazione Italiana Tutela Salute Mentale e da APPLET (Associazione Privata Per L’Efficienza e la Trasparenza delle pubbliche amministrazioni) avente sede a Roma – sezioni del Veneto e del Trentino – ed è sostenuta inoltre dalla Federazione del Pubblico Impiego Dirpubblica.

I firmatari della richiesta, chiedono di addivenire a “rapidissime soluzioni migliorative” con modifica del DCPM e dei protocolli normativi per consentire le riaperture, ribadendo di voler continuare a tutelare massimamente la sicurezza dei residenti delle strutture.

“Ci siamo riuniti e contattati – scrivono i rappresentanti delle sigle e dei comitati – allertati dagli effetti devastanti delle chiusure che ravvisiamo sui nostri parenti, fortemente segnati dal lungo distacco. Il confronto attivo, prima tra noi rappresentanti, poi con i parenti degli ospiti che siamo a rappresentare, nonché lo scambio informativo tra province e regioni, testimonia infatti giorno dopo giorno una situazione sempre più preoccupante che crediamo necessario portare alla Vostra attenzione. Scriviamo questo convinti che misure a favore del benessere psico-fisico dei nostri cari, anziani, malati, invalidi e disabili all’interno delle strutture, a distanza di 6 mesi dal distacco imposto dalle chiusure, possano essere adottate, anche con un’auspicabile rapida revisione del DCPM e con linee guida e protocolli flessibili, senza compromettere in alcun modo la sicurezza, che concordiamo essere primaria e fondamentale per tutti, nel quadro complessivo della sanità pubblica nazionale.”

Nella lettera i firmatari identificano le problematiche che li hanno spinti a richiedere una urgente revisione dei protocolli, quali – ad esempio – l’assoluta mancanza di contatto fisico ed emotivo tra gli ospiti ed i loro familiari, le modalità di visita che non consentono turnazioni opportune, l’impossibilità di visita alle persone allettate che tuttora permane in molte RSA, la riduzione delle attività riabilitative di gruppo, la difficoltà di brevi permessi in famiglia. Tutto ciò mortifica lo stile di vita degli ospiti, non permette una efficace riabilitazione psicologica e inserimento sociale mentre provoca regressione e danno psicofisico.

I rappresentanti forniscono anche delle proposte e chiedono nella lettera di voler intervenire urgentemente segnalando anche il disavanzo economico sempre più preoccupante dovuto al fuggi, fuggi dei residenti e determinato dai letti vuoti, che minaccia di assumere, nel medio lungo termine, dimensioni gigantesche.

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