Il prete assassinato a Como L'accusato ritratta la confessione

Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l’omicidio di don Roberto Malgesini (nella foto), ha cambiato completamente versione.

Interrogato questa mattina in carcere dal giudice per le indagini preliminari ha negato di aver assassinato il sacerdote. «Non sono io l’autore del delitto, non c’entro nulla» ha detto di fronte al giudice. Martedì scorso si era costituito lui stesso ai carabinieri ammettendo il gesto e fornendo particolari e motivazioni.

La salma di don Roberto è partita questa mattina per la Valtellina, la zona della Lombardia dove era nato e dove molto probabilmente si terranno i funerali. Il sacerdote era infatti originario di Regoledo di Cosio (Sondrio), dove vivono i genitori e i tre fratelli. Il trasporto in Valtellina è avvenuto su richiesta esplicita dei familiari.

Questa mattina il feretro, sempre su richiesta dei parenti, ha fatto una sosta davanti alla chiesa di San Rocco, dove il prete viveva e dove è stato ucciso. Ad attenderla, fedeli e molti senza tetto che il sacerdote aiutava in un clima di grande commozione.


«Rendo lode a Dio per la testimonianza, per il martirio di questo testimone della carità per i più poveri».

Così Papa Francesco al termine dell’udienza generale di ieri ha voluto ricordare don Roberto, il prete «degli ultimi».

«Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi famigliari e della comunità comasca - ha proseguito il Pontefice - Preghiamo in silenzio per lui e per i tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società».

Intanto, sul fronte dell’inchiesta, la procura comasca intende contestare il reato di omicidio premeditato per Ridha Mahmoudi, 53 anni, il tunisino reo confesso che ha accoltellato a morte il sacerdote, arrestato ieri mattina. Non si sa ancora se verrà chiesta una perizia psichiatrica, ma sembra probabile, se non altro da parte della difesa.

Mahmoudi è in isolamento nel carcere del Bassone: sarà interrogato domattina dal gip Laura De Gregorio per la convalida dell’arresto. Sentito ieri in questura, ha ammesso di avere ucciso il prete, rivendicando l’omicidio sulla base di motivazioni confuse e deliranti. L’uomo, senza permesso di soggiorno dal 2014 dopo il divorzio dalla moglie italiana e per i vari precedenti penali (maltrattamenti, estorsione, stalking), era convinto che contro di lui fosse stato ordito un complotto per costringerlo al rimpatrio in Tunisia: un complotto ordito da autorità, giudici, avvocati e medici e pure dal quel prete che tante volte lo aveva aiutato negli ultimi anni.

Mahmoudi aveva inviato lettere e documenti alle autorità e all’ambasciata, dopo essere stato colpito da due decreti di espulsione, contro i quali aveva ricorso, ma che prima o poi sarebbero stati eseguiti. «Il diritto alla sicurezza - ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini - è di tutti, non è di destra o di sinistra. Che ieri mattina a Como un parroco sia stato accoltellato da un immigrato che non doveva essere lì perché doveva essere espulso è qualcosa che dovrebbe fare gridare vendetta al mondo tutti».

Mahmoudi si è anche detto convinto di essere seguito, e per questo motivo, ha spiegato, da giugno portava con sé il coltello usato ieri mattina per colpire alla nuca don Roberto, intento a iniziare il suo giro di consegna della prima colazione ai senzatetto della città.
Oggi è stato affidato l’incarico per l’autopsia, dopo la quale sarà concesso il nulla osta per i funerali. Intanto, a Como, in piazza san Rocco, sul luogo dell’aggressione sono stati posati lumini, fiori e fotografie per ricordare quel prete buono che ha dedicato la vita ai poveri e ai bisognosi. E ieri sera, in centinaia hanno affollato il duomo e la piazza per il rosario recitato dal vescovo Oscar Cantoni.

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