Palestre e piscine nel mirino dei Nas Controlli a tappeto anche in Trentino

di Marica Viganò

Distanziamento, sanificazione delle attrezzature ad ogni utilizzo, ingressi a numero chiuso, mascherina indossata durante gli spostamenti interni: dopo il lockdown le palestre e le piscine devono rispettare rigide disposizioni anti Covid. In Trentino, come nel resto d'Italia, sono iniziati i controlli da parte dei carabinieri del Nas. «Diamo una settimana di tempo per allinearsi ai protocolli» aveva detto il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa di domenica sera a Palazzo Chigi, preannunciando l'attività ispettiva. «Tenere aperto è un ottimo risultato. Nessuna segnalazione al momento evidenzia focolai nelle palestre, in caso contrario sarei stato il primo a chiederne la chiusura» è il commento del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora , che ha annunciato per venerdì la pubblicazione di nuove regole che prevedono l'uso della mascherina e, probabilmente, ingressi ancor più ridotti.

Dall'esito dei controlli di questi giorni dipenderanno dunque le decisioni future del governo, che non ha ancora escluso la possibilità di una chiusura totale se la curva dei contagi non dovesse appiattirsi. In Trentino, fino a ieri sera, gli impianti sportivi controllati risultavano in regola. «È giusto che le verifiche vengano fatte» sottolinea Armando Defant , uno dei pionieri del bodybuilding in Trentino, atleta professionista e istruttore, titolare del Defant's Club delle Albere e della palestra di via Fies a Terlago. «Le normative vanno rispettate e gli istruttori in quest'ultimo periodo oltre che insegnare fanno servizio di vigilanza - spiega - Va però detto che al momento non si ha notizia di focolai che si sono sviluppati nelle palestre. Sono in contatto con numerose strutture in tutta Italia, con le Federazioni delle palestre: c'è consapevolezza dei problema del Covid e le normative vengono rispettate. Per questo ben vengano i controlli e se qualcuno non è in regola è giusto che chiuda, senza fare di tutta l'erba un fascio».

Defant, che è nel settore da quasi quarant'anni, indica altrove il problema: «Si vedono le immagini dei mezzi pubblici pieni, ci sono gli assembramenti della movida: siamo proprio sicuri che le palestre siano causa di diffusione del virus? Noi abbiamo 1.200 metri quadrati a disposizione per garantire il distanziamento e, attraverso un programma, abbiamo sotto controllo il numero degli accessi, delle uscite, delle persone all'interno degli spazi, con ingresso contingentato negli spogliatoi. Mi auguro che non ci sia un accanimento nel settore, che ha già perso tanto. Si calcola che in Italia un terzo delle palestre non ha riaperto dopo il lockdown». 

Nelle piscine i controlli non mancano mai. «Ma sono quelli "classici" con il prelievo dell'acqua per l'analisi delle caratteristiche microbiologiche. Verifiche per il rispetto delle norma anti Covid non ne abbiamo ancora avute. Oppure ci sono state e non abbiamo verbali perché non sono state riscontrate irregolarità» spiega Luciano Travaglia, direttore di Asis, azienda che gestisce a Trento le piscine di Gardolo, Madonna Bianca e l'impianto Manazzon di via Fogazzaro. Il presidente della Fin (Federazione italiana nuoto) Paolo Barelli ha accolto con favore la notizia dell'avvio dei controlli a livello nazionale: «Noi dello sport siano contenti di questa attività perché improntati alla lealtà e al rispetto delle regole. Se poi dovesse emergere qualche singolo non a posto con le norme, è giusto che paghi».

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