La dottoressa Cozzio: «Siamo ancora in prima linea, ma ora è diverso»

di Patrizia Todesco

I numeri crescono di giorno in giorno. Pazienti con  insufficienza respiratoria affetti da Covid stanno piano piano riempiendo  i posti letto dell'ospedale di Rovereto, fin dall'inizio riferimento per  questa patologia. Ieri erano 50, divisi tra il quinto piano della Medicina  interna, la Geriatria e le Malattie infettive. Altri sono ricoverati a  Trento. La dottoressa Susanna Cozzio è  primario di medicina nonché coordinatrice  del percorso dei pazienti Covid a Rovereto.

Dottoressa Cozzio, i numeri  dei ricoverati stanno aumentando ed iniziano ad essere importanti. Sì, oggi (ieri per chi legge) a Rovereto ci sono 50 persone nei reparti Covid e abbiamo anche 4 persone ricoverate in rianimazione. Un aumento più lento  rispetto a marzo, ma piuttosto costante. 

Che età hanno le persone che necessitano di ricovero? Negli ultimi giorni c'è stato un aumento di ricoveri  di pazienti anziani, ma l'età è molto varia. La persona più anziana ha  93 anni e la più giovane 23. In ogni caso prevalgono i soggetti anziani  e i pazienti più gravi che ventiliamo perlopiù hanno una certa età e malattie  associate. 

Aveva in qualche modo sperato, durante l'estate, che la vostra lotta contro Covid 19 si fosse esaurita con i ricoveri di primavera? In realtà noi anche dopo marzo abbiamo sempre avuto dei ricoveri. Pochi, diversi,  ma qualcuno c'è sempre stato. In prevalenza sono state persone giovani,  con sintomi meno forti e quindi più facili da gestire ma il virus non è  mai sparito. Poi con settembre c'è stato un aumento di numeri e insieme ai giovani sono arrivati anche i grandi anziani. Rispetto a marzo ora l'aumento  è più lento. Nelle settimane tra il 7 e il 21 marzo avevamo avuto molti  ricoveri in rianimazione nel giro di pochi giorni. Ora i numeri sono più  bassi e la situazione sembra più gestibile. 

I sintomi e le tipologie  di pazienti di oggi sono le stesse? In realtà oggi ci sono molti pazienti  che arrivano in ospedale per una patologia e poi, dopo il tampone, scoprono  di essere positivi a Covid 19. E in questi casi vengono poi ricoverati  a Rovereto. Faccio un esempio: ci sono pazienti che sono entrati con una  patologia cardiaca acuta e sono risultati positivi al tampone. Questi,  dopo le cure urgenti, sono stati trasferiti da noi. Ovviamente questi pazienti  hanno poi una degenza legata alla patologia per la quale sono entrati in  ospedale più che al Covid.

Chi viene ricoverato per problemi legati al  Covid entra invece sempre per problemi respiratori? Il problema rimangono  le polmoniti da Covid. Ci sono pazienti che hanno polmoniti da Covid ma  non necessitano di supporto con alti flussi di ossigeno, altri invece sì.  Vengono ricoverati coloro che si ritiene prudente non mandare a casa o  perché hanno bisogno dell'ossigeno o perché hanno febbre molto elevata, sono molto deboli e si prevede che rapidamente potrebbero peggiorare. 

Il tipo di cura al quale vengono sottoposti i pazienti è la stessa dell'inizio della pandemia? La terapia è stata molto razionalizzata. A marzo, in vari  ospedali e laboratori, si provavano vari farmaci e sembrava che la guarigione  dovesse passare attraverso gli antivirali e idrossiclorochina. Raccolti  i dati, studiati i casi, si è capito che questi farmaci non avevano portato  grandi benefici e per questo non sono stati più utilizzati. Si è visto  che il cortisone è in assoluto il farmaco che riesce a portare maggiori  benefici, soprattutto durante l'ossigenoterapia. Poi ovviamente anche l'ossigeno  un importante farmaco, anzi direi il più importante. Nel complesso siamo  diventati più bravi a usare l'ossigeno e le tecniche di ventilazione. Inoltre  aiuta sicuramente il fatto che oggi le diagnosi vengono effettuate prima.   

Cosa vi aspettate possa accadere nelle prossime settimane? Difficile  fare previsioni. Ci aspettiamo, o forse speriamo di contenere i pazienti  Covid sull'ospedale di Rovereto per permettere agli altri poli di continuare  a curare i pazienti che non hanno Covid. Ci aspettiamo poi di avere posti  a sufficienza nelle rianimazioni e nelle alte intensità. Questo dipende  però anche dal comportamento della popolazione. Se ci sono meno contagi,  ci saranno meno pazienti e quindi anche meno pazienti gravi. Sicuramente  adesso abbiamo messo in campo un modello collaudato. Dopo l'esperienza  della scorsa primavera gli schemi erano già pronti. Chiaro che gli operatori,  infermieri e medici, sono gli stessi. Ne siamo usciti bene, ma adesso anche  se con numeri più contenuti siamo tornati ad occuparci solo e sempre di  pazienti Covid e questo dal punto di vista psicologico è molto impattante.  Per questo le equipe hanno bisogno di essere sostenuto perché il lavoro  è sicuramente pesante, coinvolgente e alla lunga decisamente usurante.   

Quanti posti avete ancora a disposizione a Rovereto? Sull'area medica abbiamo ancora una certa disponibilità di letti. Va poi detto che ogni  giorno abbiamo ricoveri, ma anche dimissioni. Ci sono pazienti, specie  quelli che entrano con pochi sintomi, che rimangono pochi giorni. Coloro  che hanno bisogno di cure più intensive, invece, restano più a lungo. 

Parlava di una persona di 23 anni ricoverata. Anche i giovani, dunque,  possono avere gravi complicanze. I casi sono pochi ma ci sono. In questo caso si tratta di una ragazza entrata dal Pronto soccorso con febbre molto  alta e difficoltà respiratorie. Anche a marzo avevamo avuto minori ricoverati  e un altro giovane lo abbiamo avuto nelle scorse settimane. Nessuno deve  abbassare la guardia.                                                  

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