Vaccini anti influenzali in esaurimento I 130mila distributi da Apss già volatizzati

di Franco Gottardi

Sono già merce rarissima i vaccini anti influenzali in provincia di Trento (e non solo). Partita con largo anticipo rispetto agli altri anni la campagna vaccinale è considerata quest'anno particolarmente importante perché dovrebbe permettere, se fatta su larga scala, di limitare la malattia ed evitare confusione di sintomi col coronavirus. L'Azienda sanitaria a fine settembre aveva lanciato in grande stile il messaggio mettendo in campo i suoi vertici per dare il buon esempio.

Il risultato c'è stato: 130.000 dosi arrivate, di cui 60.000 trivalenti per la popolazione anziana e le altre quadrivalenti per i più giovani, già quasi tutte volatilizzate. Anche con qualche disguido, secondo quanto riferisce Nicola Paoli, medico di base e segretario della Cisl medici: «In alcuni territori ne sono state distribuite meno di quelle promesse, soprattutto in Vallagarina e nel Basso Sarca, dove i colleghi sono molto arrabbiati» spiega. In quelle zone, ma anche a Trento il fenomeno è diffuso, da qualche giorno molti medici, che avevano già fissato gli appuntamenti con i propri assistiti, hanno dovuto disdirli per eaurimento scorte. L'altro canale utilizzato per accelerare la distribuzione, prendendo spunto dal sistema dei tamponi per il Covid, è il drive through con somministrazione direttamente in macchina, previo appuntamento, da parte dell'Azienda sanitaria. Anche in questo caso grande successo con tantissima gente in coda nelle postazioni allestite sul territorio e scorte in molte zone già esaurite.

L'anno scorso i vaccini contro l'influenza distribuiti erano stati in tutto 90.000. Per la maggior parte somministrati alle categorie più esposte: chi ha più di 65 anni, il personale medico e persone con patologie pregresse. Quest'anno, proprio per la presenza del coronavirus, la platea è stata allargata anche ai bambini da 0 a 6 anni. In tutto le dosi prenotate dall'Azienda sanitaria sono state 170.000, quasi il doppio rispetto al solito, e dunque 40.000 dovrebbero essere in arrivo nei prossimi giorni. Condizionale d'obbligo perché non è detto che tutte prenderanno la via del Trentino; nei giorni scorsi in un incontro nazionale da molte regioni sono infatti arrivate al ministero lamentele per la scarsità delle forniture ed è possibile che si cerchi di soddisfare prioritariamente le zone ancora più carenti rispetto alla nostra. 

Anche le dosi in arrivo sono comunque di fatto già prenotate. Oltre ai medici di base l'elenco delle prenotazioni è alimentato anche dalla Provincia, che ha chiesto ai propri dipendenti che fanno front office a contatto col pubblico se vogliono vaccinarsi, e anche da altre aziende. In questa situazione difficilmente rimarrà qualche dose per chi, pur non rientrando tra le categorie a rischio, vuole comunque vaccinarsi. In passato chiunque lo poteva fare a pagamento, acquistando il vaccino in farmacia. Quest'anno però, finora, le farmacie non hanno visto neanche una confezione. «La gente ce le continua a chiedere e non vediamo l'ora che arrivino ma a questo punto inizio ad avere dubbi» spiega Paolo Betti, farmacista e presidente di Federfarma del Trentino. Di solito, in tempi normali, le farmacie si organizzavano autonomamente prenotando presso i distributori le dosi di vaccino.

«Quest'anno però contattando già in luglio i fornitori risultava chiaro che le Aziende sanitarie si erano accaparrate tutto in anticipo» fa presente Betti. Da qui l'accordo informale, preso un mese fa all'avvio della campagna vaccinale, per acquisire direttamente dall'Azienda sanitaria provinciale almeno il 3% delle dosi prenotate per poterle mettere in vendita. Accordo che vista la penuria rischia di saltare. «Continuiamo a ricevere telefonate da parte dei clienti e io nella mia farmacia ho una lista di attesa di almeno 90 persone. Una situazione che a quanto ne so è simile in tutta Italia e che ci mette in grossa difficoltà. A questo punto non sappiamo neanche più se raccogliere altre prenotazioni». Il fabbisogno minimo gli altri anni era di 12.000 dosi nelle 150 farmacie trentine; quest'anno probabilmente ne sarebbero state vendute molte di più. Ma non andrà così.

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