Sileri: le zone rosse locali per scongiurare il lockdown Brusaferro: attenzione ai ricoveri

«Quello dei ricoveri con sintomi è un numero che sta crescendo e merita attenzione» e «lo stesso vale per le terapie intensive».

Rispetto all’occupazione dei posti letto in degenza ordinaria di area medica, «alcune regioni hanno superato il cut-off, altre no ma sono vicine».

A fare il punto rispetto alla resilienza del sistema, ovvero la capacità di dare risposta a chi sviluppa i sintomi, è stato il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, durante l’audizione in commissione affari sociali della Camera. Il significato dei cut-off, ovvero dei valori soglia definiti dal ministero della Salute, è che se abbiamo «oltre il 40% di occupazione dei letti di area medica per patologie Covid vuol dire che dobbiamo riprogrammare le attività sanitarie dilazionabili per altre patologie, così da trovare posto e dare priorità ai pazienti con Sars-cov-2».

«Ce la faremo a evitare il lockdown. Questo dpcm è una soluzione sartoriale che tiene in considerazione tutti i singoli dati locali», commenta il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto  a Radio Capital.
A proposito di Lombardia, Piemonte e Calabria zone rosse, Sileri ha osservato che «non è verosimile che regioni con questi dati possano cambiare la loro situazione in pochi giorni e retrocedere a numeri diversi. È chiaro che sono le regioni che soffrono di più». Per il viceministro «zone rosse o arancioni sono definizioni comunque modulabili nel corso delle prossime settimane».
Una soluzione simile, a sua avviso, non disorienta i cittadini perché «lascia maggiori libertà ai cittadini di un’area considerata non ad alto rischio. L’alternativa sarebbe una regola omogenea che non tiene conto delle differenze dei vari territori». Sui criteri per stabilire quali regioni saranno rosse e quali arancioni, Sileri ha detto che «insieme all’Rt sono 21 i parametri con cui verranno definite le varie zone. Si analizza un trend, non sarà qualcosa di inatteso. Bonaccini voleva misure nazionali uguali per tutti? Il dpcm ha già una base di norme nazionali, le altre però devono essere cucite sui numeri locali».

Per parte sua, Brusaferro ha sottolienato: «In queste ultime settimane la curva ha avuto un picco significativo», ma «la presenza di asintomatici e paucisintomatici è una caratteristica di questa fase dell’epidemia».

Altro elemento per capire l’evoluzione dell’epidemia, ha proseguito Brusaferro, «l’età mediana delle persone che contraggono infezioni a inizio epidemia sfiorava i 70 anni, a Ferragosto era sotto i 30 anni, a fine settembre e ottobre era intorno ai 40 anni e lentamente sta crescendo. Questo è un elemento di attenzione perché significa che un numero crescente di persone anziane sta contraendo l’infezione e sappiamo che, nel loro caso, implica la possibilità di sintomatologia impegnativa e metodi invasivi di cura».

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