Trento, l'ultimo abbraccio a Piergiorgio Cattani

Si sono svolti nel primo pomeriggio, nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio, i funerali di Piergiorgio Cattani, 44 anni, notissima figura di giornalista, intellettuale e attivista politico trentino.

Un ultimo abbraccio che, malgrado le limitazioni ndovute alla pandemia, ha visto la partecipazione di molti amici e parenti che per anni sono stati vicini a questa figura preminente del mondo culturale trentino.


«Ci siamo conosciuti nell'ambito delle amicizie comuni, legate al mondo della filosofia, al gruppo che fa capo alla rivista Il Margine - spiega don Marcello Farina - Siamo legati da una conoscenza profonda: ci siamo cercati, poi c'è stato il progetto del libro che doveva essere una sorta di ricostruzione della mia vicenda personale e da cui sono nate un'amicizia e una stima profonda».

E su don Farina Cattani aveva scritto il libro «Il pane di Farina» (edizioni Il Margine): un dialogo che disvela la vita di un prete-filosofo, le sue riflessioni sull'esistenza e sul presente del mondo; una conversazione tramutata in intervista, che diviene poi testo scritto per offrire a ciascuno parole di speranza per affrontare il domani.

Don Marcello Farina, Piergiorgio conviveva con una terribile malattia e ha sempre dimostrato un coraggio inimmaginabile ed immenso. La forza da dove arrivava? Da una profonda fede o dalla consapevolezza di ciò che siamo, delle potenzialità che ci sono in ogni persona?
«Sì, Piergiorgio ha avuto un coraggio inimmaginabile e immenso. La sua forza arrivava da un insieme di cose, dall'idea di poter essere presente tra le persone portando un contributo di profondità: uno degli aspetti più veri della vita di Piergiorgio è stato quello di riempire i contatti con la serietà, con la bellezza dell'esperienza umana e della ricerca. Questa curiosità profonda, questa stima per l'umano, Piergiorgio l'aveva in una condizione che si potrebbe dire paradossalmente così poco ricca di umanità per lui dal punto di vista fisico, ma con una sovrabbondanza di spirito che gli veniva dal senso della dignità di ogni persona, oltre che da una profonda ricerca spirituale. Perché Piergiorgio è stato un uomo di grande spiritualità».
Ci sono aspetti filosofico-religiosi che Piergiorgio ha approfondito e a cui si è ispirato nella sua breve vita?
«La libertà che il Vangelo porta con sé, l'idea che la religione poteva essere uno degli stimoli a coltivare la libertà di pensiero, la libertà di coscienza. Questa apertura che egli vedeva soprattutto nel Vangelo, nel rispetto delle coscienze».
Che insegnamento ci lascia Piergiorgio?
«Mi auguro che questo bel gruppo di amici sappia coltivare i suoi ideali profondi. Piergiorgio va ricordato come un ricercatore di umanità e di libertà, di dignità di ogni persona, anche delle persone più fragili. Ricordiamo anche il suo gusto di essere dentro la storia, dentro i fatti, per coglierne da una parte la ricchezza e dall'altra la vacuità, in un bilancio-sbilancio continuo tra ricchezza e fragilità».
Don Marcello, è una giornata di profondo dolore per lei e per tutti coloro che hanno conosciuto Piergiorgio...
«Mi ha telefonato un amico verso le 10.30-11 stamattina (ieri per chi legge, ndr) per dirmi di questo evento funesto. Avevo appena finito di leggere l'ultima riflessione di Piergiorgio sulla legge naturale e mi ero detto: gli telefono per ringraziarlo. Mi era venuto questo desiderio per la bellezza della sua riflessione sulla legge naturale, che egli disfronda di tutto quello che di obbligatorio, di stantio, di indefinito può portare con sé come concetto, per liberare la legge della natura di questi lacci e per dire che la vita è più grande. Interrompe la legge naturale perché porta con sé altre dimensioni, e lui lo fa riferendosi all'amore, anche all'amore omosessuale. Le ultime parole di Piergiorgio riguardano questa capacità di non misurare la vita secondo la leggi della natura»
Segno di un pensiero molto aperto...
«Sì, di un'apertura straordinaria».

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