Rsa, i contagi arrivano al 10%: 450 positivi tra ospiti e operatori

di Luisa Maria Patruno

La presenza del Coronavirus nelle case di riposo trentine sta diventando sempre più diffusa e sono ormai poche le strutture che non registrano contagi tra gli ospiti o tra gli operatori. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Pierpaolo Benetollo, ieri ha aggiornato il dato spiegando che: «Dall’inizio di settembre ad oggi le persone contagiate nelle Rsa sfiorano ormai il 10%. In totale sono circa 450 i positivi tra gli ospiti e 360 tra gli operatori. Un dato che è frutto anche dell’intensa attività di sorveglianza che viene effettuata. Sul dato di oggi (ieri per chi legge, Ndr.) di 206 nuovi positivi, 19 si riferiscono a ospiti o operatori di Rsa di cui 4 con sintomi e 15 individuati con l’attività di screening o contact tracing. E i morti sono stati 3 su 11».

Il 29 ottobre scorso gli operatori positivi erano 121 e in questo poco tempo si è arrivati a 360. Si dire che almeno 200 sono attualmente positivi, il 5% del totale degli operatori.
Uno dei problemi che sta mettendo in crisi chi gestisce le Rsa, denuncia Francesca Parolari, presidente di Upipa, che unisce molte delle case di riposo trentine, riguarda: «La difficoltà a garantire la sicurezza agli ospiti per i tempi ancora troppo lunghi che intercorrono tra il tampone a cui si sottopongono ormai tutte le settimane gli operatori che stanno a contatto quotidiano con gli anziani e il risultato. Spesso passano anche sette giorni ed è un tempo decisamente troppo lungo. Servono in 24-48 ore. È da lì infatti che entra il virus nelle Rsa e dobbiamo riuscire a fermarlo». Il direttore Benetollo replica che: «È vero che i tamponi per screening vengono messi in coda rispetto a quelli sospetti e quindi può essere che ci siano stati dei ritardi, ma l’ultima nostra analisi dei tempi di risposta ai tamponi sul personale delle Rsa ci dice che il tempo che intercorre da quando viene effettuato il tampone a quando si ha a disposizione la risposta è in media di 1,7 giorni e la settimana scorsa è stata di 1,8 giorni. Non escludo - conclude Benetollo - che possano esserci stati disguidi e tempi lunghi, in particolare negli screening ripetuti periodicamente, ma questi sono i numeri dell’ultima settimana».

Per la presidente di Upipa però resta prioritario isolare subito i positivi, perché «l’unico modo che abbiamo per fermare il contagio è interrompere la catena. Basti dire - aggiunge Parolari - che ad esempio a Nomi un solo operatore, poi risultato positivo, ha contagiato 6 ospiti».

«Le situazioni più difficili in questo momento - prosegue la presidente di Upipa - sono nelle case di riposo di Mori, Malé e poi a Taio, in quest’ultima struttura ci sono grandi difficoltà per il fatto che ci sono molti operatori positivi».

In questa seconda ondata il Coronavirus ha dilagato soprattutto nelle Rsa dove non si era insinuato in primavera e infatti dalle strutture di Ledro e dell’Alto Garda non arrivano notizie drammatiche - o purtroppo tragiche - come da altre case di riposo».

La struttura Covid di Volano da settembre ha visto passare già 133 anziani ricoverati, c’è stato qualche decesso, ma molti sono guariti. Resta il fatto, sottolinea Parolari, che questa importante struttura è sempre piena. «E infatti - informa - si sta valutando di convertire la casa di riposo di transito di Dro in struttura Covid». La casa di riposo di transito è quella dove vengono ospitati gli anziani per un periodo di “quarantena” prima di essere inseriti nella Rsa di destinazione per essere certi che non siano positivi.

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