«Condizioni di lavoro massacranti Teniamo duro ma bisogna cambiare» Gli infermieri scrivono a Fugatti

Dura presa di posizione degli infermieri trentini alle prese con il superlavoro per l’emergenza epidemica. In una lettera rivolta al presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, e all'assessora alla salute, Stefania Segnana, chiedono una serie di interventi urgenti per assicurare agli operatori e al territorio condizioni migliori.

«Vi ringraziamo per la dimostrazione di stima da voi espressa nei nostri confronti e per i ringraziamenti e pensieri che ci riservate con sistematicità nelle conferenze stampa e mezzo canali Social; ma, purtroppo, allo stato attuale dei fatti, riteniamo che gli elogi ricevuti nonsiano sufficientie, la nostra aspettativa nei vostri confronti, è di vedere la nostra professionalità, considerata e valorizzata con azioni tangibili», scrive il presidente dell’Ordine, Daniel Pedrotti.

«Noi infermieri, da marzo ad oggi, abbiamo assistito i cittadini fin dall’esordio della pandemia, sul territorio e negli ospedali: abbiamo garantito sino allo stremodelle forze la riorganizzazione e la nostra presenza attiva negli ospedali per assicurare la miglior assistenza e cura ai pazienti; abbiamo trasformato l’essenza delle strutture del territorio, progettate e organizzate per erogare servizi alle persone fragili e/o affette da patologie croniche, in reparti per acuti; abbiamo garantito l’assistenza domiciliare anche con estrema difficoltà a reperire i dpi necessari; abbiamo garantitol’assistenza agli ospiti nelle rsa in situazioni drammatiche e non sicure a causa di dotazioni infermieristiche e di personale oss gravemente sottodimensionate e con dpi carenti dal punto di vista quantitativo e qualitativo», scrive ancora, fra l’altro, Pedrotti.

«Consapevoli della necessità di professionisti a sostegno della rete dei servizi sanitari e sociosanitari, garanzia della risposta al bisogno di cura che “dobbiamo” ai cittadini,  abbiamo  accettato, temporaneamente, di snaturare il ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità con attività “limitate” e sovrapponibili a quelle del servizio di assistenza domiciliare.

Nessuno di noi si è tirato indietro nell’affrontare questa situazione e certamente continueremo ad impegnarci con competenza, umanità e senso etico in quella che voi avete definito in più occasioni una lotta. Siamo allo stremo e molti di noi sono ammalati.

Chi continua  a lavorare lo fa con turni massacranti, in condizioni difficili dal punto di vista fisico e psicologico. Siamo riusciti a conciliare lavoro e famiglia con difficoltà, ma con orgoglio. Per tale motivo vi chiediamo azioni concrete e fattive per metterci nelle condizioni giuridiche e deontologiche dipoter continuare a garantire l’assistenza nel miglior interesse del cittadino e per valorizzare le competenze degli infermieri».

Ecco dunque le richieste alla Provincia: «Potenziare lacampagna informativarivolta soprattutto ai giovani, sull’importanza di adottare i semplici ma fondamentali comportamenti quali il distanziamento interpersonale, l’utilizzo corretto e costante della mascherina, l’igiene delle manie l’evitare assembramenti; informazioni chiare e mirate che devono essere proposte con l’intento di costruire comunità dove tutti si sentano responsabili della propria salute e della protezione verso gli altri.

Disposizioni che nell’interesse comune devono essere accettate da tutti ed applicate con intelligenza, responsabilitàe buon senso

Potenziareil supporto telefonicoalle persone inisolamento e quarantena a domicilioper garantire informazioni, indicazioni su come comportarsi, il follow-up dei sintomi, potenziandoil personale sanitario, anche con la collaborazione di infermierie medici in pensione.

Reperire idonei spazi ove poter isolare i positivi che non hanno la possibilità di effettuare un corretto isolamento domiciliare.

Pensare a strategie adeguate per permettere che gli ospiti in RSAein ospedale possano, in particolare in specifiche situazioni, ricevere la visita dei propri cari; nelle RSA attivare strategie che consentano il contatto (tocco, abbracci) in sicurezza durante le visite fra ospite e persone care.

Continuare il sistema di effettuazione e processazione dei tamponi rino-faringei in coerenza alle necessità di contenimento dei positivi e garantendo la restituzione precocedegli esiti.

Garantire a tutto il personale sanitario screening e sorveglianza sanitariasistematici, per prevenire la diffusione di SARS-CoV-2 fra gli operatori in qualsiasi contesto di cura

Continuare a garantire opportunità di supporto psicologico strutturato al personale sanitarioe attivare strategie per aiutare gli operatori della salute a conciliare lavoro e famiglia considerando che le professioni sanitarie, fra cui quella infermieristica, sono maggiormente rappresentate dal genere femminile e molte di loro sono madri.

Mettere a disposizione, appena possibile, i vaccini antiCoViD-19 per tutto il personale sanitario del settore pubblico e del settore privato, anche operanti in regimedi libera professione

Si poregue poi con varie altre richieste (vedi il testo integrale in basso) e fra queste la garanzia di corretto inserimento dell’Infermiere di Famiglia e Comunità(IFeC) nella Provincia autonoma di Trento, figura di particolare rilevanza per la sanità trentinae recentemente istituitadalla Giunta Provinciale. Si propone, a tal fine, l’istituzione di una cabina di regia.

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