Case di riposo, lo spettro dei rincari a causa della crisi Parolari (Upipa): rette bloccate se la Provincia ci aiuta

di Nicola Marchesoni

Tre settimane di tempo per non rincarare le rette delle case di riposo trentine. Francesca Parolari non fa tanti giri di parole e va dritta al cuore del problema.

«Senza l'intervento diretto della Provincia - spiega la presidente dell'Upipa (Unione provinciale istituzioni per l'assistenza) - saremo purtroppo costretti ad alzare le tariffe. L'ho già detto all'assessora alla Sanità Stefania Segnana».
Cosa si è sentita rispondere?
Di stare tranquilla. La giunta provinciale, mi è stato assicurato, farà la sua parte. Il Covid-19 ha messo in grande difficoltà economica le nostre Rsa, da soli non ne possiamo uscire. Sa di quanto è il "buco" previsto per l'anno che si sta per chiudere? Tra i 10 e i 15 milioni di euro. Nel 2021 non andrà meglio. Ci sono realtà che continuano ad avere 50 posti vuoti.
Andiamo con ordine. La Provincia ripianerà il vostro deficit del 2020?
La situazione è questa: il Trentino insieme ad altre Regioni ha domandato al governo 770 milioni di euro da destinare ad aiutare i soggetti che operano nel mondo dell'assistenza in crisi come per l'appunto le Rsa. Se questa richiesta non dovesse andare a buon fine, la giunta provinciale - mi è stato anticipato da Segnana - presenterà un emendamento al bilancio.
L'esecutivo Fugatti vi aiuterà pure nel 2021?
Noi glielo abbiamo fatto presente in modo esplicito, siamo in attesa di una risposta. Ho delle percezioni positive. Se il pubblico non ci lascerà soli, le rette non verranno toccate. Di certo il tempo stringe, per fine mese dovrà essere tutto definito. In caso contrario vedremo come muoverci.
Cambiando discorso, impressiona il numero di anziani che quotidianamente perdono la vita a causa del Coronavirus.
Non me lo ricordi. Rispetto alla prima ondata, quella della scorsa primavera, nelle nostre strutture la situazione è comunque meno drammatica e i decessi riconducibili a questa pandemia sono inferiori. Covid è fatale specialmente in persone che hanno situazioni di salute critiche. Una serie di provvedimenti messi in atto dopo quanto avvenuto tra marzo e giugno si stanno rivelando ora fondamentali.
A cosa si riferisce?
Le Rsa Covid da una parte e la predisposizione nelle varie strutture di spazi dedicati a chi viene colpito dal Coronavirus sono un modello organizzativo che funziona. I nostri dipendenti, esemplari per la loro dedizione al lavoro in uno scenario così complesso, e noi stessi come amministratori abbiamo inoltre imparato a convivere con un'emergenza che auspichiamo termini nella prima parte del 2021 con l'arrivo del vaccino.
Operatori sanitari e anziani dovrebbero essere tra i primi a venire vaccinati.
Stefania Segnana e il governatore Maurizio Fugatti, in uno dei vari confronti avuti con noi, hanno ribadito che verrà data la priorità alle fasce deboli della popolazione e a chi opera negli ambiti ospedalieri. Pure a livello nazionale si seguiranno i medesimi criteri.
Continua ad esserci il problema del reperimento del personale infermieristico?
C'è eccome. Trovare infermieri è un'impresa. Non ci sono, il mercato non ne offre a sufficienza. Adesso se ne sono laureati una cinquantina, ma non bastano. Sul fronte Oss e Osa la situazione per fortuna risulta essere meno complicata. Noi abbiamo proposto poi alla Provincia di incrementare il parametro dei medici nelle nostre strutture. Il nostro obiettivo è quello di creare nelle nostre strutture le condizioni giuste per spingere un dottore ad accettare di lavorarci.

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