Decessi da Covid, l'anomalia del Trentino: oltre il 70 per cento di "eccesso" rispetto alle altre regioni italiane

L'analisi del professor Bassi, sui dati Istat dell'anno 2020

I dati sulla mortalità in Trentino sono spaventosi: mentre da Natale in poi - ad esempio - la Provincia di Bolzano conta una media di 4 decessi al gorno, in Trentino abbiamo numerosi giorni consecutivi con una decina di vittime (ma ieri sono state sei). Ma non è solo l'ultimo periodo: i dati dell'Istat sulla mortalità in tutto il 2020 confermano che il Trentino presenta una vera e priopria anomalia, con valori medi che si distaccano anche del 70 % in più dalla media nazionale.

Nell’anno appena concluso i morti per tutte le cause in Trentino sono più di 6.000. Al 30 novembre erano 5.730. Ad essi vanno aggiunti come minimo i 288 morti per Covid di dicembre, per un totale di 6.018, che non considera ancora i decessi per altre cause nell’ultimo mese. Un tale livello di mortalità è superiore non solo a quello del 2019, pari a 5.075 decessi, ma a tutti quelli registrati negli ultimi cinquant’anni: nel 1973, primo dato delle serie storiche Ispat, i morti erano stati 4.863. Solo in cinque anni sono stati superiori a 5.000. Per avere dati simili al 2020 occorre tornare agli anni di guerra. La causa dell’aumento dei decessi è, naturalmente, la pandemia. I morti per Coronavirus al 31 dicembre 2020 sono 1.007. Ma l’eccesso di mortalità rispetto alla media dei deceduti 2015-2019 non è spiegato interamente dai dati Covid ufficiali.

Al 30 novembre, ultimo dato disponibile, si registrano 1.086 morti in più della media dei cinque anni precedenti alla stessa data. Ma i morti per Covid a fine novembre erano 719. Ci sono quindi 367 decessi in eccesso non spiegati dall’epidemia.

Una analisi preoccupante, che anche l'ex Rettore dell'Università di Trento, professor Davide Bassi, commenta con una ljucida disamina nel suo blog

L'ANALISI DEL PROFESSOR BASSI

Il rapporto ISTAT-ISS sulla mortalità legata alla Covid-19 in Italia, aggiornato a fine novembre Qui potete trovare il rapporto ISTAT-ISS relativo alla mortalità registrata in Italia durante l’anno corrente. I dati sono aggiornati a fine novembre 2020. Solo nei primi mesi del 2021 si potrà avere la versione definitiva del documento che comprenderà anche i dati consolidati di dicembre. Le variazioni (in peggio) potranno essere purtroppo significative perché gran parte del Paese è ancora alle prese con la seconda ondata pandemica, ma alcuni risultati sono già conclusivi.

Confrontando l’andamento del 2020 con la media del periodo 2015/2019, l’ISTAT ha rilevato che nel corso del periodo febbraio - novembre 2020 in Italia c’è stato un eccesso di mortalità pari a circa 84.000 casi. Per confronto, negli anni pre-Covid il numero medio dei decessi in Italia era dell’ordine di 650.000 casi all’anno. Tra febbraio e novembre 2020 sono stati segnalati all’ISS poco meno di 58.000 casi di decessi classificati come Covid-19. I decessi in più possono essere dovuti a casi Covid non segnalati all’ISS (ce ne sono stati moltissimi specialmente durante la prima ondata pandemica) o a morti “indirette”, come ad esempio i decessi legati ad altre patologie che non sono state curate adeguatamente a causa della situazione emergenziale in cui si sono venute a trovare molte strutture ospedaliere italiane. Va anche detto che, specialmente durante la prima ondata pandemica, le severe misure di lockdown hanno portato ad un crollo dei decessi legati a talune cause di morte come, ad esempio, gli incidenti stradali.
Da notare che l’eccesso di mortalità registrato dall’ISTAT non tiene conto di coloro che “sarebbero morti comunque indipendentemente dalla Covid-19”. Si tratta di un “cavallo di battaglia” dei negazionisti che spesso ci hanno raccontato che le statistiche dell’ISS erano gonfiate da casi impropriamente attribuiti alla pandemia. L’ISTAT ha semplicemente contato i decessi in più rispetto alla media dei decessi che erano avvenuti durante gli anni precedenti, quindi “chi sarebbe morto comunque” non ha contribuito all’eccesso di mortalità.

L’analisi dell’ISTAT è molto ben fatta e contiene informazioni dettagliate sulla distribuzione territoriale del’ecceso di lutti collegato alle due ondate pandemiche. Ci sono anche informazioni specifiche relative al genere ed all’età delle persone che ci hanno prematuramente lasciato.

Nello specifico, il dato dell’eccesso di mortalità in Trentino si conferma tra i più alti d’Italia, sia durante la prima che durante la seconda ondata pandemica. Qui di seguito vi mostro una tabella che riassume alcune delle informazioni disponibili nel rapporto ISTAT-ISS. In particolare, la tabella riporta l’incremento percentuale di mortalità registrato in alcune Regioni/PPAA durante i mesi più critici della prima e della seconda ondata pandemica (manca ancora dicembre 2020):

 

 

Notiamo che solo in tre casi si è registrato un eccesso di mortalità superiore al 100% (che corrisponde al raddoppio della mortalità): Lombardia durante i mesi di marzo e aprile e Valle D’Aosta durante lo scorso mese di novembre.
Il Trentino si è sempre collocato tra i livelli percentualmente più alti per eccesso di mortalità, sia durante la prima che durante la seconda ondata. Il valore del Trentino è sempre stato molto superiore rispetto alla media nazionale e, a parte il mese di marzo, ha sempre superato anche la media del Nord Italia. Nell’analisi ISTAT mancano ancora i dati di dicembre, ma considerati i numeri dei decessi fin qui segnalati come dovuti a Covid-19 è presumibile che anche per dicembre il Trentino abbia registrato un significativo incremento di mortalità.
Ricordo, tra l’altro, che il Trentino tra ottobre e novembre ha segnalato ufficialmente all’ISS 239 decessi Covid contro i 276 segnalati dall’Alto Adige. Se osserviamo i dati ISTAT, l’eccesso di mortalità registrato in Trentino nel periodo ottobre - novembre è stato + 50%, contro il valore del +34,9% dell’Alto Adige (tabella 4c del rapporto ISTAT). In termini assoluti, nei due mesi considerati, il Trentino ha registrato complessivamente 1.251 decessi, contro i 997 casi registrati in Alto Adige. Come vedete, c’è una forte discrepanza che potrebbe essere spiegata assumendo che, anche in autunno, molti decessi Covid avvenuti in Trentino siano “sfuggiti” alle statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità.
Per completezza di informazione, nel corso dei due mesi considerati, il Trentino ha comunicato alla Protezione Civile Nazionale (che ha un sistema di raccolta dati diverso rispetto all’ISS) 248 decessi Covid, un dato leggermente superiore rispetto al dato ISS, ma sempre molto distante dall’eccsso di decessi rilevato dall’ISTAT.

Per vedere se il caso del Trentino rappresenti o meno una singolarità rispetto alle altre Regioni, ho provato ad estendere il confronto a tutte le altre regioni del Nord. I dati sono riassunti nella tabella che riporto qui di seguito. La colonna “incremento %” corrisponde all’eccesso percentuale di mortalità che l’ISTAT ha rilevato come media durante i mesi di ottobre e novembre. La terza e la quarta colonna riportano, rispettivamente, il valore assoluto dell’eccesso di decessi registrato dall’ISTAT ed i casi segnalati all’Istituto Superiore di Sanità come casi Covid-19. L’ultima colonna rappresenta la differenza percentuale tra i due dati.

Notiamo che, come media nazionale, circa un terzo dell’eccesso di decessi segnalati dall’ISTAT in coincidenza con il secondo picco pandemico non sono stati registrati all’ISS come casi Covid. Si tratta di valori medi, ma ci sono forti differenze tra regione e regione. A parte l’Alto Adige che ha avuto un eccesso di decessi ISTAT inferiore ai decessi Covid segnalati all’ISS, per tutte le altre Regioni/PPAA del Nord ci sono differenze variabili tra circa un -10% ed un massimo del Piemonte che sfiora il -70%. Valle D’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli V. G. ed Emilia-Romagna presentano scostamenti compresi tra il 10 ed il 20%. Nel caso del Trentino i decessi segnalati all’ISS sono poco più della metà dell’eccesso di decessi registrato dall’ISTAT. A mio avviso, la questione merita un approfondimento.
Lo studio effettuato dall’ISTAT potrebbe essere superficialmente considerato solo come un esercizio di fredda contabilità. In realtà è uno strumento prezioso perché ci dice come sono andate veramente le cose, aldilà delle cortine fumogene che le Autorità politiche e sanitarie possono aver cercato di sollevare.

All’inizio della pandemia in Trentino qualcuno sosteneva che “tanto muoiono solo le persone che sono comunque in fin di vita”, aggiungendo “i conti si faranno a fine anno quando la situazione sarà più chiara”.

La fine dell’anno è arrivata. I numeri sono chiari in tutta la loro drammaticità. Anche in Trentino bisognerebbe incominciare a fare i conti.

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