Tantissimi morti, al cimitero di Trento tumulazioni rallentate, e le salme nei container-frigo

Dallo scorso marzo, l’ufficio funerario del Comune di Trento si trova sotto pressione a causa dell’alto numero di decessi, più che raddoppiati rispetto alla media degli anni passati.

Il fenomeno, strettamente connesso alla diffusione dei contagi nella città, ha subito un’impennata a partire dalla seconda metà del mese di novembre, riflettendosi direttamente sul servizio di cremazione effettuato in convenzione con l’impianto di Mantova (in attesa del completamento dell’infrastruttura crematoria cittadina).
Dalla settimana di tempo necessaria per il completamento della procedura in tempi normali, l’attesa per chi fa richiesta del servizio - a quanto riferitoci dal capoufficio Joseph Tassone - supera attualmente le quattro settimane, mentre continuano ad aumentare le salme conservate nelle celle refrigeranti del cimitero, oppure in due container forniti dalla Protezione civile a inizio ottobre.

La situazione è così delicata, soprattutto dal punto di vista umano, che gli uffici comunali in questi giorni sono alla ricerca di un’alternativa all’impianto lombardo, in modo tale da ovviare al problema e garantire una tumulazione dei deceduti in tempi ragionevoli.

«Dall’inizio della pandemia - ha chiosato Tassone, da pochi giorni a guida dell’ufficio - ci troviamo a lavorare in condizioni che definirei non serene, a causa dell’incremento significativo dei decessi causati dal Covid-19. Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a mantenere un livello di servizio al pubblico elevato, evitando il rallentamento delle pratiche. Anche per quanto riguarda le inumazioni, i tempi sono quelli consueti, nel rispetto del minimo e del massimo previsto dalla normativa. Le criticità vi sono solo per la cremazione, in quanto l’impianto di Mantova non è solo sovraccarico (dato che la mortalità è aumentata in tutto il territorio nazionale), ma si trova anche in manutenzione, con seri problemi a garantire un flusso continuo».

Negli ultimi tre mesi, i decessi registrati all’interno del territorio comunale sono stati 726, mentre nel 2019 e negli anni precedenti la media corrispondeva a circa tre o quattrocento persone al trimestre. L’incremento di mortalità ha comportato fin da subito un rallentamento nelle procedure di cremazione, e nella primavera dell’anno scorso il tempo richiesto per la pratica poteva arrivare fino a tre settimane.

«Lo stallo - ha concluso il capoufficio - si è registrato con la seconda ondata pandemica, che ha richiesto anche a nuovi spazi di conservazione delle salme (al momento alloggiate in modo dignitoso sia all’interno degli spazi cimiteriali preposti, sia nei container consegnateci in tempi record dalla Protezione civile). Tuttavia, ci rendiamo conto di come il problema sia soprattutto sul lato umano, perché la gente ha bisogno di un luogo simbolico dove commemorare i propri cari. Per questa ragione stiamo cercando un’alternativa a Mantova, un fornitore in grado di aiutarci in questo momento di emergenza».

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