Covid in Trentino: oggi altri due morti. In calo i ricoveri: ora sono 236. I test individuano 242 nuovi contagi. L'Apss sui conteggi: prassi efficace e corretta

di Zenone Sovilla

In Trentino oggi, 27 gennaio, sono due i decessi per covid, entrambi avvenuti in ospedale. I morti sono due uomini, la loro età media, comunica l'Apss, è di 78 anni.

Complessivamente, dall'inizio della pandemia, i decessi in provincia di Trento sono 1.206.

Sono 242 i nuovi contagi individuati tramite 3.570 test processati nelle ultime 24 ore (49 positivi al tampone molecolari e 193 a quelli antigenici). Il tasso di positività sale al 6,7%, nei giorni scorsi si attestava attorno al 5%.

Sono asintomatici 75 dei nuovi positivi, altri 148 sono pauci sintomatici (hanno cioè sintomi molto lievi). Fra i contagiati figurano cinque bimbi sotto i due anni, sette fra i tre e i cinque anni. In tutto risultano 35 nuovi contagi fra bambini e ragazzi in età scolare, mentre le classi in quarantena scendono a venti.

Continua a preoccupare il dato relativo ai contagi fra gli ultra settantenni che, pur a fronte di una leggere flessione, continua ad essere importante (48 i casi nuovi) considerando che ospedalizzazioni e decessi per la maggior parte riguardano proprio questa fascia d’età.

Gli attualmente positivi salgono da 2.019 a 2.068. Le persone in isolamento a 1.832, erano 1767 ieri.

In ospedale sono ricoverati 201 pazienti nei reparti normali (ieri erano 216), mentre in terapia intensiva oggi sono curati 35 malati (uno meno di ieri).

«Continua il calo dei ricoveri e oggi, per la prima volta da mesi, il numero dei nuovi ingressi è inferiore a 10: sono stati sette. Oggi registriamo invece 21 dimissioni» , ha spiegato il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, nella conferenza stampa apertasi alle 17.50.

«Il numero dei ricoverati - ha osservato oggi segna un  -15, con un paziente in meno anche in rianimazione. Per quanto riguarda i ricoveri nei reparti normali, siamo al 33%, da qualche giorno sotto la soglia critica del 40% fissata dalle autorità nazionali. Restiamo oltre il limite invece per quanto riguarda le terapie intensive, dove il dato oggi è del 38%, mentre la soglia è il 30%; ma va ricordato che nelle settimane scorse avevamo anche superato ampiamente il 50%.

Elevato il numero dei dimessi/guariti nella tabella odierna: sono 191 e portano il numero totale da inizio pandemia a 23.437.

LA POLEMICA SUL CONTEGGIO DEI POSITIVI

Il presidente Fugatti è tornato anche sulla vicenda dei test rapidi positivi cui non è seguito il tampone molecolare di conferma (col risultato di avere persone in quarantena ma non conteggiate nel bolelttino ufficiale).

Replicando alle accuse, formalizzate ieri anche dalle minoranze consiliari che chiedono una commissione d'indagine, Fugatti ha ribadito che la Provincia «ha fatto tutto il dovuto, seguendo le indicazioni del ministero, assicurando le migliori misure di sanità pubblica, cioè prendendo in carico subito i positivi al test rapido, senza attendere i tempi del tampone molecolare di conferma».

Il presidente ha sottolineato che malgrado queste polemiche sui "test fantasma", «il ministero non ha mai contestato nulla al Trentino, che si è sempre comportato secondo quanto concordato con l'istituto superiore di sanità e previsto dalla circolare ministeriale dell'ottobre scorso».

Fugatti ha quindi ribadito la propria soddisfazione per il risultato ottenuto in Trentino: «Abbiamo sempre comunicato i dati richiesti dal ministero. Dal 3 dicembre scorso anche quelli dei test rapidi, malgrado non fossero poi pubblicati da Roma. Credo che restare sempre in zona gialla, salvo le chiusure generali natalizie, unici in Italia insieme al Molise, sia un esempio di successo dell'autonomia nella gestione di una situazione difficile. Forse a qualcuno non è piaciuto ma faccio fatica a comprenderne le motivazioni».

Dal punto di vista tecnico sono intervenuti, per spiegare la linea di sanità pubblica e replicare sui test molecolari non entrati nelle statistiche ministeriali, anche il direttore dell'Azienda sanitaria, Pier Paolo Benetollo, e il numero uno del dipartimeno di prevenzione, Antonio Ferro.

Entrambi hanno spiegato che all'origine c'è la scelta del Trentino di intervenire immediatamente con l'isolamento e la sorveglianza attiva anche dei casi individuati con test antigenico rapido.

I due tecnici hanno anche sottolineato che ciò non ha alterato il calcolo dell'indice di contagio, Rt: una risposta ai dubbi sollevati da molti circa l'influenza che questa gestione dei test e dei dati ha avuto sulle decisioni ministeriali sull collocamento del Trentino in zona gialle.

«Questo - ha spiegato Ferro - perché non riteniamo corretto lasciare nel dubbio una persona con test rapido positivo, in attesa di conferma, invece di inserirla direttamente nella sorveglianza sanitaria. Sappiamo che per il referto possono passare 48-72 ore, proprio nella fase più acuta della contagiosità delle persone. Il rischio, dunque, è di propagare i contagi. Perciò si è deciso di procedere invece con il tampone molecolare di conferma al decimo giorno, per stabilire l'eventuale uscita dalla quarantena. Posso dire per conoscenza diretta che in altre Regioni, dove la prassi è l'attesa del tampone molecolare di conferma, le persone già positive al test rapido restano in attesa anche qualche giorno per il referto, senza essere prese in carico dai servizi.

Quanto alle problematiche di gestione dei referti dal punto di vista statistico sono oggettive e anche legate alla difficoltà, a livello centrale, di individuare una interpretazione adeguata di entrambi i flussi di dati (tamponi molecolari e antigenici)».

Per parte sua, replicando alle critiche sull'elevato tasso di mortalità covid fra i malati trentini, Benetollo ha spiegato che è legato all'alto numero di anziani presenti nel territorio. «Lo stile di vita e altre caratteristiche della popolazione si riflettono in un numero di persone anziane più alto in Trentino che in altre zone d'Italia. Per questa maggiore presenza di persone fragili, la pandemia fa registrare un numero più alto di decessi»

 

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