Un assegno alle donne vittime di violenza: il Consiglio Provinciale approva la legge

Il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità la proposta di Futura, a prima firma dell’ex consigliere Paolo Ghezzi, per favorire l’autodeterminazione delle donne che hanno subito violenza. Soddisfatta anche la consigliera provinciale Lucia Coppola.

Con l’approvazione di questa legge, il Trentino diventa una delle poche realtà in Italia a inserire nella propria legislazione uno strumento concreto come l’assegno di autodeterminazione, da un minimo di tre a un massimo di dodici mesi, slegato dalla prestazione lavorativa, dalla cittadinanza e dalle condizioni di soggiorno.

“Un assegno – spiega il consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella – che serve come garanzia di indipendenza economica, e dunque concreta forma di sostegno, per le donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita da relazioni violente.

I rapporti annuali sulla violenza di genere ci dicono che anche in Trentino i dati sono allarmanti e in continua crescita, aggravati dal lockdown e dalla crisi economica e occupazionale che, come dimostrano i dati dell’Istat, coinvolgono per la quasi totalità le donne”.

E aggiunge: “Spesso la violenza di genere, che è nella maggior parte dei casi violenza domestica, interessa donne prive di indipendenza economica e per questo impossibilitate a uscire dalla situazione in cui si trovano. Con questo strumento si cerca di dare loro l’opportunità di ricostruire il proprio percorso di vita, libere da l’uomo maltrattante”.

“Questo è un grande risultato – a parlare è ancora Zanella – al quale siamo giunti dopo molteplici confronti con l’assessora Segnana e grazie all’intervento competente delle associazioni e istituzioni che da anni si occupano quotidianamente del fenomeno. Quello approvato oggi è un importantissimo strumento che agisce a valle della violenza e si va ad aggiungere a quelli già esistenti”.

Come si ottiene l’assegno

Per ottenere l’assegno di autodeterminazione sarà sufficiente essere prese in carico dai servizi sociali e dai centri antiviolenza e non necessariamente aver sporto denuncia.

 

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