Manzana (Gpi): "mai avuto tante richieste". Ecco perché la prenotazione online dei vaccini non ha funzionato

di Patrizia Todesco

TRENTO - La richiesta di prenotazioni è arrivata come un uragano. Atteso, annunciato e contro il quale la Gpi, la società che gestisce il Cup online di Trento, ma anche quello di Lombardia, Lazio, Abruzzo e a breve anche Basilicata e Liguria, ha messo in campo tutte le forze per farvi fronte. «Mai avuto tanto afflusso - rivela Sergio Manzana, figlio di Fausto e responsabile della parte “care” dell’Azienda - ma già nel pomeriggio di ieri le attese erano risolte. Solo per dare l’idea: nel trimestre da ottobre a dicembre 2020 abbiamo avuto 200 mila prenotazioni, 64 mila al mese, 3.200 al giorno. Ieri ne abbiamo avute 10 mila solo per i vaccini, in alcuni momenti si viaggiava su 1 prenotazione al secondo».

Rispetto al 1° febbraio, quando erano stati introdotti i primi 2.500 appuntamenti, oltre a inserirne 22.500 sulla base delle dosi promesse dal Ministero, la Gpi ha introdotto due accorgimenti: «Il primo è stato l’attesa. Ieri, quando c’era troppa domanda, il sistema ha gestito la coda. Inoltre l’accesso al sistema di prenotazione era consentito solo a chi aveva i requisiti anagrafici, escludendo una certa fetta di utenti che provano comunque ad entrare». Sul perché le prenotazioni siano partite prima di quando era stato annunciato Manzana spiega che dopo giorni di intenso lavoro, essendo riusciti a finire prima del previsto, pensando di facilitare gli utenti, è stato deciso di partire con le prenotazioni appena il sistema lo ha permesso, dunque nel pomeriggio di mercoledì anziché ieri mattina.

 

La società Gpi, in Valle d’Aosta, ha messo a disposizione della regione uno studio basato su algoritmi di intelligenza artificiale per stabilire un ordine di vaccinazione delle persone basato non solo sull’età ma anche sulle patologie, tenendo quindi conto di una serie di parametri che hanno permesso di stratificare la popolazione in base al reale livello di salute di ogni abitante.

In Trentino, invece, ha deciso di non imboccare questa strada. Ha preferito usare come discriminante solo l’età. Una scelta politica, non tecnica, come è stata politica la scelta di concentrare le prenotazioni tutte sull’online. «Il Trentino ha privilegiato la velocità. La Valle d’Aosta, ad esempio, non ha ancora iniziato a raccogliere le prenotazioni per le vaccinazioni.

Qui si è preferito non fare il lavoro della stratificazione della popolazione, che richiedeva tempo, e iniziare subito a fissare gli appuntamenti per la somministrazione delle dosi», spiega Sergio Manzana. Ogni regione, poi, ha fatto le sue scelte anche sul sistema da usare per prenotare gli appuntamenti. Nel Lazio, dove i numeri sono dieci volte i nostri, la regione ha aperto un call-center dedicato con 300 addetti e qualche giorno dopo ha aperto anche le prenotazioni online.

E il sistema lettere con appuntamenti prefissati? «Il problema è che sono stati fissati gli appuntamenti sulla base degli arrivi programmati di vaccini. Se ci dovessero essere variazioni, avendo noi i dati e i numeri di telefoni dei pazienti, possiamo ricontattarli per rimodulare gli appuntamenti. Con le lettere questo lavoro lo dovrebbero fare i servizi vaccinali che in questo momento sono già oberati di lavoro». In queste giornate, tra operatori del cup e tecnici sono centinaia le persone al lavoro per far funzionare il sistema. Nella prima giornata i distretti di Trento e Rovereto sono stati quelli che hanno ricevuto la maggior richiesta, ma nessuno dei punti vaccinali ha esaurito le prenotazioni.

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