Discarica esaurita in pochi mesi Emergenza rifiuti a Trento, si torna a parlare dell'inceneritore

di Franco Gottardi

TRENTO - La discarica di Ischia Podetti è in via di esaurimento ed è urgente ampliarla per fare spazio allo stoccaggio dei residui prodotti non solo dalla città ma praticamente dall'intera provincia.Il volume residuo disponibile nel lotto attualmente in coltivazione nell'impianto, è di circa 120.000 metri cubi e secondo i calcoli dei tecnici provinciali offre, coi ritmi di conferimento attuali, solo pochi mesi di autonomia. Di fatto sarebbe difficile andare oltre l'autunno. Una vera emergenza di fronte alla quale bisogna immediatamente intervenire.

Il tema era stato affrontato di sfuggita il 7 gennaio scorso nell'incontro tra il sindaco Franco Ianeselli e il governatore Maurizio Fugatti.

In quell'occasione era stata illustrata da parte della Provincia, che gestisce la parte finale della filiera di smaltimento dei rifiuti, la necessità di ampliare la discarica andando a utilizzare il catino nord, lo spazio originariamente previsto per stoccare le scorie dell'inceneritore, progettato e indicato nei primi anni duemila come soluzione finale per i rifiuti residui ma mai realizzato. In quel punto c'è spazio per 300.000 metri cubi di rifiuti, che, considerando il trend attuale, significa poco più di due anni di conferimenti. Ma siccome anche questa soluzione ha evidentemente il fiato corto la Provincia ha avanzato l'idea di realizzare in una prospettiva di medio termine un ulteriore catino di discarica all'interno dei lotti attuali dove sarebbe teoricamente possibile ricavare un ulteriore volume di circa un milione di metri cubi, sufficiente per altri otto anni di produzione e accatastamento.Di fronte a questi scenari il Comune si è comprensibilmente irrigidito perché ha visto profilarsi una serie di soluzioni tampone senza prospettive di lungo periodo e tutte incentrate sulla discarica cittadina. «Trento non può diventare il posto dove tutte le immondizie della provincia vanno a finire accatastate» fa presente il sindaco Ianeselli. Nelle ultime settimane però la situazione si è andata evolvendo.

Provincia e Comune hanno costituito un gruppo di lavoro tecnico chiamato ad approfondire i temi e le possibili soluzioni e si sta facendo strada una possibile idea alternativa: bruciare i rifiuti residui in un moderno impianto che li trasformi in energia. Ed è su questo che si sta ponendo ora l'attenzione.Il gruppo di lavoro è composto per la Provincia da quattro membri, il dirigente del Dipartimento territorio, ambiente, energia e cooperazione Roberto Andreatta, il dirigente del Dipartimento infrastrutture Stefano De Vigili, il direttore dell'Agenzia per l'ambiente Enrico Menapace e quello dell'Agenzia per la depurazione Fabio Berlanda. Per il Comune partecipando la direttrice generale Livia Ferrario e il dirigente del Srvizio smaltimento rifiuti Silvio Fedrizzi. La priorità è quella di far fronte all'emergenza e di portare avanti le cose che nell'immediati si devono e si possono fare, ovvero il completamento con un sistema "a piramide" del lotto attuale e la predisposizione del catino nord, su cui la Provincia ha il potere di intervenire senza chiedere permesso a nessuno.

Diverso il discorso per l'intervento da un milione di metri cubi, quello che si andrebbe a realizzare tra due anni e mezzo ad esaurimento del lotto nord; qui bisognerebbe avviare una laboriosa procedura di localizzazione e di valutazione di impatto ambientale con esiti incerti. E il Comune non è disposto a collaborare in quella direzione.

É qui che torna di moda l'idea di un termovalorizzatore. Dal punto di vista politico questa è una questione delicatissima. Chiaro che riparlare oggi di inceneritore significa toccare un tasto ancora dolente, riesumare un fantasma che sembrava definitivamente svanito. Non a caso nessuno usa quella parola. «Penso che con mente aperta bisognerà ragionare su tutte le tecnologie possibili» dice Ianeselli.

«Oggi le tecnologie - gli fa eco l'assessore alla sostenibilità e transizione ecologica Ezio Facchin - possono portarci a un progetto da economia circolare e farci chiudere il cerchio». Mario Tonina, vice presidente della giunta provinciale e assessore all'ambiente, mette lì una parolina in più: «Idrogeno». Una pista che se imboccata rapidamente potrebbe addirittura inserirsi e dare un senso compiuto ai progetti di sviluppo della filiera nuove energie pulite inserita nell'elenco delle opere a caccia di fondi europei. Una pista su cui ci si sta incamminando a passo spinto.

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