Vaccinazioni per il personale scolastico, un flop: i medici si ribellano, poche le dosi somministrate (eppure ne abbiamo 12 mila in magazzino)

TRENTO - La "luna di miele" tra la giunta Fugatti, l'Azienda sanitaria e il combattivo Nicola Paoli, segretario della Cisl medici, è finita. Dopo l'accordo su tamponi e vaccini e l'iniziale entusiasmo per il coinvolgimento dei medici di famiglie per le vaccinazioni con AstraZeneca del personale della scuola, l'idillio si è rotto.

Alla base motivi economici, o meglio, il mancato rispetto delle promesse e degli accordi siglati. «Veniamo a conoscenza che i medici di famiglia, in questo momento sacrificati in un immenso lavoro clinico nelle proprie sedi, tamponi e vaccini compresi, non stanno venendo retribuiti per la indennità specifica prevista nel contratto di lavoro attuale, riguardante i tamponi antigenici rapidi ministeriali a cui si sono approcciati per aiutare Provincia e Apss, su loro richiesta, e che continuano ad effettuare nonostante il lavoro immane in assenza di segretarie e infermieri».

Secondo Paoli, alla base di questo ritardo, vi sarebbero carenze organizzative, le stesse «che si sono verificate anche recentemente nella gestione della campagna di vaccinazione dei nostri pazienti ultranovantenni e ultraottantenni, ancor prima di quella dei vaccini ai docenti e personale scolastico, vaccinazione inserita fra l'altro nell'ultimo protocollo nazionale del settore di gennaio 2021». Paoli ricorda che l'accordo provinciale, firmato anche da Segnana e Benetollo, prevedeva che i medici di base e le guardie mediche vaccinassero, per primi, le persone ultraottantenni presso i propri ambulatori e a casa dei non deambulabili.

«Al contrario l'Azienda sanitaria si è mossa disattendendo quanto sottoscritto e sottraendoci il compito di nostra spettanza, obbligando i grandi anziani a migrare, anche coloro che erano impossibilitati a prendere una autovettura, ai quattro angoli della nostra provincia, mettendo a rischio la loro salute e facendo perdere ore di lavoro ai loro accompagnatori. Creando una marea di problematiche familiari».

Secondo il sindacalista a ciò si aggiunge il flop delle dosi vaccinali fino ad ora somministrate al personale scolastico. «Sottolineiamo che ai medici di base vengono centellinate le fiale, che a costo di innumerevoli sacrifici, devono andare a recuperare personalmente presso le sedi vaccinali di appartenenza, nel numero di una per settimana, a volte nessuna in alcuni casi».

Troppa burocrazia, troppi intoppi, evidenzia Paoli. «Ciò sottrae tempo ai loro compiti pressanti e sempre più depotenziati a livello ambulatoriale nonché ore di disponibilità nei confronti delle persone fragili e con patologie gravi. E in più sale lo scontento dei cittadini nei confronti dei loro medici perché le visite del personale aziendale per fare i vaccini domiciliari non vengono presi in considerazione».Il sindacato chiede inoltre all'Azienda sanitaria e alla Provincia di avviare immediatamente una campagna di tamponi salivari nei confronti di personale e alunni delle scuole trentine e di dare la possibilità ai medici di famiglia di poter vaccinare, come previsto per legge, e che è già realtà in molte regioni a partire dal Lazio, i pazienti over 65 e quelli di ogni età con esenzione ticket per patologia cronica».

Intanto in un comunicato anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno elaborato un comunicato unitario per manifestare tutte le loro perplessità. «Ma esiste davvero un piano vaccinale? Quello in atto in questo momento per il personale della scuola non funziona. Non è chiaro come, dove e quando accedere alla vaccinazione; non è chiaro se esiste un ordine cronologico da seguire per essere vaccinati: prima scuola infanzia, poi primaria e via di seguito o, in realtà, chi prima arriva meglio alloggia? È stata prevista per tutti i lavoratori della scuola la possibilità di essere vaccinati o solo per i docenti? I collaboratori scolastici, gli amministrativi, gli assistenti educatori e di laboratorio, i dirigenti possono accedere al vaccino? Se il proprio medico di famiglia e i suoi associati non hanno aderito alla campagna vaccinale, il lavoratore può essere vaccinato in tempi brevi? Le richieste di chiarimento ai medici di famiglia, nonché al numero verde provinciale, spesso non ricevono risposta chiara e completa».I sindacati hanno poi mostrato perplessità sia sul tipo di vaccino scelto, AstraZeneca, sia sulla logistica. «Perché non vaccinare il personale nelle scuole?», chiedono. 

Anche alla luce dei dati più recenti: di AstraZeneca sono arrivate in Trentino oltre 12 mila dosi. meno di 1000 quelle finora somministrate. I numeri non mentono.

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