Troppi bocciati o troppo pochi?

Bocciature, i dati di mio figlio sono veri

Caro Direttore, mi vedo costretto a intervenire nella polemica sulla questione delle bocciature al Liceo Prati, non già perché mio figlio Gabriele abbia bisogno di essere difeso o assolto da chicchessia (men che meno dal prof. Brocchieri), ma perché trovo intollerabile l’idea che chi insegna in un liceo classico possa lagnarsi del fatto che uno studente di quindici anni (Gabriele è infatti un anno avanti, rispetto ai suoi compagni di classe, nel suo percorso di studi), invece che giocare ai videogiochi o stare tutto il giorno a seguire il football in televisione, legga i quotidiani ed abbia addirittura l’ardire, mettendoci la faccia, di replicare, in maniera civile seppur molto critica, ad un professore che non si è mai tirato indietro dal far ricorso alla stampa per diffondere le proprie opinioni sulla scuola.

Questa si chiama democrazia liberale e chi insegna in un liceo classico, specialmente materie come la storia, dovrebbe saperlo. Chi poi insegna filosofia, dovrebbe sapere che “contra factum non valet argumentum”: che nella classe di Gabriele siano partiti in diciotto per arrivare, alla fine del biennio, ad essere appena in cinque studenti è un fatto (non un’opinione), come è un fatto che i voti della V C siano sensibilmente inferiori rispetto a quelli delle altre quinte, come infine è un fatto che la Consulta dei Genitori, nella riunione del 4 giugno u.s., abbia deliberato all’unanimità di chiedere formalmente «che la Scuola effettui una valutazione degli eventi e delle cause, ancorché eccezionali, che hanno portato il numero degli studenti delle attuali quinte da 114 a 77, con il passaggio di vari studenti ad altri Licei Classici della Provincia. Si chiede inoltre se tale evento è stato oggetto della autovalutazione di Istituto e se sono state ipotizzate delle proposte di miglioramento».

Forse il prof. Brocchieri potrebbe abbozzare una prima risposta a tali quesiti.
Certo è che chiunque sia interessato, potrà recarsi anche domani al liceo Prati, leggere composizione e voti delle singole classi sui tabelloni ivi affissi e farsi una propria idea della situazione.
Infine, chi insegna storia in un liceo classico dovrebbe conoscere l’importanza delle fonti: Gabriele, che non è abilitato a insegnare storia e filosofia, ma che è stato educato ad una onestà intellettuale e morale la più rigorosa possibile, nonché a poter giustificare sempre ciò che afferma (perché di miserie è pieno non solo il periodo di fine anno scolastico), lo sa bene, tanto è vero che detiene le prove documentali della veridicità di quanto affermato nella lettera inviata al Suo giornale.
E siccome il prof. Brocchieri, oltre ad aver tirato a Lei le orecchie per non aver controllato che ciò che ha scritto Gabriele corrispondesse al vero, ha offeso quest’ultimo pubblicamente, accusandolo esplicitamente di mendacio, mi vedo costretto a mettere a disposizione Sua e di chi vorrà o dovrà occuparsi del caso tutta la relativa documentazione, in modo che si possa finalmente discernere il fantastico dal vissuto, restituendo l’onore a chi lo merita e togliendolo a chi non lo merita.

Filippo Fedrizzi
Papà di Gabriele Fedrizzi, già rappresentante dei genitori di VC


 

Ai genitori dico: state a guardare

Come ha visto, nella pagina delle lettere di ieri, mi sono permesso non solo di difendere anch’io Gabriele (e la sua libertà d’espressione), ma anche di dare il giusto spazio a un dibattito che per ovvie ragioni non finirà nemmeno con le sue parole di oggi. Devo dire che di solito preferisco che il confronto - anche duro - si svolga fra studenti e professori, ma capisco - visto che lei è stato anche rappresentante dei genitori - che voglia prendere parte alla tenzone. Il problema, come spesso accade, è che - anche in dibattiti come questo, come lei giustamente rileva - ci si sofferma sul dito senza guardare la luna. Non smetterò mai di dire che il compito di questo giornale è quello di guardare il dito, il saggio, lo stolto, la luna e il contesto. Perché c’è bisogno di parlare di questo: delle bocciature (tante o poche che siano), degli esami di riparazione che non ci sono più, di debiti e crediti che talvolta fanno davvero sorridere, di una scuola  che a volte è anche troppo inclusiva e che a volte non lo è affatto. Sinceramente, non penso - e non lo penso quasi mai, a onor del vero - che la ragione o il torto stiano solo da una parte. Per questo trovo giusto che se ne parli sulle pagine di un giornale. Ai professori dico che spesso ricevo lettere anonime contro questo o quel docente, contro questa o quella scuola, che per ovvie ragioni non pubblico, ma dico anche che trovo giusto che si ascolti la voce dei ragazzi. Soprattutto di quelli che ci mettono la faccia. Quelli che non hanno paura di raccontare ciò che hanno visto con i loro occhi. Ai genitori dico di stare a guardare: perché è giusto che a discutere siano studenti e docenti. Noi genitori - mi ci metto anch’io, sia chiaro - siamo infatti parziali per definizione. Prometto infine di fare l’arbitro, cercando di essere imparziale, ma cercando anche di dare spazio sia a chi sta in cattedra - come ho spiegato ieri - sia a chi sta fra i banchi. Aggiungo che qui non è in discussione l’assoluta qualità del Prati o di qualche altra scuola. C’è chi dice che i bocciati siano troppi e chi dice che siano pochi. Ed è così da sempre. C’è infatti chi ha una visione della scuola e chi ne - ripeto: da sempre - ha un’altra. La società è quasi sempre più crudele della scuola. Non solo nella selezione; anche in molti atteggiamenti che peraltro si ritrovano spesso fra i banchi. Di qui il desiderio di trasparenza e lo spirito costruttivo che cerco in ogni vostra lettera. Con l’intento di aiutare magari anche tutti i dirigenti scolastici e gli assessori a fare un passo verso il futuro. Mi sento d’aggiungere che ognuno di noi potrebbe raccontare di grandi docenti e di docenti incapaci, di grandi incontri fatti a scuola e di grandi scontri avuti a scuola: si chiama vita. La visione sarà anche parziale, ma tante visioni parziali danno vita ad un interessante quadro d’insieme.

a.faustini@ladige.it

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