Il bere smodatamente e le tragedie mostruose

Il bere smodatamente e le tragedie mostruose

Caro direttore, in anni lontani mi occupavo di alcolismo. Che cosa è cambiato da allora ad oggi? Assai poco, eppure si investono notevoli risorse per contrastare il fenomeno. Il bere smodato, da noi purtroppo è “cultura”. Noi adulti, indipendentemente dal ruolo che abbiamo, ci dimentichiamo della potenza dell’esempio. Può sembrare una sciocchezza, ma è così indispensabile iniziare una festa o un mercatino “spinando” una birra? Proviamo magari a evitare di farci sempre fotografare con un bicchiere in mano. Sono addolorato per quanto è accaduto in Valle Aurina e prego per le vittime e i loro famigliari. Ma questi fatti terribili ci devono far riflettere e tentare altre strade per aiutare i nostri giovani e meno giovani a capire che dopo ogni sbornia, purtroppo c’è a volte, troppe volte, un triste risveglio.

Elio Cirimbelli


 

Le mezze misure non servono

La verità è che siamo tutti un po’ ipocriti, caro Elio. Produciamo, promuoviamo, esaltiamo il vino - ottimo, fra l’altro, ma senza nessuna indicazione su ciò che può provocare l’abuso di ogni sostanza alcolica, tipo quella che c’è sulle sigarette - e poi ci lamentiamo perché beviamo molto, soprattutto in periferia, e perché qualcuno non solo muore, ma si trasforma - in virtù soprattutto di ciò che ha bevuto - in un assassino (non saprei come altrimenti chiamarlo, anche perché mi pare che su questo ci siano pochi dubbi).

Io penso fra l’altro che le vittime siano già otto. Ai sette ragazzi uccisi dall’Audi TT aggiungerei infatti il nome di chi li ha uccisi, perché quel ragazzo è in un certo senso morto quella notte, anche se forse senza rendersene conto fino in fondo. Come ci si può riprendere - al di là degli anni che il giovane passerà in carcere - dopo aver strappato sette fiori nel pieno della loro energia e dei loro sogni dal giardino del futuro? Ci rendiamo conto del peso che avrà ogni giorno, non solo sulla coscienza e sul cuore, quel ragazzo? Ha fatto qualcosa di mostruoso ed è già vittima del suo gesto. Non si cambia una cultura millenaria con una bacchetta magica. Serve una soluzione drastica. Tipo impedire a chi guida di bere. Gli amici, giovani o adulti, faranno a turno (alla guida e di conseguenza al bancone) o cercheranno una soluzione per andare con altri mezzi a una festa o in un locale (paradossalmente, la soluzione alla quale avevano pensato i poveri giovani che sono stati travolti a Lutago).

Non ci sono mezze misure, se davvero si vuole impedire che queste stragi riempiano di sangue ogni giorno le strade italiane. Non è un bicchiere in mano in una foto, e tu lo sai bene, che uccide. Sono molti bicchieri. È l’idea di essere immortali. È il desiderio di avere e guidare macchine potenti anche se su nessuna strada italiana possiamo spingere le auto alle velocità che quelle auto sono in grado di fare. Il triste risveglio, questa volta, riguarda tutti noi. Ma solo leggi insieme dure e moderne potranno cambiare le nostre abitudini prima ancora della nostra cultura.

Ammesso che si possa definire “cultura” quella che io invece definirei pessima e pericolosissima abitudine. In questo momento riesco però a pensare solo alle famiglie delle vittime, al loro dolore, a quella che per un attimo è stata la gioia di sapere i loro coscienziosi figli al sicuro (visto che avevano scelto di muoversi con un pulmino proprio per evitare qualsiasi pericolo) per poi ricevere nella notte la telefonata che nessuno di noi vorrebbe mai ricevere. Se potessi, li abbraccerei uno ad uno.

a.faustini@ladige.it

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