Le case di riposo non sono ospizi

La lettera al direttore

Le case di riposo non sono ospizi

Gentile direttore, nei giorni scorsi ho letto il Suo articolo dal titolo «Ecco “Galassia Mart”: L’arte va all’ospizio». Per prima cosa voglio ricordarLe il significato della parola “ospizio”, descritta sull’enciclopedia Treccani come: «In genere, edificio dove forestieri e pellegrini possono trovare temporaneamente alloggio e assistenza; frequenti spec. nei secoli passati, erano per lo più fondati e mantenuti da ordini religiosi, come sono ancor oggi quelli istituiti sui principali valichi alpini…Più recentemente, edificio destinato a ospitare e dare ricovero a persone prive di mezzi di sussistenza e di alloggio proprio, in partic. vecchi: o. per anziani, luogo di ricovero destinato a persone di età avanzata, prive di assistenza familiare e di mezzi di sussistenza (di qui la frase fam. finire all’o., anche per significare, genericam., ridursi in miseria da vecchi)…Per la connotazione negativa acquisita via via dal termine ospizio, questo è stato sostituito da altri meno spiacevoli, come casa di riposo o di ricovero, pensionato, istituto, o più genericam. soggiorno, albergo, residence, ecc.,...».
Non voglio entrare nel merito del Suo articolo e del contenuto dello stesso, ma scrivere quella parola parlando di una casa di riposo lo trovo scorretto e offensivo in particolare per le persone che ci vivono; donne e uomini che hanno una dignità, una cultura, che hanno lavorato una vita per costruire il benessere del Trentino, oltretutto persone che pagano una retta e che hanno diritto a vivere in serenità e nel migliore dei modi la loro vecchiaia. Le Apsp, come correttamente si chiamano, sono luoghi dove le persone che ci abitano sono ancora parte attiva e coinvolta della comunità, interessate e capaci di godere delle bellezze che l’arte ci propone.
La proposta di “Galassia Mart”, valutata con Franco Panizza, poteva dare la possibilità ad alcune case di riposo e ai loro residenti di godere del privilegio di conoscere, apprezzare e ammirare delle opere d’arte, creando una piccola ma significativa mostra itinerante in alcune strutture del Trentino che potevano prestarsi a questo scopo e che di volta in volta potevano aggiungere opere da loro custodite e spesso donate da artisti sensibili. Il Mart non è solo un museo importante, ma è anche uno spazio culturale vissuto e animato da curatori appassionati che si muovono sul territorio, con dei giovani preparati, simpatici e disponibili che seguono la didattica e che conoscono benissimo le Apsp, visto che in molte organizzano dei laboratori molto interessanti. Inoltre il Presidente del Mart, Vittorio Sgarbi, si è sempre reso disponibile, aiutandoci in alcuni progetti di solidarietà.
Concludendo, voglio dirLe che le case di riposo non sono ospizi, ma dei luoghi dove si può parlare d’arte, d’arte accessibile e condivisa che punta a far crescere la sensibilità delle persone, un’arte che è per tutti e non solamente per i grandi musei.
Mi auguro che la meravigliosa proposta lanciata con “Galassia Mart” abbia un seguito, perché, in questo momento più che mai, gli anziani hanno bisogno di vedere e di parlare di bellezza, quella pura che solo l’arte riesce a trasmettere!

Teresa Biasion, operatrice Apsp


 

Una riflessione sul destino del Mart

L’articolo era dell’ottimo collega Fabrizio Franchi. Ma io l’ho ovviamente condiviso. E dunque non mi offendo se lo considera mio. Semmai mi chiedo se l’abbia letto con attenzione, visto che le è sfuggito quello che non è esattamente un dettaglio. Ma non mi soffermerei su questi dettagli di poco conto. Il titolo, ha ragione, era un po’ forzato. Ma non per le ragioni che elenca lei: bensì per far riflettere sulla funzione, sul ruolo, anche sul destino del (nuovo?) Mart. Non era un articolo sui luoghi che accolgono gli anziani. Dico luoghi per evitare di usare altre parole, anche se sono convinto che non sempre le parole riescano a modificare la realtà. Magari bastassero un’insegna, un nuovo logo o un nome per cambiare le cose! Le dirò di più: a me piace l’idea che le opere d’arte arrivino da voi e da mille altre parti. Mi piacciono anche alcuni dei progetti che ho visto e di cui mi ha parlato lo stesso “geografo” (Sgarbi lo chiama così) Franco Panizza. Ma ci sono tante opere in giro e penso che sia lecito - come abbiamo fatto - chiedersi se questo compito debba spettare al Mart. Ripeto: farsi questa domanda e magari provocare un po’, non significa certo prendersela con gli anziani e con le strutture che li ospitano. Significa esercitare fino in fondo il nostro ruolo. Che è anche quello di porsi e porre domande. Che è anche quello - mentre molti riveriscono il re, complimentandosi per i vestiti che indossa - di dire che il re è nudo. Che è anche quello di stimolare un dibattito. Se vogliamo fermarci sulla (sgradevole) parola ospizio, è una cosa. Ma noi è di altro che abbiamo scritto. E, anche se quello sulla “galassia” è al momento solo un documento che raccoglie proposte e idee che magari non si realizzeranno mai, trovo che sia giusto farsi alcune domande. Domande alle quali il presidente Sgarbi (che oggi, lo so, mi chiamerà per tirarmi le orecchie) non ha fra l’altro del tutto risposto.

lettere@ladige.it

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