Il virus e la carica degli imbecilli

La lettera al giornale

Il virus e la carica degli imbecilli

Caro direttore, sai bene che quando qualcosa mi rode dentro ti scrivo, solo per sentire la tua risposta, da colleghi. Risposta che quasi sempre apprezzo.
Ecco che la fase 2, libera uscita - ma con criterio - si è trasformata in una ammucchiata all’aperitivo. Non solo in Trentino ma dappertutto dove si dovrebbe stare un po’ più attenti. Tant’è vero che anche i governatori ieri più avanzati minacciano oggi di far tornare “tutti a casa”, come prima.
Ma chi sono questi spericolati alla Vasco Rossi e amanti del Roxy Bar?

Sono i nostri figli e talvolta i figli dei nostri figli che intendono libertà e fare attenzione come fatti vitali - molto meno fare attenzione. Aggiungo - mi perdonino gli operatori più seri - che i luoghi da movida e da confusione privati di questo pubblico da oltre due mesi … se ne fregano di tutto sì.

Questa amaritudine deriva dal fatto che siamo sempre il popolo del bastone e della carota. Quando c’è il bastone tutti buoni, ma se arriva la carota …
Povero Stato che non sa più che fare, che dice una cosa e non la combina dalla sera al giorno dopo. Povero Conte che ha scambiato la situazione in una lezione accademica. Poveri noi. Soprattutto povero chi vuole riprendere a lavorare e fa fatica a farcela. Ricordi? In un precedente intervento avevo detto “Allegria”, adesso cambio: “tutti al mare”! Ma anche al lago, in montagna e in bicicletta con sussidio.

Giuliano Fago Golfarelli

Ormai la chiamano la "Covida"

Ormai molti la chiamano “Covida”. Detto questo, bisogna cercare di essere obiettivi. Riaprire i bar senza consentire alle persone di bere e di stare insieme mi pare impossibile, un po’ come è impossibile provare a bere o a fumare con la mascherina. È il solito problema di chi vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Si tratta di scegliere. Ma non è facile, perché tenere chiuse determinate attività significava farle morire e tenere le persone ancora a casa significava farle impazzire. Va anche detto che tutto accade all’esterno dei bar. Dunque è difficile anche per i gestori (che non sono fra l’altro dei carabinieri) intervenire.

E va precisato che è inutile criminalizzare i giovani, perché ho visto tanti ma proprio tanti tanti diversamente giovani: non figli o figli di figli, ma proprio coetanei...

Mi auguro infine che nelle sue lezioni il professor Conte sia più preciso, ma bisogna essere onesti: in una situazione come questa nessuno sa come fare. Basta guardare come si muovono le altre nazioni per capirlo. Insisto però nel dire che sarebbero necessarie comunicazioni più precise (in orari più adatti): su questo Conte ha enormi margini di miglioramento.

lettere@ladige.it

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