Ritorna il pallone: un calcio al coronavirus

La lettera al giornale

Ritorna il pallone, un calcio al coronavirus

A giugno ripartirà il calcio, lo sport preferito dagli italiani, la passione che unisce persone diverse nei principi, nella mentalità, perfino nella età anagrafica.

Il vaccino per lenire la quarantena, le distanze corporee, gli allontanamenti dalla normalità. In una partita metaforica, rinasce la possibilità di dare un calcio al recente passato, che è ancora presente, che si spera non si affacci sulla tribuna del domani. Al posto della sfera di cuoio, si cercherà di fare goal al nemico invisibile, si lotterà contro un avversario che non indossa una casacca, ma si maschera dietro un contatto, un alito non identificato.

La gara si disputerà senza tifosi, a porte chiuse, come gli usci serrati per mesi, condomìni senza voce, residenze che non hanno accolto alcun sostenitore.

L’area di rigore come le immediate vicinanze, i difensori della squadra identificati nel personale medico che, come il più abile dei portieri, con i guantoni ha evitato di subire tante reti. Ad arbitrare la disputa gli scienziati, ai quali è spettato il difficile compito di trovare una soluzione, decidere se c’è stato il contatto tra i calciatori, se la palla è stata toccata con la mano.

Potrebbero accadere infortuni, essere portati fuori dal campo in barella, ma l’importante è non arrendersi mai e ritornare più in forma di prima.

Siamo stati bravi a predisporre la barriera per difenderci dalle punizioni del Covid che ha riempito lo stadio di paura e ci ha ammonito per non aver sostenuto i nostri beniamini, rappresentati dai valori morali, dai sentimenti veri, dalle cose semplici.
Non si conosce la durata della partita, forse si andrà ai tempi supplementari, si potrebbe giocare un match di ritorno, ma l’importante è che l’avversario sia messo per sempre in fuorigioco.


Luigi Manuppelli

Un bel segnale di ritorno alla normalità

Simpatica metafora. Simpatico esercizio di stile. Incrociamo le dita. Perché l’accelerazione sul ritorno del calcio è molto legata a quella che è di fatto un’industria particolarmente importante (non solo per i denari, ma anche per le persone, le emozioni e l’incredibile indotto che muove), ma i contatti saranno inevitabili.

E le famose goccioline gireranno alla grande (sudore e urli a parte, ha presente certi giocatori? Sputano più dei lama...). Insomma: speriamo bene. Però è un bel segnale di ritorno alla normalità.

lettere@ladige.it

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