Non condannate a morte quell'orso

Lettera al  giornale

Caro Alberto, pur con grande comprensione e solidarietà con i due cacciatori che si sono imbattuti nell'orso, riportando nello scontro lievi ferite, non ritengo giustificata la decisione dell'abbattimento di un prezioso componente della nostra fauna, anche perché dal racconto dei due aggrediti si evince che probabilmente si tratta di una orsa madre con cuccioli; inoltre è possibile che il comportamento dei due uomini non sia stato "adeguato" e che in qualche modo essi abbiano spaventato o irritato il plantigrado.
Chiedo pertanto la grazia per l'orsa e un maggior senso di responsabilità da parte degli uomini quando si imbattono in animali selvatici; con tanti auguri di pronta guarigione.

Roberto Quaini


Speriamo nell'"ergastolo"

Ieri sera è arrivata l'ordinanza firmata dal presidente. E purtroppo è implacabile: l'orso, dice Fugatti, va abbattuto. Mi piace comunque continuare a pensare che l'orso - una volta "arrestato" - possa ugualmente finire al Casteller. Anche se più di un esperto mi ha detto che ha più senso sopprimere un orso che imprigionarlo per sempre, spero insomma ancora che i forestali convincano il presidente ad optare per l'"ergastolo". Per fortuna, anche se il terrore di padre e figlio deve essere stato a dir poco tanto, parliamo di una brutta storia e non di una tragedia. Aggiungo che il tono di Fabio e Christian Misseroni - le due persone aggredite dall'orso - aiuta molto in tal senso: fin dall'inizio, pur raccontando di non aver mai visto una furia simile e pur avendo visto la morte molto da vicino, non hanno infatti condannato a morte l'orso (o chiesto la sua condanna a morte). Giusto, infine, riflettere, a prescindere dal singolo episodio, che si riempie inevitabilmente d'emozione, sulla quantità di orsi che un territorio può ospitare.

lettere@ladige.it

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