Il tentato omicidio e l'incapacità di volere

La lettera di un nostro lettore: i reatti dei monori e l'età che nel tempo è cambiata.

Il tentato omicidio
e l'incapacità di volere

Caro Direttore, eccoci servita una ulteriore nefandezza da parte di un virgulto, con un probabile tentato omicidio. La nostra ottusa organizzazione sociale si ostina a considerare «Non in grado di intendere e volere» alcuni delinquenti in embrione, perchè in età non superiore ai quattordici anni.

I soloni (politici e magistrati) non si rendono conto che è tramontata l'epoca in cui dodicenni e quattordicenni eravamo obbligati, fra l'altro, a rientri serali non oltre le 21, nel periodo invernale e non oltre le 22 in estate.

La disciplina familiare era iniziazione alla correttezza e al rispetto verso gli altri, pressocchè sacrale verso gli adulti. Oggi, alla carente disciplina famigliare, fa da contraltare una blanda, melliflua, bonomia legislativa, che persevera a considerare il numero degli anni con lo stesso criterio di 50/60 anni fa, intanto bande di giovani delinquenti sfogano la loro presunta "minore età" in variegate "fanciullesche" turpitudini.

Giovanni Meli


Le leggi vanno adeguate ai tempi

Lettura come sempre interessante, la sua. Molti dicono però che noi (dai, ormai mi ci metto anch'io) eravamo molto più grandi... quando eravamo piccoli.

Eravamo insomma più maturi e in fondo questa maturità era stata costruita anche dalle regole che lei cita. Le leggi comunque vanno adeguate ai tempi, è vero.

E anche per questo serve (anche) l'interpretazione autentica dei magistrati. Di mio, non ho mai sopportato l'incapacità di intendere (temporanea?), che mi è sempre sembrata solo una particolare e a dir poco sgradevole scorciatoia per riuscire ad evitare le pene più severe.

lettere@ladige.it

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