Trasformiamo il Natale in una festa autentica

Come sarà il prossimo Natale? Se lo chiede un nostro lettore, auspicando che torni ad essdere una festa umile e sincera.

Trasformiamo il Natale in una festa autentica

Faccio fatica ad immaginare il prossimo Natale, sì, questo che sta per arrivare, il Natale 2020, il Natale del Covid-19. Non mi chiedo nemmeno come sarà per me, mi chiedo come lo vivranno migliaia e migliaia di italiani. L’emergenza sanitaria non vuole proprio abbandonarci, sta mettendo in ginocchio l’economia del nostro Paese, sta spegnendo i nostri sogni.
Penso allora che l’occasione migliore per dare un forte senso a questa festività (che è mondiale, non solo cristiana) sia quello di fare un “pieno di solidarietà”. Il Natale 2020 va dedicato a chi da questa epidemia ne sta uscendo economicamente e moralmente con le “ossa rotte”. Stiamo assistendo in tutto il Paese al crollo del servizio sanitario nazionale, resistono, ma non dappertutto, le strutture sanitarie territoriali: se penso al Trentino, mi sento fortunato. Inutile elencare le mancanze, inutile chiederci come mai siamo arrivati a questo punto. Da cittadino, da roveretano, non posso che rivolgermi al sindaco della mia città, Rovereto, e formulargli una semplicissima ma accorata proposta: perché non limitare, in modo sostanzioso, le spese previste per le luminarie o in generale per gli arredi natalizi e destinare questo fondo alle famiglie in gravi difficoltà economiche? Se penso al Natale, penso alla nascita di Cristo, ma penso pure che ognuno di noi debba ri-nascere, proprio in questo periodo, più umile, più povero, più accogliente se crede veramente nel Natale. Questo Natale deve essere una vera occasione per rendere questa festività autentica, solidale, rispettosa di alcuni imprescindibili valori come la pace, la solidarietà, l’amicizia, la condivisione.

Catello Muollo - Rovereto


 

Ma non priviamo i bambini della magia

Fatico anch’io ad immaginare come saranno i prossimi giorni. E non sarà nemmeno facile stare uniti, se non virtualmente, in questo imminente e stranissimo Natale. Però sarà forse l’occasione per riscoprire il valore dell’essere sull’avere, per ritrovare il vero e profondo sapore di casa, per tornare a godere delle piccole cose, soprattutto per guardarsi dentro e per scoprire che il Natale è fatto di mille cose e non certo solo di regali e di vacanza. L’idea di non potersi abbracciare nemmeno a Natale, però, mi mette i brividi. Perché abbiamo bisogno del calore che passa da un sorriso, da una carezza, da una stretta di mano... Non conosco dono più prezioso. Ma possiamo lavorare molto sull’atmosfera, trasformando gli abbracci in colori, i diritti in sorprese, il lavoro in tradizione fondamentale. Perché abbiamo bisogno di stabilità, di certezze, di dignità, di solidarietà, di gentilezza, soprattutto di futuro, in questo Natale che sarà comunque diverso da tutti quelli che l’hanno preceduto. Sì, riscopriamo l’autenticità di cui parla lei. In quanto alla richiesta che fa al sindaco di Rovereto, non posso che girarla al sindaco. Ci sono però già contributi e iniziative specifiche in tal senso. Non spegniamo ogni luce. Pensiamo anche ai nostri figli, ai nostri nipoti, al bambino che ancora abita in noi. Non togliamo loro ogni cosa.


lettere@ladige.it

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