Tanti osanna per Maradona, ma io voglio ricordare Piola

Chi era più grande, Maradona oppure Siulvio Piola? Una lettera ci pone il dilemma, il Direttore risponde.

Tanti osanna per Maradona, ma io voglio ricordare Piola

Egregio direttore, cessati forse gli osanna per Diego Maradona che certamente li meritava, come calciatore, ma credo un po’ di meno come uomo, marito e padre, mi corre l’obbligo di rammentare il troppo frettolosamente dimenticato Silvio Piola. Calciatore con il maggior numero di reti realizzate nel massimo campionato italiano di calcio: 290. Unico calciatore, insieme a Omar Sívori, ad aver segnato sei gol in una partita di Serie A. Più giovane calciatore a realizzare una tripletta in Serie A: 17 anni e 132 giorni, con la Pro Vercelli (8 febbraio 1931 contro il Napoli). Più vecchio calciatore a realizzare una tripletta in Serie A: 37 anni e 51 giorni, con il Novara (19 novembre 1950 contro la Lazio). Più giovane calciatore a realizzare un poker in Serie A: 18 anni e 54 giorni, con la Pro Vercelli (22 novembre 1931 contro l’Alessandria). Esordì in serie A a 16 anni. Piola condusse sempre una vita tranquilla, quasi ritirata; continuò a giocare in Serie A fino a oltre quarant’anni. Secondo lo storico John Foot «il suo stile di vita tranquillo lo aiutò a restare sul campo più a lungo rispetto a quasi tutti i suoi contemporanei. Rappresentava l’antidivo. Non beveva, non fumava, non andava a donne, non amava comparire nelle pubblicità». Si sposò nel luglio 1948 con Alda Ghiano ed ebbe due figli, Dario (1949-2011), stopper della Pro Vercelli, poi avvocato e politico, e Paola (1952), psicologa. Vittorio Pozzo, suo commissario tecnico, scrisse di lui: «non so ancora se il Silvio calcia meglio col destro o col sinistro, tanto è bravo. Di testa è molto forte nella scelta di tempo. Ma non ho visto nessuno come lui in rovesciata, in spaccata». Ha scritto John Foot che era «una macchina da gol, forse l’unico giocatore di quel tipo e qualità che sia mai stato prodotto dal calcio italiano. Mentre Meazza privilegiava le azioni personali e Paolo Rossi traeva il massimo dai cross, Piola segnava in tutte le maniere: da vicino, da lontano, di destro, di sinistro, di testa, in acrobazia»; ancora Hanot: «piede destro, piede sinistro, testa, tutto per lui è buono, come gli sono indifferenti gli angoli di tiro e gli sforzi in equilibrio instabile». Per Bruno Perucca «mostrava tutte le qualità che si attribuiscono, una ciascuno però, ai grandi attaccanti: la potenza a Nordahl, il colpo di testa a Charles, il tiro a Riva, l’astuzia a Boniperti, l’acrobazia a Gabetto».
Una descrizione del calciatore venne data nel 1938 dal giornalista francese Gabriel Hanot: «Piola si fa notare per la sua abilità a trovarsi, al momento buono, nella zona d’azione... Non ha niente del giocatore passivo o neutro: egli non si contenta di smarcarsi; marca lui stesso, in ogni occasione; affronta i terzini; li obbliga a intervenire subito e a liberare in fretta, ed è sempre pronto a sfruttarne gli errori... Quando Piola, tanto nel giuoco a terra come in quello alto, si trova alla stessa distanza dal pallone che l’avversario, state sicuri che, nove volte su dieci, sarà lui che ci arriverà per primo. Piola affetta una noncuranza e un ritardo che la sua statura e la sua taglia giustificherebbero. Ha l’istantaneità del movimento e lo scatto del corpo, della testa, delle gambe comprensibili in un atleta di piccola taglia ma sorprendenti in un atleta di quel peso. Vittorio Pozzo, suo commissario tecnico, scrisse di lui: «non so ancora se il Silvio calci meglio col destro o col sinistro, tanto è bravo. Di testa è molto forte nella scelta di tempo. Ma non ho visto nessuno come lui in rovesciata, in spaccata». Ha scritto John Foot che era «una macchina da gol, forse l’unico giocatore di quel tipo e qualità che sia mai stato prodotto dal calcio italiano. Mentre Meazza privilegiava le azioni personali e Paolo Rossi traeva il massimo dai cross, Piola segnava in tutte le maniere: da vicino, da lontano, di destro, di sinistro, di testa, in acrobazia»; ancora Hanot: «piede destro, piede sinistro, testa, tutto per lui è buono, come gli sono indifferenti gli angoli di tiro e gli sforzi in equilibrio instabile». Per Bruno Perucca «mostrava tutte le qualità che si attribuiscono, una ciascuno però, ai grandi attaccanti: la potenza a Nordahl, il colpo di testa a Charles, il tiro a Riva, l’astuzia a Boniperti, l’acrobazia a Gabetto».
Fu celebre anche un gol decisivo segnato all’Inghilterra con una mano il 13 maggio 1939, «un gol frutto anche dell’istinto, - raccontò - mi ero lanciato per colpire il pallone di testa. Quando ho visto che non ci arrivavo per pochi centimetri ho dato alla sfera un gran pugno». Emilio Violanti raccontò che « che doveva rimanere proverbiale negli annali calcistici sotto la curiosa locuzione di “manina alla Piola”». Quello realizzato da Maradona è stato definito «la mano di Dio».L’ultimo gol di Piola in maglia azzurra risale al 1º dicembre 1946, in Italia-Austria 3-1. Nel maggio 1952 venne convocato in nazionale, a 38 anni e 7 mesi. La partita si giocò il 18 di quel mese, a Firenze, contro l’Inghilterra; alla sua presenza fu reso tributo dai novantamila presenti, che gli tributarono un lungo applauso. Fu la sua trentaquattresima e ultima gara in azzurro, che costituì un primato di anzianità poi superato da Dino Zoff. Il suo record di reti segnate in nazionale (30) venne superato da Gigi Riva nel 1973, mentre resiste quello della miglior media gol a partita.

Waldimaro Fiorentino


 

Ma oggi è l’era della comunicazione globale

Lettera davvero lunga, la tua, grande Waldimaro, ma non l’ho voluta tagliare, perché si tratta quasi di un piccolo racconto, di un saggio su un grandissimo calciatore che effettivamente è poco ricordato, anche se l’immagine di Piola che vola letteralmente, per colpire di destro un pallone impossibile, è qualcosa più di un’icona. L’abbiamo vista tutti almeno un paio di volte nella vita e molti di noi l’hanno negli occhi anche se non c’erano o se erano davvero troppo piccoli quando lui oltrepassava i confini della nostra fantasia. Piola è stato subito inserito fra gli dei del calcio ed è quasi sempre stato definito il bomber irraggiungibile. Paragonarlo a Maradona è però impossibile per più ragioni. La prima: ora viviamo nell’epoca della comunicazione istantanea e globale e ogni gesto di Maradona è stato visto e rivisto mille volte, in immagini a colori - quasi sempre ben definite - da tutti: donne e uomini, giovani e anziani, appassionati e non. La seconda: come ho scritto qualche giorno fa in questa pagina, Maradona ha rappresentato il Sud che per una volta riesce a vincere e a sconfiggere il Nord (la sua Argentina e il suo Napoli sono una grande metafora di qualcosa di profondo e ancestrale). La terza: non parliamo mai delle complicate vite private di molti grandi artisti di ieri e di oggi. Guardiamo, ascoltiamo, leggiamo, ammiriamo le loro opere. E le opere di Maradona vanno ben al di là di una vita (troppo breve) nella quale in fondo ha fatto male (molto male) solo a sé stesso.

lettere@ladige.it

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