Ma dove sono finiti i duri e puri?

Il nuovo volto dei Cinque Stelle, un lettore si interroga sul ruolo del partito alla luce delle nuove vicende del governo. Con la risposta del nostro Direttore.

Ma dove sono finiti i duri e puri?

Caro direttore, non so quale soluzione avrà questa crisi di governo, il voto non credo anche perchè i duri e puri del partito del vaffa quelli che hanno costruito la loro fortuna elettorale su slogan tipo no TAV no TAP mai col PD, faremo un contratto non modificabile con le forze che vorranno governare con noi ed ancora apriremo come una scatoletta di tonno il parlamento ed invece sono affogati nell’olio, bene questi sognatori dovrebbero presentarsi al loro elettorato e giustificare le loro giravolte, probabilmente non verrebbero capiti e ne uscirebbero fortemente ridimensionati.
Il Partito Democratico uscito non vincente dalle ultime elezioni e che si ritrova in maniera rocambolesca a governare il paese con quelli che li avevano denigrati e trattati come appestati farebbero anche loro fatica spiegare al loro elettorato questa loro accondiscendenza a collaborare con i loro detrattori, ammetto che si sono sacrificati per il bene del paese ma non so se questo verrà premiato nelle urne. La soluzione più realistica per poter continuare con questo governo, sarà probabilmente quella che tutti hanno sempre condannato con sdegno, cioè la ricerca di voltagabbana, responsabili, costruttori o semplicemente alla ricerca di quelli che temono di perdere il loro stipendio.
Mi sembra calzi alla perfezione la famosa frase «Franza o Spagna purché se magna».

Gian Paolo Furla


 

i problemi veri passano in secondo piano

Vedo che è disorientato anche un lettore come lei, che di solito prende le parti dei più arrabbiati, perché ama pedalare contro vento. La verità è che, almeno all’interno del Parlamento, non si capisce più chi siano, i “duri e puri” (ammesso che appunto ce ne siano ancora). Ma partiamo dalla fine: non c’è dubbio; a nessuno conviene lasciare il Parlamento, perché molti di coloro che vi “abitano” provvisoriamente hanno la matematica certezza di non poterci tornare dopo un eventuale voto. Nel tempo dell’incertezza totale, questa è l’unica cosa sicura: gli elettori hanno la memoria corta, ma non così corta... E il voto, sia chiaro, non conviene nemmeno al Paese. Sarebbe l’unica via, ad essere onesti, ma in tempo di pandemia e di crisi economica sarebbe anche l’ultima, inutile e tragica mazzata.

Sui voltagabbana mi permetta di fare una risata. Ci sono sempre stati, ma stupisce che chi li ha a dir poco condannati - costruendo gran parte della propria fortuna su questo e su una presunta diversità - ora li vezzeggi e li aduli. In passato, se non altro, non si fingeva di fare una cosa con una mano per poi farne una opposta con l’altra: si raccattava tutto quel che veniva senza troppa retorica. Il capo dello Stato, per fortuna, è un uomo molto serio e imporrà comunque a Conte di trovare un modo vero (anche a costo di cospargersi il capo di cenere tornando a chiedere una mano al discolo Renzi) per uscire dalla crisi. Affidarsi ai professionisti del valzer e del cambio di casacca, come la storia insegna, consente infatti solo di sopravvivere. Al governo - e a noi tutti, in un certo senso - serve invece vivere e cercare di arrivare, in modo decente, alla fine della legislatura.

Ancora una volta, purtroppo, i problemi veri (penso a ciò di cui ha parlato Renzi, sollevando questioni assai simili a quelle poste, seppur in ben altro modo, da Zingaretti) passano in secondo piano. Troppo facile governare senza scontentare nessuno e dunque rinviando molte decisioni scomode o rischiando di perdere treni importanti. Ora serve un colpo d’ala. Ma questo il presidente Mattarella lo spiegherà certamente molto bene ad un premier che ha fatto della sua principale debolezza una virtù: essere un uomo per tutte le stagioni.

lettere@ladige.it

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